10 settembre 2007

Il Papa in Austria: gli articoli del Giornale e della Gazzetta del sud


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La domenica non può essere ridotta solo a tempo libero che rischia di diventare tempo vuoto, ma la sua celebrazione è «una necessità interiore», un «centro» senza il quale sarebbe tolto «alla vita stessa il suo fondamento» che ci invita anche a riflettere sulla creazione oggi esposta «a molteplici pericoli». Benedetto XVI presiede nel duomo di Santo Stefano, la cattedrale di Vienna, l’ultima messa del suo viaggio in Austria e lancia un appello perché la domenica non perda il suo senso. In questo Paese ha un seguito considerevole il movimento «Alleanza per la domenica», composto da religiosi e laici, che chiede a imprenditori e politici di mantenere il giorno di riposo settimanale. Il Papa, nell’omelia, ripete le parole dei martiri di Abitene che nel 340, portati davanti al giudice per aver disobbedito al divieto di celebrare la liturgia domenicale, dissero «sine dominico non possumus!», «senza il giorno del Signore non possiamo vivere». «Per quei cristiani – ha spiegato il Pontefice – la celebrazione eucaristica domenicale non era un precetto, ma una necessità interiore. Senza colui che sostiene la nostra vita col suo amore, la vita stessa è vuota. Lasciar via o tradire questo centro toglierebbe alla vita stessa il suo fondamento, la sua dignità, la sua bellezza». Ratzinger spiega che quelle parole valgono anche oggi, per «noi che abbiamo bisogno del contatto col il risorto, di questo incontro che ci riunisce, che ci dona uno spazio di libertà, che ci fa guardare oltre l’attivismo della vita quotidiana verso l’amore creatore di Dio».
«Senza il Signore e il giorno che a lui appartiene – ha detto il Papa – non si realizza una vita riuscita. La domenica, nelle nostre società occidentali, si è mutata in un fine-settimana, in tempo libero». Quest’ultimo, aggiunge, «specialmente nella fretta del mondo moderno, è certamente una cosa bella e necessaria. Ma se il tempo libero non ha un centro interiore, da cui proviene un orientamento per l’insieme, esso finisce per essere tempo vuoto che non ci rinforza e non ci ricrea». Il tempo libero, spiega, «necessita di un centro, l’incontro con colui che è la nostra origine e la nostra meta». Per questo Benedetto XVI ricorda l’espressione del cardinale Faulhaber, l’arcivescovo di Monaco che ha lo ha ordinato sacerdote: «Dà all’anima la sua domenica, dà alla domenica la sua anima».
Ma l’omelia è l’occasione per un nuovo riferimento alla salvaguardia del creato. «La domenica è nella Chiesa anche la festa settimanale della creazione, la festa della gratitudine e della gioia per la creazione di Dio. In un’epoca in cui – conclude il Pontefice – anche a causa dei nostri interventi umani, la creazione sembra esposta a molteplici pericoli, dovremmo accogliere coscientemente proprio anche questa dimensione della domenica». La celebrazione, animata dal coro di Santo Stefano che ha eseguito la «Missa Cellensis» composta da Haydn per il santuario di Mariazell, è stata seguita da migliaia di persone che nonostante la pioggia hanno sostato davanti al duomo. Al termine il Papa è uscito per la recita dell’Angelus e nonostante il vento e il freddo ha cantato a piena voce la preghiera mariana in tedesco. Quindi ha incontrato alcuni bambini dell’Infanzia missionaria, che gli hanno regalato alcuni disegni. A loro ha detto: «Voi mi sostenete con la vostra preghiera e anche con il vostro impegno a diffondere il Vangelo. Ci sono tanti bambini che ancora non conoscono Gesù. E purtroppo ce ne sono altrettanti privi del necessario per vivere».
Nel pomeriggio il Papa ha visitato l’antica abbazia cirstercense di Heiligenkreuz, a trenta chilometri da Vienna. Qui ha tenuto un ampio discorso sulla peculiarità dei monaci, uomini che vivono «alla maniera degli angeli» come «adoratori» di Dio e ha parlato della bellezza della liturgia che «rende presente sulla terra un pezzetto di cielo». Ai fedeli austriaci, il Papa ha chiesto di considerare le loro abbazie e i loro monasteri «non soltanto luoghi di cultura e di tradizione o addirittura semplici aziende economiche» ma luoghi «di forza spirituali». «Struttura, organizzazione ed economia – ha spiegato Ratzinger – sono necessarie anche nella Chiesa, ma non sono la cosa essenziale». Infine, rientrato a Vienna, prima di ripartire per Roma, Benedetto XVI ha incontrato al Wiener Konzerthaus i giovani del mondo del volontariato: «Senza impegno volontaristico – ha detto – il bene comune e la società non potevano, non possono e non potranno perdurare. La spontanea disponibilità vive e si dimostra al di là del calcolo e del contraccambio atteso; essa rompe le regole dell’economia di mercato. L’uomo, infatti, è molto di più di un semplice fattore economico da valutare secondo criteri economici».

© Copyright Il Giornale, 10 settembre 2007


Esortazione nell'ultima giornata della visita in Austria

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«La Messa realizzata con il dovuto decoro aiuta a comprendere la grandezza del dono che Dio ci fa»

Giorgio Acquaviva

VIENNA
Domenica dedicata a temi spirituali ma anche non essendo quella cristiana una fede disincarnata a temi sociali, quella di Benedetto XVI in Austria. Una catechesi sulla giornata festiva e sulla esigente chiamata che coinvolge ciascun uomo e ciascuna donna, nell'omelia durante la celebrazione nel Duomo di Santo Stefano; una riflessione sulla importanza della preghiera monacale e sul binomio "ora et labora" di San Benedetto; un ringraziamento e incoraggiamento ai giovani impegnati nel volontariato.
Il Vangelo di ieri riportava parole severe di Gesù: chi non rinuncia a ogni sua proprietà e non lascia anche tutti i legami familiari, non può essere mio discepolo. Ma allora si chiede il Papa dove finisce l'amore per la vita, la gioia di vivere? In effetti spiega il discorso è rivolto innanzitutto ai Dodici, che «devono essere pronti a lasciare veramente tutto e ad accettare la missione apparentemente assurda di andare sino ai confini della terra e, con la loro scarsa cultura, annunciare a un mondo pieno di presunta erudizione Vangelo di Gesù Cristo». La chiamata a trovare la vita donando la propria al prossimo, comunque, è per tutti, secondo la propria storia personale. È quello che hanno fatto personaggi come Francesco e Chiara, Madre Teresa e Padre Pio, e tanti altri meno noti. E la domenica giorno che rinvia alla creazione, festa della gratitudine e della gioia, giorno di riposo e di libertà va riscoperta in questo nostro mondo travolto dalla fretta. Il fine settimana frenetico è altra cosa e rischia di non avere un suo "centro" interiore. Nell'Abbazia di Heiligenkreuz il più antico monastero cistercense del mondo, rimasto attivo senza interruzione dal 1135 viene l'occasione per un discorso sulla preghiera. I monaci hanno una regola fondamentale: «Non anteporre nulla al Divino Officio».

E là Dio viene pregato senza una precisa richiesta di grazia, «senza scopo specifico», ma semplicemente perché è Dio. Il Creatore, infatti, dice papa Ratzinger, «non ha posto noi uomini in tenebre spaventose dove, andando a tentoni, dovremmo disperatamente cercare un fondamentale ultimo senso, Dio non ci ha abbandonati in un deserto del nulla, privo di senso, dove in definitiva ci aspetta solo la morte». Egli «ha illuminato le nostre tenebre con la sua luce».

E questa luce e questa verità «non è una dottrina religiosa, ma una persona, Gesù Cristo». Ma oltre alla preghiera, i monaci lavorano, perché sono «uomini con carne e sangue, su questa terra». E con il loro lavoro dei campi in tutti questi secoli «hanno reso la terra vivibile e bella», proprio perché guardavano a Dio. Il loro monastero è dunque struttura di cultura e anche economica, ma evitando di diventare "business" rimane soprattutto «luogo di forza spirituale».

Il volontariato, volto concreto e gratuito del Vangelo. Perché «l'amore del prossimo non si può delegare» e lo Stato e il mercato «non possono sostituirlo». I volontari, dunque, non «tappabuchi nella rete sociale, ma persone che contribuiscono al volto umano e cristiano della nostra società», contrastando l'indifferenza.

Si conclude così il viaggio del Vescovo di Roma in terra austriaca, con una serie di messaggi forti. Niente folle oceaniche (ma un po' più di gente del previsto), e scarse le contestazioni che si preannunciavano, se si eccettua qualche malinconico gruppo del movimento critico «Noi siamo chiesa».

© Copyright Gazzetta del sud, 10 settembre 2007

Bravissimo Acquaviva! I miei complimenti per la scelta delle frasi tratte dai discorsi e dalle omelie del Papa :-)
R.

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