5 agosto 2008

Appello del Papa: "E' importante che la Cina si apra al Vangelo"


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IL PAPA A BRESSANONE: TUTTI I VIDEO E LE FOTO

IL PAPA IN ALTO ADIGE: LO SPECIALE DEL BLOG

Il Pontefice interviene in Val Badia, dalla casa natale di San Josef Feinandemetz

"Si era identificato con questo popolo, era certo che si sarebbe aperto a Gesù"

Appello del Papa: "E' importante che la Cina si apra al Vangelo"

BRESSANONE - E' "importante che la Cina, questo grande continente, si apra al Vangelo". Lo ha detto Benedetto XVI, durante la visita compiuta oggi a Oies, in Val Badia, visitando i luoghi natali di San Josef Feinandemetz. "San Giuseppe - ha proseguito il Pontefice - ci insegna che il Vangelo non è alienazione per nessuna cultura e nessun popolo".

Feinandemetz, originario della Val badia, è morto nel 1908, dopo 30 anni passati in Cina. "E' un santo di grandissima attualità - ha proseguito il Papa - perché sappiamo che Pechino diventa sempre più importante nella vita politica, economica e nella vita delle idee". Il Papa ha poi ricordato che il missionario altoatesino "non solo voleva vivere e morire come un cinese, ma rimanere cinese anche nel cielo. Era identificato con questo popolo e con la certezza che questo popolo si aprirà alla fede in Gesù Cristo".

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Nel Signore - ha osservato Benedetto XVI - raggiungono la loro maturità

Papa: «È importante che la Cina si apra a Gesù Cristo»

«Non è una alienazione», ha spiegato, «perché tutte le culture giungono a compimento in Gesù»

OIES (BOLZANO)

«È importante che la Cina si apra a Cristo»: lo ha detto stasera il Papa, in visita al paesino di Oies, dove è nato un missionario che ha speso tutta la sua vita per il popolo cinese. «È importante che questo grande continente si apra al vangelo di Cristo», ha aggiunto il pontefice. «Non è una alienazione», ha spiegato, «perché tutte le culture giungono a compimento in Cristo».

OIES - Benedetto XVI ha parlato nella piccola chiesa del villaggio montano di Oies, divenuta un memoriale di San Giuseppe Freinademetz, che dalle Dolomiti è partito all'età di 27 anni, nel 1879, per trascorrere il resto della sua vita in Cina, diventando cinese tra i cinesi, in un'epoca in cui l'evangelizzazione si identificava molto con il colonialismo straniero. «Ringraziamo il Signore - ha detto papa Ratzinger - che ci ha dato questo grande santo, il quale ci mostra la strada della vita ed è anche un segno per il futuro della Chiesa». «Sappiamo - ha proseguito - che la Cina diventa sempre più importante nella vita politica, economica ed anche nella vita delle idee». «È importante - ha sottolineato - che questo grande continente si apra al Vangelo». «San Giuseppe Freinademetz - ha rimarcato - ci mostra che la fede non è un'alienazione per nessuna cultura e nessun popolo, perché tutte le culture aspettano Cristo e non vanno distrutte». «Nel Signore - ha osservato ancora Benedetto XVI - raggiungono la loro maturità. San Giuseppe Freinademetz - ha detto - voleva non solo vivere e morire come un cinese, ma anche nel cielo rimanere cinese». «Così si era veramente identificato con questo popolo - ha concluso Ratzinger - e con la certezza che questo popolo si aprirà alla fede di Cristo».

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