17 settembre 2007

Messa tridentina: le parole di Mons. Bagnasco


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Riportiamo le parole che Mons. Bagnasco ha dedicato al motu proprio Summorum Pontificum nel corso della prolusione dinanzi al Consiglio Permanente della CEI. Mi pare evidente che il Presidente dei vescovi italiani auspichi una piena attuazione del documento papale. Mi auguro che TUTTI I PASTORI leggano attentamente le parole di Mons. Bagnasco.
Raffaella

...

Nel corso degli ultimi mesi peraltro sono venuti dalla Sede Apostolica interventi importanti sotto il profilo ecclesiologico e pastorale, e che bene esprimono la sollecitudine di Benedetto XVI. È un’azione che trova nei Vescovi italiani una ricezione speciale.

Gli siamo vicini con la nostra pronta e incondizionata collaborazione sempre, e in modo particolare quando emergono nell’opinione pubblica voci critiche e discordanti.

A ben guardare, sono episodi che in nessuna stagione hanno risparmiato i romani Pontefici. È singolare peraltro quella ricorrente pretesa – mossa da “cattedre” discutibilissime – di misurare la fedeltà altrui, Papa compreso, facendola coincidere ovviamente con i propri stilemi e le proprie evoluzioni.

L’iniziativa su cui si è maggiormente concentrata negli ultimi mesi l’attenzione anche intraecclesiale è il “Motu proprio” Summorum Pontificum, relativo all’uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970, ed entrato ufficialmente in vigore dal 14 settembre scorso.

L’obiettivo di questo pronunciamento è chiaramente tutto spirituale e pastorale.

Infatti, da una parte “fa bene a tutti conservare le ricchezze che sono cresciute nella fede e nella preghiera della Chiesa” – come scrive il Papa nella preziosa lettera di accompagnamento del Motu proprio –; dall’altra parte è necessario “fare tutti gli sforzi, affinché a tutti quelli che hanno veramente il desiderio dell’unità, sia reso possibile di restare in quest’unità o di ritrovarla nuovamente”.

In questo orizzonte egli chiede di includere come espressione “straordinaria” nella lex orandi della Chiesa il Messale Romano promulgato da San Pio V e aggiornato dal beato Giovanni XXIII nel 1962, posto che la via “ordinaria” resta il Messale Romano varato da Paolo VI nel 1970. E insiste nel precisare che non ci saranno due riti, ma “un uso duplice dell’unico e medesimo rito”, che tutti vogliamo sia sempre più al centro della dinamica ecclesiale, occasione di una piena “riconciliazione” e di un’unità viva nella Chiesa stessa.

Quella che il Papa ci sprona ad adottare, oltre le spinte culturali cui si è fatalmente soggetti, è dunque una chiave di lettura inclusiva, non oppositiva.
Nella storia della liturgia, come nella vita della Chiesa, c’è “crescita e progresso, ma nessuna rottura”, come già egli ebbe modo di affermare nel discorso alla Curia Romana del 22 dicembre 2005.

In quella sede infatti, commemorando il 40° anniversario del Concilio Vaticano II, ha indicato valida non “l’ermeneutica della discontinuità e della rottura”, bensì quella della “riforma, del rinnovamento nella continuità dell’unico soggetto-Chiesa”.

In altre parole, è la sollecitudine per l’unità della Chiesa “nello spazio e nel tempo” la leva che muove Benedetto XVI, una tensione che fondamentalmente tocca al Successore di Pietro.

Ma questa passione per l’unità deve muovere ogni cristiano e ogni pastore dinanzi alle prospettive che si aprono con il “Motu proprio”.
Non dunque ricerca di un proprio lusso estetico, slegato dalla comunità, e magari in opposizione ad altri, ma volontà di includersi sempre di più nel Mistero della Chiesa che prega e celebra, senza escludere alcuno e senza preclusione ostativa verso altre forme liturgiche o nei confronti del Concilio Vaticano II. Solo così si eviterà che un provvedimento volto ad unire e ad infervorare maggiormente la comunità cristiana sia invece usato per ferirla e dividerla.

Vorrei tuttavia aggiungere che sono ragionevolmente ottimista sulla migliore valorizzazione del “Motu proprio” nella vita delle nostre parrocchie. E confido che talune preoccupazioni pessimiste, da subito emerse, si riveleranno presto infondate. Il senso di equilibrio che da sempre caratterizza il nostro clero e dunque la nostra pastorale farà trovare, grazie all’azione moderatrice dei Vescovi, i modi giusti per far germinare il virgulto nuovo dalla pianta viva della liturgia ecclesiale, e anzi, in ultima istanza, per rilanciare e incrementare questa nel suo insieme.

Che dire? Grazie Mons. Bagnasco per le Sue parole di grande equilibrio e di inclusione verso tutti!
R.

16 commenti:

Luisa ha detto...

Per chi legge il francese ecco come il Motu Proprio è applicato in Francia…

http://www.la-croix.com/article/index.jsp?docId=2314595&rubId=1098

…..e in Svizzera…
Motu Proprio „Summorum Pontificum“
La Lettre apostolique en forme de Motu Proprio « Summorum Pontificum » entre en vigueur le 14 septembre 2007. Pour répondre à l’autorité qui leur est confiée et à la responsabilité qui est la leur vis-à-vis de la liturgie, rappelées par le Pape Benoît XVI dans son Motu Proprio, les six évêques diocésains et les abbés de St-Maurice et d’Einsiedeln ont édicté des directives pour son application. Celles-ci doivent aider chaque croyant attaché à la forme liturgique antérieure à pouvoir suivre des messes qui se déroulent selon la forme extraordinaire (appelée souvent jusqu’à présent « Messe de St-Pie V »), autant que possible dans le cadre des possibilités existantes Ces directives seront publiées ces prochains jours par les autorités compétentes à l’intention des Eglises locales, et entreront immédiatement en vigueur.

Perchè ciò che sembra funzionare in altri Paesi sembra così difficile in Italia?
I vescovi italiani hanno forse maggiori difficoltà con l`ubbidienza?

Anonimo ha detto...

Vorrei fare un plauso a Mons. Bagnasco. Credo sia uno degli uomini più illuminati e illuminanti della Chiesa cattolica!
Sono felice per il suo incarico e gli auguro un mondo di bene!
Ecco da chi dovrebberoprendere esempio certi Vescovi e certi Cardinali!
Alby

Anonimo ha detto...

Grazie Luisa :-)
Mi ha colpito moltissimo la disponibilita' del clero francese e svizzero. Addirittura si e' scritto a Roma per sapere se una sola famiglia che richiede la Messa tridentina (ricordiamo che il motu proprio Summorum Pontificum non parla di numero minimo di fedeli...) costituisca un gruppo stabile.
Purtroppo la sensazione diffusa e' che i vescovi italiani lascino troppo spesso solo il Papa...e' triste, magari non e' vero, ma questa e' la sensazione che si respira qua e la'.

francesco ha detto...

di Bagnasco sono esemplari... perché
* non attaccano nessun Vescovo anzi esprimono la piena comunione di tutti i vescovi italiani (anche quelli che hanno usato misure restrittive rispetto al motu proprio) con il Papa;
*parlano chiaramente di preoccupazioni pessimistiche senza demonizzarle, ma confidando che siano smentite;
* soprattutto chiarisce che l'intervento del Papa non è stato "liturgico" quanto piuttosto pastorale ed ecclesiologico (che è un mio tormentone dall'uscita del Summorum) e lo legge dunque in questa prospettiva...
mi pare che ne consegue che ogni attacco a Vescovi, ogni lettura degli eventi ecclesiali con la luce della bagarre politichese italiana siano da evitare e da ritenere infondati e pretestuosi...

Anonimo ha detto...

La perfetta comunione dei vescovi con il Papa va dimostrata con i fatti e non con le parole.
Non basta dire: "io sono in comunione con il Papa" e poi rilasciare certe dichiarazioni.
I fedeli percepiscono una spaccatura. Se questa e' creata dai media spetta ai vescovi smentirla.
L'intervento di Mons. Bagnasco e' splendido e spero che lo leggano tutti.

Anonimo ha detto...

Brava Raffaella: pane al pane e vino al vino!!!

francesco ha detto...

cara Raffaella
quali sarebbero i fatti? permettere in maniera indiscriminata la celebrazione secondo i rituali del 1962?
mi permetto di dire che non sono questi i fatti...
i fedeli che percepiscono spaccature sono anche quelli che hanno visto nel Summorum una negazione di fatto della riforma liturgica (e che in questo blog e in altri luoghi sono accusati di essere contro la Tradizione, modernisti e via dicendo)... dobbiamo chiedere al Papa una smentita?
l'intervento do mons. Bagnasco è esemplare e andrebbe letto davvero da tutti... come parola di tutti i Vescovi: anche di Brandolini, Nogaro, Rho, Tettamanzi ecc.
sennò qui facciamo il gioco dei lefreviani e di chi desidera la Chiesa disunita

Anonimo ha detto...

Sicuro che siamo noi a fare il gioco dei Lefebvriani?
A me dispiacerebbe molto se anche solo uno dei fedeli di Caserta o di Milano abbandonasse la piena comunione con il Papa.
Le dichiarazioni ai giornali non sono state fatte da noi. Qui vengono solo riportate.
Non si tratta di concedere a tutti, indiscriminatamente, la celebrazione della Messa tridentina ma di garantire la corretta esecuzione del motu proprio. Ci possono essere mille ragioni per cui un vescovo vieta la celebrazione della messa secondo l'antico rito, ma perche' non spiegarlo ai fedeli senza pretendere ubbidienza senza discussione?
Finora abbiamo sentito solo: la Messa tridentina e' anticonciliare (il Papa afferma il contrario...), il latino e' una lingua del tutto sconosciuta (non e' vero...), la Messa tridentina è solo coreografia (che cosa ne pensano i nostri padri, nonni e bisnonni?), il motu proprio parla solo di rito romano (in realta' si parla di chiesa latina)...
Modestamente non mi sembrano motivazioni convincenti.
Si pensa che la Messa tridentina sara' usata come una bandiera contro il Concilio? Si prenderanno provvedimenti se cio' avverra', ma per appurare questa ipotesi il motu proprio deve essere applicato altrimenti si tratta di accuse preventive e non provate.

francesco ha detto...

cara raffaella
la cosa mi starebbe bene se non fossimo su un sito cattolico... dove la Chiesa non è solo il Papa, ma anche i Vescovi...
che la stampa dica quello che gli fa comodo lo sappiamo, che giudichiamo un vescovo da quello che gli fa dire la stampa non è una buona cosa...
se anche fossero solo quelle le motivazioni che i presuli portano, mi pare che un atteggiamento cattolico corretto sia quello di accettarle e, se qualcuno ha la possibilità, di chiedere chiarimenti e, magari, prospettare qualche lettura diversa della situazione...

mariateresa ha detto...

guardi Francesco che il diritto di rettifica e di smentire un articolo di giornale vale anche per i vescovi. Se qualche scimunito di giornalista distorce il mio pensiero come vescovo dovrei essere il primo a tutelare la mia onorabilità soprattutto se viene messa in discussione la Comunione della Chiesa. ma questo non è avvenuto.Ci sono tanti modi per raddrizzare le cose e magari per mettere in luce la scorrettezza di una testata. Ma se assisto al silenzio, allora come fedele rimango disorientata.

Anonimo ha detto...

caro francesco,
ci inviti giustamente a non giudicare un vescovo in base a quello che gli fa dire la stampa. Così sa, purché aggiungiamo che non dovremmo neppure giudicare un sacerdote o un laico.
Devo confessare che, a tutt'oggi, non so se veramente Mons. Nogaro abbia detto che mugugnare parole in latino non ha senso, e che usare una lingua morta non è una forma valida di prghiera.
Posso aggiungere che neppure mi interessa saperlo? Invece mi interessa dire forte e chiaro che, se mai qualcuno pronunciasse queste parole, andrebbe contro il Concilio Vaticano II, che nella Costituzione Sacrosanctum Concilium, n. 36, dice: Linguae latinae usus, salvo particulari iure, in Ritibus latinis servetur. E mostrerebbe di ignorare il Codice di Diritto Canonico del 1983, che al canone 928 dice: Eucharistica celebratio peragatur lingua latina aut alia lingua, dummodo textus liturgici legitime approbati fuerint.

Anonimo ha detto...

Concordo con Mariateresa...sono tante le sollecitazioni che ci arrivano da piu' parti. Le parole del vescovo di Caserta era virgolettate.

Anonimo ha detto...

Ho ribadito più di una volta che "non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire" e, mi dispiace veramente doverlo dire, ma don Francesco continua imperterrito a voler far parte di quel “genere”. Peccato, davvero un grande peccato…!!!

francesco ha detto...

vi farà piacere leggere che:

Présentation de la lettre du 6 juillet 2007 de Mgr de Kerimel,

évêque de Grenoble-Vienne, à tous les prêtres du diocèse, à propos du Motu Proprio.

- extraits -

Chers frères prêtres,
Nous accueillons dans la foi le Motu Proprio de notre Pape Benoit XVI. L’intention du Pape est avant tout
son souci de la réconciliation interne au sein de l’Eglise, et il l’explique dans sa lettre aux évêques.
Le Pape a pris le temps de la réflexion et de la prière ; il a écouté les arguments de ceux qui lui présentaient
des réserves et des craintes. Il promulgue ce Motu Proprio avec sérénité, dans la continuité du Motu
Proprio de Jean-Paul II, pour donner un cadre juridique plus clair, compte tenu de l’évolution du contexte.
Quelle que soit notre opinion personnelle, nous avons été ordonnés pour être serviteurs de la communion
et acteurs de réconciliation.

1 – Le contenu du document
Il faut redire clairement que le Missel de Paul VI reste la forme ordinaire et normale du rite de l’Eglise
Catholique latine. Il n’est pas question d’obliger les fidèles à participer à la messe selon le Missel de 1962.
L’usage du Missel de 1962 reste une expression extraordinaire du rite de l’Eglise Catholique latine.
La possibilité de célébrer selon le Missel de 1962 est élargie à tous les prêtres pour des messes sans
participation de fidèles, aux communautés religieuses ou sociétés de vie apostolique, et à des « groupes
stables de paroissiens » qui en font la demande à leur curé. Cette possibilité concerne aussi des demandes
particulières, comme les mariages, obsèques ou autres célébrations occasionnelles comme des pèlerinages.
Il faut donc éviter de dire ou laisser dire que c’est une remise en cause générale de la liturgie paroissiale. Le
souci de la communion implique de la part de ceux qui sont attachés au Missel de 1962 un accueil positif de
la liturgie de Paul VI.

2 – Dans le diocèse
Depuis Mgr Matagrin, une messe selon le Missel de 1962 est célébrée chaque dimanche à St André de
Grenoble. Il est bien dans mon intention de poursuivre.
J’ai, en plus, donné quelques autorisations pour des groupes de pèlerins en route vers La Salette, et pour
quelques mariages et baptêmes. Il me semble que le climat est plutôt paisible dans le diocèse.

3 - L’application du Motu Proprio
Je compte sur votre sens pastoral pour la mise en oeuvre du Motu Proprio, qui est fixée au 14 septembre. Il
faudra être attentif aux demandes éventuelles qui nous seront faites, et y réfléchir au niveau diocésain pour
« mutualiser » nos moyens. Dès la rentrée une réunion est prévue dans ce sens.
Notre souci de pasteurs est d’annoncer de manière renouvelée l’Evangile de Jésus-Christ et de promouvoir
le concile Vatican II encore trop méconnu. Il me semble que c’est par une conversion – profonde et sans
cesse à vivre – à Jésus-Christ de chacun et de nos communautés que nous dépasserons les clivages.
Travaillons à former une Eglise de disciples, une Eglise de témoins.
Je vous assure de ma reconnaissance et de mon soutien.

† Guy de Kerimel
Évêque de Grenoble-Vienne

Anonimo ha detto...

Penso che mons. Bagnasco abbia voluto rappresentare una vicinanza al Papa più come un pio desiderio che una realtà. Infatti molte persone leggendo i giornali mi hanno presentato il loro stupore per le prese di posizioni di alcuni vescovi e cardinali contro il Papa. Non era la loro volontà? Comunque questa è l'impressione. Non hanno detto una parola per apprezzare il documento pontificio.
per fortuna la gente non è su questa lunghezza d'onda.
Nelle due messe che ho celebrato secondo il rito tradizionale, ho visto più attenti e interessati coloro che non lo conoscevano piuttosto che gli anziani. Ma non c'è stata nessuna divisione nella parrocchia. Chi aveva paura di un ritorno del latino si è tranquillizzato, chi cercava una partecipazione più profonda e spirituale l'ha trovata nella Messa di sempre.
Mi ha colpito il fatto che i curiosi sono stati spiazzati dai lunghi silenzi che non sapevano come riempire. Forse le nostre liturgie sono molto comprensibili razionalmente e sentimentalmente perché piene di parole, ma tutte queste parole non danno spazio alla contemplazione del mistero di un Dio che si fa nostro cibo.

Spero che la possibilità di conoscere entrambi i riti dia il via a una vera realizzazione della riforma liturgica voluta dal Concilio che nei fatti si è rivelata una desolazione a livello di lingua (traduzioni sbagliate: vedi le parole della consacrazione in italiano che saranno corrette nella prossima edizione del messale) a livello musicale (qualità scadente delle musiche e dei testi di molti canti) a livello artistico (chiese che non rispondono più a un criterio del sacro.

Anonimo ha detto...

Parole sante, caro don Luigi. Condivido pienamente la conclusione del Suo post!