5 agosto 2008

Un plauso a Franca Giansoldati: l'unica ad avere riportato le parole di Benedetto XVI su Paolo VI ed il Concilio!


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FRANCA GIANSOLDATI

dal nostro inviato

BRESSANONE

Se da cardinale Joseph Ratzinger non lesinava qualche piccola critica a Paolo VI per avere proibito l’uso del vecchio messale («fu una rottura senza precedenti nella storia della liturgia»), da Papa si commuove, esaltandone la lungimiranza oltre che la grandezza umana, intellettuale e spirituale.
Se non fosse stato per Montini il Concilio Vaticano II, «l’intuizione del beato Giovanni XXIII, rischiava di non prendere forma».
Fu un «indimenticabile pontefice» che grazie alla «coraggiosa e feconda azione pastorale» seppe tener fermo il timone della barca di Pietro durante il periodo post-conciliare: anni piuttosto agitati per via dei venti della contestazione sessantottina che soffiavano persino all’interno della Chiesa.
Davanti al duomo barocco di una Bressanone in festa, orgogliosissima di poter dare il benvenuto a Ratzinger stavolta non più da cardinale ma da Successore di Pietro, Benedetto XVI ha omaggiato il suo predecessore nel trentesimo anniversario della morte, avvenuta il 6 agosto 1978, tratteggiando un profilo di santità.
«Man mano che il nostro sguardo sul passato si fa più largo e consapevole, appare sempre più grande, quasi sovrumano, il merito di Paolo VI nel presiedere l’Assise conciliare, nel condurla felicemente a termine e nel governare la movimentata fase del post-concilio». Cosa non da poco, realizzata grazie alle «spiccate doti di intelligenza ed al suo amore appassionato per la Chiesa e l’uomo». Richiamando alla memoria il celebre discorso conclusivo della terza sessione del Concilio, col quale Paolo VI ha proclamò la Vergine a «Madre della Chiesa», Papa Ratzinger non ha mancato di esaltare la «testimonianza di santità di questo grande pontefice». La gente non smetteva di applaudire prima, durante e dopo l’Angelus, recitato ovviamente in latino, così come in latino era la scritta su un enorme poster collocato sulla facciata di uno dei palazzi antichi della cittadina: «Bressanone saluta e acclama il Vicario di Cristo».
Moltissime le bandiere bianche e gialle, tanti gli schuetzen negli abiti tradizionali, numerosi i gruppi parrocchiali arrivati dalle valli vicine. Folklore e fede mescolati, a testimonianza che il cattolicesimo nelle valli tirolesi è profondamente radicato. Tra i novemila pellegrini c’era anche una signora proveniente dalle Hawaii, vestita con un abito verde sgargiante. Sorpreso per la presenza di una persona arrivata da tanto lontano, il Papa l’ha voluta salutare privatamente, assieme ad una decina di ammalati in carrozzella, nel cortile interno del duomo.
Dopo avere trascorso le vacanze in Val d’Aosta, il primo anno da Papa, e poi a Lorenzago di Cadore l’anno successivo, stavolta ha potuto scegliere Bressanone per riposarsi.
Un luogo a lui molto caro dove veniva con la sorella Maria e il fratello don Georg. Il seminario vescovile è tornato a spalancargli le porte. Papa Ratzinger ha preso dimora nella stessa stanza in cui ha villeggiato per anni, con la differenza che si è fatto portare un pianoforte per suonare col fratello il pomeriggio. Da quando è arrivato non è ancora uscito. Trascorre le giornate alla scrivania, dilettandosi negli amati studi. Padre Lombardi ha spiegato che sta scrivendo la seconda parte del libro su «Gesù di Nazaret» e sta preparando i discorsi del viaggio che compirà in Francia a settembre.
Si alza alle 6 del mattino, celebra col fratello e il segretario don Georg la messa, fa colazione, guarda un po’ i giornali e poi si mette a scrivere e studiare. Di pomeriggio, sempre in compagnia del fratello, si concede piccole passeggiate nel parco del seminario. Forse martedì prossimo uscirà dal palazzo per una visita alle montagne circostanti.
«Il Papa si trova benissimo e si intrattiene molto con il fratello». Vacanze super riposanti, dunque, dove può respirare un’atmosfera familiare. «Ritrovarsi di nuovo nei luoghi del passato, lo aiuta e lo rallegra tanto», ha fatto sapere un sacerdote suo amico. La felicità del resto gliela si leggeva in volto, quando si è affacciato a mezzogiorno. Ai pellegrini ha voluto affidare un pensiero di gioia: «Il sole, l'aria, l'acqua, le bellezze naturali, l'amore, l'amicizia, la vita stessa, tutte queste cose, non possono essere comprate, ma essere solo essere ricevute in regalo».

© Copyright Il Messaggero, 4 agosto 2008 consultabile online anche qui.

Bravissima la Giansoldati :-)
Vorrei solo precisare che il cardinale Ratzinger era perplesso per la pratica che, di fatto, aboli' l'uso del Messale antico, forzando le intenzioni del Concilio Vaticano II.
In ogni caso, nonostante questa legittima perplessita', egli rimase sempre e comunque fedele a Paolo VI ed ai suoi due successori come esempio di cardinale ubbidiente e pronto al sacrificio personale.
Mai Joseph Ratzinger si sogno' di disubbire pubblicamente al Papa o di metterlo in difficolta'.
Sappiamo che, purtroppo, non viene ripagato con la stessa moneta da parte di molti dei suoi ex "colleghi", vescovi e porporati.
E' un peccato perche' il cardinale Ratzinge ha incarnato per anni la figura dell'uomo di Dio pronto ad assumersi in prima persona ogni responsabilita' pur di fare del bene alla Chiesa.
Parliamoci chiaro: l'antipatia dei media nei suoi confronti ha radici proprio in questo suo atteggiamento di rifiuto di ogni compromesso e di lealta' sincera ed aperta ai Papi che lo hanno preceduto
.
R.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sì, è bravissima la Giansoldati, che ha sostituito al Messaggero Orazio Petrosillo, purtroppo deceduto l'anno scorso. Sì, Joseph Ratzinger da cardinale non si sarebbe mai permesso di criticare la linea di pontificato di un Papa. Per contro, su certe impostazioni di questioni emerse nel Concilio e nelle successive "derive" del medesimo, ha avuto modo di esprimere (e giustamente, nel quadro di quell'autonomia datagli dalla sua indiscussa autorità di studioso, docente e teologo) severe valutazioni. Sto pensando, eopr esmpio, alle bellissime pagine contenute nella sua autobiografia , nel "Rapporto sulla Fede" nonchè nel libro "Introduzione allo Spirito della Liturgia" dove illustra alcune sue perplessità (nell'autobiografia parla di "sbigottimento", addirittura) sui decisi e disinvolti interventi modificativi che vennero operati sulla Messa, cioè su un patrimonio della Chiesa lentamente evolutosi nel tempo, quale tangibile testimonianza dell'inesauribile ricchezza della Fede del Popolo di Dio. Saluti cari Carla