22 dicembre 2007
Si apre una nuova fase nei rapporti fra il Vaticano e la Cina. Il Papa: "Accolta con favore la mia lettera" (Politi per "Repubblica")
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MARCO POLITI
CITTÀ DEL VATICANO - La Cina resta in cima ai pensieri di Benedetto XVI. Il Papa vuole sviluppare il dialogo con Pechino e intende arrivare ad un autentico negoziato per normalizzare la vita della Chiesa cattolica in Cina.
La lettera mandata ai fedeli cinesi lo scorso giugno - ha detto il pontefice durante il tradizionale incontro con i cardinali di Curia - è stata accolta con gratitudine dai credenti.
Il messaggio, ha soggiunto, esprime la «disponibilità della Santa Sede ad un sereno e costruttivo dialogo con le autorità civili al fine di trovare una soluzione ai vari problemi riguardanti la comunità cattolica».
C´è in questa insistenza di Ratzinger la consapevolezza che sembra aprirsi una fase promettente.
L´Avvenire ha dedicato grande spazio ad un evento inedito: per la prima volta il presidente Hu Jintao si è espresso in termini favorevoli sulla religione in una riunione del Politburo del Partito comunista cinese. Hu Jintao ha parlato di libertà di religione, ha assicurato che il Partito vuole aiutare «i credenti di tutte le religioni se sono in difficoltà», ma soprattutto ha riconosciuto un ruolo agli uomini di fede nell´attuale fase del Paese. «Credenti e non credenti - ha esortato - devono lavorare insieme» per migliorare la società.
La lettera di Ratzinger ai cattolici cinesi va in questa direzione. E proprio per non compromettere il dialogo con Pechino il Papa ha cancellato l´udienza del Dalai Lama in Vaticano, che era stata praticamente concordata per il 13 dicembre scorso.
Pechino ha gradito, consentendo l´ordinazione di nuovi vescovi. Ieri è giunta notizia che le autorità di Pechino avevano autorizzato il rito di ordinazione del nuovo vescovo di Ningxia (gradito al Vaticano) ad opera esclusivamente di vescovi cinesi approvati dal Papa.
Nel suo discorso alla Curia Benedetto XVI ha affrontato il tema dell´Islam, valorizzando il fatto che ambedue le religioni (quella cristiana e quella musulmana) si basano sul «riconoscimento condiviso dell´esistenza di un unico Dio» e possono dunque impegnarsi insieme per la dignità di ogni persona umana e per costruire una società più giusta e solidale.
In questo contesto il Papa ha sottolineato l´importanza delle lettera dei 138 leader musulmani, ricevuta l´ottobre scorso, un´iniziativa che dovrebbe sfociare, a quanto si dice in Vaticano, in un incontro islamo-cattolico di alto livello.
Ratzinger ha parlato dell´urgenza di un «concorde impegno per la tutela dei valori del rispetto reciproco, del dialogo e della collaborazione».
Ferma l´importanza del dialogo e dei convegni interreligiosi di Assisi e di Sant´Egidio, il pontefice ha tuttavia messo in primo piano la missione imprescindibile dell´evangelizzazione.
Tutte le religioni, ha spiegato, devono convivere nella tolleranza, ma ciò non significa che «non possiamo più trasmettere il messaggio di Gesù Cristo». Al contrario, chi ha conosciuto una grande verità, «deve trasmetterla, non può affatto tenerla per sé». In un mondo di violenza e ingiustizie è essenziale il diffondersi di forze antagoniste: e questo è il senso della missione cristiana.
Resta tra le grandi preoccupazioni papali la minaccia del secolarismo e del senso di vuoto, che nelle società occidentali porta spesso alla droga: «una beffa che il diavolo fa all´uomo», ha detto Ratzinger ai cardinali.
© Copyright Repubblica, 22 dicembre 2007
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