21 dicembre 2007

Card. Tauran: «Sarkozy, laicità dialogante» (Avvenire)


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Tauran: «Sarkozy, laicità dialogante»

Il cardinale dopo il discorso del presidente al Laterano: «Raramente un capo di Stato francese ha fatto propria in modo così chiaro l’eredità spirituale del Paese»

DA ROMA GIANNI CARDINALE

«Il discorso del presi­dente è stato di gran­de levatura, di profondo contenuto spirituale, molto sostanzioso. Raramente nel passato c’è stato un capo di Stato francese che ha fatto pro­pria l’eredità spirituale del Pae­se in modo così chiaro ed espli­cito ». Il cardinale francese Jean­Louis Tauran, presidente del pontificio Consiglio per il dialo­go inter-religioso, confida ad Av­venire
di essere rimasto partico­larmente colpito, in positivo, da quanto detto ieri da Nicolas Sarkozy nell’attesa conferenza tenuta dopo aver preso posses- so del titolo di primo canonico onorario del capitolo della Basi­lica papale di San Giovanni in La­terano, la cattedrale del vescovo di Roma.

Eminenza, cosa le è rimasto im­presso in particolare del discor­so di Sarkozy?

Si è trattato di una conferenza ricca di spunti e giudizi interes­santi. Intanto ha ricordato le sof­ferenze patite dai cattolici fran­cesi in seguito alla legge di sepa­razione del 1905. Si tratta di un ri­conoscimento doveroso visto che ci furono episodi violenti. E poi non ha avuto paura di parla­re delle radici cristiane della Francia e allo stesso tempo ha parlato di laicità positiva che non considera la religione come un pericolo ma come una risorsa. Mi sembra che siamo passati da una laicità da combattimento ( laicitè de combat) a una laicità da dibattito ( laicitè de debat) o, come ha detto Regis Debray, a u­na laicità intelligente.

Qual è secondo lei il valore del discorso pronunciato ieri da Sarkozy?

Dimostra molto bene che nella Francia plurireligiosa il cattolicesimo ha un posto dovuto alla storia, ma anche le altre religio­ni hanno il loro posto. E che lo Stato rimane il garante della li­bertà religiosa. Più che separa­zione è bene parlare quindi di di­stinzione tra Chiesa e Stato.

Come è stato accolto il discorso dall’uditorio?

Ho notato con piacere che è sta­to ricevuto molto bene. Grandi applausi e grande attenzione. I giovani semina­risti presenti mi sono sembrati particolarmen­te toccati quan­do il presidente ha detto che la Francia conta molto su di loro, quando ha par­lato della loro vocazione, e quando ha det­to che la Francia ha bisogno di cattolici convinti. O come quando ha detto che la penuria di preti non ha reso i francesi più felici.

Pensa che ci saranno conse­guenze concrete in Francia a questo discorso?

Non so. Certo però è interessan­te che il presidente abbia riconosciuto che ci sono ancora del­le cose che non vanno: come il fatto che la Repubblica mantie­ne ancora le congregazioni reli­giose sotto tutela, e che non ri­conosce alcun valore ai diplomi di teologia. Il presidente ha ag­giunto: «Penso che questa situa­zione è dannosa per il nostro Paese». Speriamo che riuscirà a cambiare queste situazioni.

Sarkozy ha anche citato il Pa­pa…

In effetti ha cita­to l’ultima enci­clica del Santo Padre. E ha det­to che la speran­za è una delle questioni più importanti del nostro tempo. Sono rimasto molto colpito che dopo aver citato il Pontefi­ce, Sarkozy ab­bia riconosciuto che «il fatto spi­rituale è la tendenza naturale di tutti gli uomini a ricercare una trascendenza» e che «il fatto re­ligioso è la risposta delle religio­ni a questa aspirazione fonda­mentale ». Dopodiché Sarkozy ha aggiunto: «Ora, per lungo tempo la repubblica laica ha sottosti­mato l’importanza dell’aspira­zione spirituale». Mi sembra una considerazione nuova e signifi­cativa in bocca ad un capo di Sta­to francese.

Il presidente ha anche fatto cen­no ad una certa sintonia tra la Francia e la Santa Sede riguardo alcuni temi di politica estera che riguardano il Mediterraneo.

Mi sembra che in effetti che il co­municato stampa rilasciato dal­la Santa Sede dopo le udienze di Sarkozy in Vaticano col Papa e con i vertici della Segreteria di Stato vada in questo senso.

Ha avuto modo di salutare per­sonalmente il presidente?

Sì, mi sono congratulato e ci sia­mo ricordati del nostro primo in­contro quando abbiamo com­mentato la frase di Alexis de Toc­queville che si trova nel fronte­spizio del suo libro: «È il dispoti­smo che può fare a meno della fede, non la libertà». Ci siamo tro­vati d’accordo nel sostenete che si tratta di una frase vera che va­le anche per la Francia e il mon­do di oggi.

Cosa può dire degli articoli che hanno accompagnato la venuta del presidente in Italia riguardo ai suoi più recenti legami affet­tivi.

Semplicemente che non mi oc­cupo di gossip. Mi interessa mol­to di più quello che il presidente dice piuttosto che queste storie che fanno la gioia dei mass media.

© Copyright Avvenire, 21 dicembre 2007

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