18 settembre 2007
Prolusione di Mons.Bagnasco: gli articoli del Corriere della sera
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Luigi Accattoli
ROMA — Senza pronunciare l'espressione «crisi morale» l'arcivescovo Angelo Bagnasco l'ha descritta fin nei dettagli. Ha parlato di «emergenza educativa» e «dissipazione del costume », di «vincolo sociale sempre più friabile » e della necessità di una reazione da parte della «componente sana della società» che è «ampiamente maggioritaria ». Il presidente della Cei ha fatto queste affermazioni nella prolusione ai lavori del Consiglio permanente. Ha pure trattato del problema della casa e ha polemizzato con Amnesty International in tema di aborto.
DISIMPEGNO NICHILISTA — Nella descrizione della crisi morale del Paese per prima viene la «crescente difficoltà che si incontra nel trasmettere alle nuove generazioni i valori-base dell'esistenza». Le illustra con il rimando alle «tante vicende di cronaca che hanno assediato la nostra estate suscitando sgomento »: possiamo pensare a Garlasco, ai piromani, a episodi di bullismo. Descrive poi «l'atteggiamento di resa che contrassegna tanta prassi sociale» mentre trionfano «il divismo, il divertimento spinto ad oltranza, i passatempi solo apparentemente innocui, il disimpegno nichilista e abbrutente».
ETHOS COLLETTIVO — Dice ancora che «il clima di materialismo tende a sfilacciare le persone e a frantumare i loro punti di vista». Sembra che «si prosciughi quel tipo di solidarietà su cui una comunità strutturata deve fare affidamento, se vuole essere un paese- non-spaesato». E' necessario «un ethos collettivo partecipato».
Per recuperarlo l'unica via è una «ricentratura profonda» sui «valori essenziali per una convivenza».
I valori li elenca e sono quelli che il Papa chiama «non negoziabili »: «Il valore intangibile della persona e della vita umana, vita che deve essere accolta e accudita fin dal sorgere, ed amorevolmente accompagnata fino al suo naturale tramonto; la famiglia fondata sul matrimonio, cellula fondante e inarrivabile di ogni società; la libertà dei genitori nell'educare i figli».
DERIVA ABORTO — Se questi valori sono «irreparabilmente aggrediti » si realizza un «pericoloso sgretolamento» delle nostre «consapevolezze umane anche più evidenti». Avverte che i cristiani non taceranno: «Ogni attentato alla vita, alla famiglia, alla libertà educativa, alla giustizia e alla pace, troverà sempre una parola rispettosa e chiara da parte della Chiesa».
A questo punto Bagnasco ha invitato a «contrastare» la «deriva» filo-aborto che — a suo dire — si è manifestata «nelle ultime settimane » con la decisione di Amnesty International «a proposito della clamorosa inclusione, tra i diritti umani riconosciuti, della scelta di aborto, magari anche solo nei casi di violenza compiuta sulla donna».
Sull'aborto dunque il presidente della Cei ha detto parole severe, ma va notato che non ha parlato di «opportunità » o «necessità» di rivedere la 194, come invece avevano fatto lungo gli ultimi venti giorni il quotidiano «Avvenire», il segretario della Cei Giuseppe Betori e il cardinale Camillo Ruini.
CRITICHE AL PAPA — Bagnasco ha polemizzato con le «voci critiche» sul magistero del Papa, ma senza nominarle: «È singolare la ricorrente pretesa — mossa da "cattedre" discutibilissime — di misurare la fedeltà altrui, Papa compreso, facendola coincidere ovviamente con i propri stilemi e le proprie evoluzioni ».
Tra le questioni sociali, il presidente della Cei ha privilegiato quella della casa, richiamando il «dramma» di «pensionati o famiglie con un solo reddito » che subiscono sfratti, di «giovani fidanzati che vorrebbero sposarsi»; di «famiglie diverse costrette a vivere in uno stesso appartamento». Ha chiesto che «la collettività ai vari livelli appronti quelle soluzioni di edilizia popolare che per vaste zone e in una serie di città appaiono veramente urgenti».
Il richiamo dell'arcivescovo alla coesione etica è «di valore inestimabile» per Sandro Bondi di Forza Italia. Lo lodano anche Rocco Buttiglione dell'Udc, Roberto Cota della Lega Nord, Andrea Ronchi di An. Per Franco Grillini (Sd) «Bagnasco è leader di partito come Ruini». Roberto Villetti, vicesegretario dello Sdi, invita Veltroni a dare «una risposta all'offensiva delle gerarchie ecclesiastiche». «È chiaro che l'aborto è una ferita per la società, ma da qui a mettere in discussione la legge ce ne passa», dice il ministro Rosy Bindi.
© Copyright Corriere della sera, 18 settembre 2007
Manca la professione di fedelta' dei vescovi al Papa...
Ma come mai il punto focale della prolusione e' stato cosi' ignorato dai vaticanisti?
Raffaella
IL FILOSOFO
Viano: «Ma quali voci contro il Pontefice, da noi la cultura è ingessata e devota»
Claudia Voltattorni
MILANO — «"Voci critiche e discordanti"? Ma se Ratzinger è l'uomo meno criticato del pianeta! ».
A sentire le parole di monsignor Bagnasco sugli attacchi a Benedetto XVI da «cattedre discutibilissime », Carlo Augusto Viano, professore emerito di Storia della filosofia all'Università di Torino, quasi sorride. E un po' si arrabbia. «In Italia ormai c'è una devozione agghiacciante verso il Papa che neanche nel peggior regime democristiano, non esiste alcuna voce discordante, o se c'è non se ne dà mai notizia».
Ma allora, quali sarebbero le «cattedre discutibilissime» di cui parla il presidente dei vescovi?
«Già, chissà chi sono? Io non le vedo ».
Secondo lei, Benedetto XVI non viene mai criticato?
«Se accade non risulta: al Papa si dà spazio sempre e ovunque, qualsiasi argomento tratti, ma per le voci contrarie non c'è mai neanche uno spazietto».
Di chi è la responsabilità?
«Certo, non del Pontefice, lui fa solo il suo mestiere, anzi, in fondo lo capisco, così come capisco Bagnasco che gli esprime solidarietà. È la cultura italiana che è ingessata».
Perché?
«Non interviene mai, non commenta, non giudica le stupidaggini e le falsità che Benedetto XVI dice, si autocensura e anzi accoglie tutto senza alcun dissenso. Basta guardare i mezzi di comunicazione: ogni giorno c'è il Papa, mai chi la pensa diversamente da lui. Oggi (ieri, ndr), per esempio, i telegiornali parlavano del Festival Filosofia di Modena: beh, l'unico intervistato è stato monsignor Ravasi, con tutti i filosofi che erano lì!».
Ma è un problema solo italiano?
«Purtroppo sì. Siamo eredi dello Stato pontificio e questo ci rende tuttora succubi del Papa. Inoltre, solo qui ci si stupisce del fatto che il Pontefice venga criticato, e ci siamo ormai abituati a non contraddirlo mai. E sì che credo che Benedetto XVI dovrebbe essere contento di sentire qualche voce di dissenso».
Cosa critica di Benedetto XVI?
«Tutto! A partire dalla resurrezione: non si può dire che i morti risorgono così come che esistono i miracoli. Oppure, spiegare i sentimenti di Dio: ma a lui chi l'ha detto cosa c'è in mente dei? Neppure nella teologia cattolica è scritto. E il mondo della cultura se ne sta lì ad ascoltare anziché intervenire».
Però lo ha detto anche lei: il Papa fa il suo mestiere...
«Certo, dice cose da Papa, e io non mi scandalizzo che le dica, non accetto però che mi vengano imposte, che io sia costretto a riconoscere la sua autorità».
Si riferisce a qualche caso in particolare?
«Penso al suo ultimo intervento sullo stato vegetativo permanente in cui propone di fatto l'accanimento terapeutico: lui può pensarla come vuole, ma io non devo essere costretto a seguire i suoi dettami».
© Copyright Corriere della sera, 18 settembre 2007
aahahahahahahahahhhahahahahahahahahahah
Non ridevo cosi' di gusto da tempo! Ma questa persona che rilascia certe amene interviste e' un comico? E' Beppe Grillo in erba? :-)
Non voglio sparare sulla croce rossa, ma vorrei evidenziare la contraddizione: questo individuo afferma che nessuno critica mai il Papa e poi rilascia un'intervista (puntualmente pubblicata dal Corriere) in cui afferma che Benedetto XVI dice stupidaggini e falsità!
Caro filosofo (non mi disturbo a scorrere in alto questo post per trovare il Suo nome), sa qual e' la differenza fra Lei e Benedetto XVI? Il Papa non direbbe mai che le Sue sono affermazioni sciocche e false.
Capisce, adesso, l'abissale differenza?
Raffaella
LA STORICA
Scaraffia: «Le cattedre nel mirino del cardinale? Sono quelle degli scienziati, penso a Veronesi»
Claudia Voltattorni
MILANO — «Credo proprio che le "cattedre discutibilissime" siano quelle della medicina e della scienza, penso a Veronesi, ma anche a tutti quei medici, biologi, ricercatori che hanno attaccato duramente Benedetto XVI su temi di bioetica». Perché, secondo la storica Lucetta Scaraffia, il vero motivo dello scontro tra il Papa e le «cattedre» citate da monsignor Bagnasco è proprio la bioetica.
E la famiglia, le coppie di fatto, le unioni gay?
«Quelli erano temi cari anche a Wojtyla che diceva le stesse cose di Benedetto XVI, senza però essere attaccato con tanta violenza. No, Ratzinger si trova a vivere un momento storico molto difficile in cui deve affrontare un conflitto durissimo sul piano scientifico».
La scienza da una parte e il Papa dall'altra?
«Benedetto XVI deve trattare i temi di bioetica sia sul piano politico- scientifico sia su quello della fede, è il nodo fede-scienza che deve sciogliere e facendolo si trova a toccare interessi enormi, soprattutto economici».
Da lì provengono le critiche?
«Soprattutto. Ha ragione Bagnasco, sono attacchi molto forti, perfino violenti che cercano di rompere l'omogeneità del pensiero cattolico. E a volte ci riescono».
Ma il Papa non ha alcuna responsabilità?
«La cosa che più colpisce è che, in ogni suo intervento, Benedetto XVI è sempre molto garbato, non ricorre mai ad argomenti dogmatici, alla fede, ma fa sempre riferimento alla ragione. Però non riceve lo stesso garbo da chi lo critica». (BRAVISSIMA, NOTA DI RAFFAELLA!)
Quindi Bagnasco fa bene ad esprimergli solidarietà?
«Nonostante venga dipinto come una persona rigida e dura, Ratzinger è un uomo di una mitezza straordinaria, basta ascoltarlo o leggere i suoi scritti. Chi lo critica lo fa sempre con molta violenza e al suo appellarsi alla ragione reagisce con altro. Mi ha colpito leggere Umberto Veronesi sul Corriere (10 settembre scorso, ndr), che critica le parole di Benedetto XVI sulla "minaccia di una scienza senza Dio": è assurdo attaccarlo perché dice cose da Papa».
Perché tanta durezza?
«Proprio perché gli interessi in ballo sono fortissimi. E Benedetto XVI è una voce forte e autorevole, anche se purtroppo a volte un po' sola. Perciò monsignor Bagnasco ha voluto ribadirgli giustamente la vicinanza di tutti i vescovi italiani».
Secondo lei, le «cattedre discutibilissime" sono solo all'esterno, nell'opinione pubblica, nel mondo scientifico?
«Credo siano anche all'interno della Chiesa. Penso ad esempio a chi ha criticato il ritorno alla messa in latino, come ha fatto nei giorni scorsi il vescovo di Caserta Raffaele Nogaro. Ecco, credo che la solidarietà espressa da Bagnasco serva anche a sottolineare l'unità e la fedeltà della Chiesa italiana al Papa».
© Copyright Corriere della sera, 18 settembre 2007
Che dire? Un abbraccio sincero alla prof. Scaraffia :-)
R.
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6 commenti:
Già , questa intervista di Viano, dopo avermi sbigottito, ha divertito anche me. “Il Papa è l’uomo meno criticato del pianeta”. Evidentemente leggiamo giornali diversi. O tutti noi del blog siamo dei minchioni e non riusciamo a percepire le lodi sperticate al Pontefice. E anche Monsignor Bagnasco non se ne è accorto. Forse Viano si lamenta che non venga organizzato un vero e proprio linciaggio, magari un rito vodoo con un pupazzo infilzato da spilloni. Non so. Però qualcosa del genere con Ratisbona è accaduto, non si può mica pretendere che accada tutti i giorni. Roba da matti.
Ho letto cose del genere in qualche editoriale di Scalari o in qualche intervento radiofonico di Pannella. Ma loro hanno la scusante dell’età.
Certo che l’intervista appare rabbiosetta in sottofondo, come un rancore sordo. Dialogare con gente così non è facile...
ci vuole una vocazione speciale...
...gia' la vocazione del Papa :-))
Grazie a Gianpaolo :-))
Concordo al cento percento quanto ha detto la prof Scaraffia (che non conoscevo). Alla mitezza e correttezza del papa che parla sì di religione cattolica, ma anche di argomenti che vanno bene per tutti perchè usa la Ragione, si controbatte con scorrettezza e violenza. Non è questo il modo di dialogare. Si può non concordare sul suo pensiero, ma lo si faccia con rispetto. Ciao, Marco
forse per il soggetto in questione la critica rispettosa delle idee è genuflessione. E allora deve far vedere ai "suoi" che lui vale. Il solito modo puerile di strappare l'applauso, usando toni forti ma senza argomentazioni, che spesso quando non sono critiche alla chiesa, mancano. Forse chi intervista Ravasi non lo fa per accondiscendenza ma perchè proprio non ravvede alternative migliori
A sentire l’intervista di Carlo Augusto Viano, pensavo - più che professore emerito di Storia della filosofia all'Università di Torino - fosse professore emerito di Storia del comunismo all'Università di Mosca!!!
Sono d'accordo con Gemma. Non è colpa della Chiesa se il Vaticano ha come ministro della cultura Ravasi e il governo in carica, Rutelli.
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