4 dicembre 2007

Mons. Padovese: «Dopo il viaggio del Pontefice la Turchia ci rispetta di più»


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«Dopo il viaggio del Pontefice la Turchia ci rispetta di più»

DAL NOSTRO INVIATO A ISTANBUL

Salvatore Mazza

Un clima «diverso». In cui si registrano «se­gni positivi di apertura» verso la Chiesa e, in genere, «verso le minoranze». A ri­definire il quale «certamente» la visita compiu­ta da Benedetto XVI in Turchia «è stata determi­nante ».

Monsignor Luigi Padovese è dal 2004 vicario a­postolico per l’Anatolia e, dallo scorso settem­bre, presidente della Conferenza episcopale tur­ca.
Il punto che fa con Avvenire sulla realtà del­la Chiesa cattolica in Turchia è improntato al­l’ottimismo. Tracciando un quadro che, final­mente, appare spogliato di tutte le tensioni che, nel febbraio 2006, portarono all’assassinio di don Andrea Santoro. E a quelle che nell’autunno del­lo stesso anno avvelenarono la vigilia della visita del Papa ad Ankara e Istanbul, conseguenti alle polemiche sur­rettizie scatenatesi dopo il discor­so di Papa Ratzinger a Ratisbona, e che proprio nella 'laica' Turchia trovarono più risonanza.

Monsignor Padovese, come defi­nirebbe oggi la situazione della Chiesa in Turchia?

Da quanto vedo ci sono stati dei passi abbastanza positivi, magari piccoli ma che lasciano ben spe­rare per il futuro, anche se di sicuro il cammino ancora da fare è comunque molto lungo.

Di quali passi si tratta?

La riapertura di alcune chiese, per esempio. Se­condo me si tratta di un segno che ci si sta o­rientando sulla strada giusta. Ripeto, il cammi­no è ancora lungo, però anche se a piccoli passi si arriva a qualche conclusione. A mio avviso si tratta di un indice positivo di un’apertura della Turchia anche nei confronti delle minoranze.

Quanto ha influito a suo giudizio la visita del Papa a questo cambiamento di clima? Un anno fa era piuttosto pesante.

Credo che a un anno di distanza si possa dire che le cose siano decisamente migliorate. E che la visita di Sua Santità sia stata, in questo senso, molto importante.

In che cosa lo si vede?

Innanzitutto è cambiato l’atteggiamento, dicia­mo così, 'generale' nei confronti del Santo Pa­dre. Rispetto a quanto si scriveva, e si diceva, pri­ma della visita, oggi è diventato positivo, e que­sto secondo me è già un segnale buono. E poi cer­te polemiche, che sui giornali ritornavano con­tinuamente, nei confronti della Chiesa, nei con­fronti delle sue attività o, meglio, delle sue sup­poste attività 'missionarie' (ossia di 'proseliti­smo' a fine di conversioni, ndr), sono scompar­se completamente. Ecco, adesso davvero si può dire che questi attacchi non esistono quasi più, se non da parte di una certa stampa che, per al­tro, si sa che si muove in una direzione di tipo nazionalistico.

© Copyright Avvenire, 4 dicembre 2007

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