8 dicembre 2007

Norma bavaglio sull'omofobia: chi rischia il carcere? Mons. Fisichella: il voto della Binetti coraggioso e COERENTE!


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Il paradosso/1 Dai catechisti agli ebrei, chi rischia il carcere per omofobia

CATERINA MANIACI

ROMA Papa Ratzinger, tutti i sacerdoti che citano le Sacre scritture, il catechismo della Chiesa Cattolica, chi legge, cita e studia San Paolo e Dante: insomma tutti costoro, se fosse approvata la famosa norma "antiomofobia" contenuta in un emendamento al dl sicurezza, votato giovedì sera al Senato, rischierebbero il carcere, fino a tre anni. Il "se" è d'obbligo, certo, ma è un fatto che San Paolo e tutti gli altri testi e personalità citate hanno sempre parlato molto chiaramente di "devianza" sessuale per usare l'espressione più temperata - nei confronti dei gay. L'apostolo di Tarso li stigmatizza in varie occasioni e nella Prima Lettera ai Corinzi colloca gli «effeminati» e i «sodomiti» nell'elenco di quelli che certo «non erediteranno il regno dei Cieli». Dante fa di più: scaraventa direttamente il maestro Brunetto Latini nel terzo girone del settimo cerchio dell'Inferno, dove sono puniti i violenti contro Dio, natura e arte. Nel Catechismo - un testo universalmente diffuso - si parla espressamente di atti omosessuali come «peccati gravemente contrari alla castità», vera «espressione del vizio della lussuria».
Nel 1986 il cardinale Joseph Ratzinger firma il documento "Homosexualitatis Problema", in cui dichiara che la Chiesa deplora decisamente il fatto che «le persone omosessuali siano state o siano oggetto di espressioni malevole e di azioni violente», ma respinge ogni pressione ad «accettare la condizione omosessuale, come se non fosse disordinata».

Poi, nel 2005, quando Ratzinger è diventato pontefice, la Congregazione per l'educazione cattolica pubblica un'Istruzione in cui viene ribadito che «la Chiesa non può ammettere al seminario e agli ordini sacri coloro che praticano l'omosessualità».

Tutte dichiarazioni omofobe? Atti discriminatori o che «incitano alla discriminazione», come recita il comma al centro della bufera politica?

Se poi si va a guardare in casa dei «fratelli maggiori», il tema dell'omosessualità nella religione ebraica affonda le sue radici nell'Antico testamento, più esattamente nel libro del Levitico, in cui si descrivono i rapporti sessuali tra uomini un «abominio», punibili come un crimine capitale, anche se oggi non esiste nessun tribunale rabbinico che possa infliggere la sentenza prevista. La visione storica prevalente è stata quella di considerare i rapporti omosessuali immorali e peccaminosi, a sostegno della categorica proibizione della Torah. C'è da sottolineare che l'argomento è stato origine di dispute tra i moderni movimenti ebraici e ha condotto a dibattiti e divisioni.

Che cosa pensi il mondo cattolico della norma antidiscriminazione omosex è testimoniato dall'editoriale intitolato "Decisione squassante", apparso ieri sul quotidiano dei vescovi italiani, Avvenire, in cui la norma viene definita come una «calcolata operazione ideologica di scardinamento del sistema sociale».

Per il rettore della Pontificia università lateranense e cappellano di Montecitorio, monsignor Rino Fisichella, poi, il voto contrario della teodem Paola Binetti sul dl sulla sicurezza «è stato un voto coraggioso, ma soprattutto è stato un voto coerente».

© Copyright Libero, 8 dicembre 2007


Il paradosso/2 L'islam pensa alla poligamia e in Occidente non farà battaglie sui gay

ANDREA MORIGI

Contro i sodomiti, l'islam non spreca troppi sforzi di propaganda. Li fa fuori. Mahmoud Ahmadinejad alla Columbia University di New York, lo ha detto chiaro e tondo, rispondendo a uno studentello liberal che tentava di provocarlo: «Il problema dei gay non esiste in Iran, non so chi le abbia raccontato una cosa del genere». Era il 24 settembre scorso e il presidente riportava dati ufficiali. Era serissimo e sincero. Ma sarebbe stato più preciso se avesse detto: non esiste quasi più. L'ultimo che hanno scoperto, Makwan Moloudzadeh, lo hanno impiccato all'alba di mercoledì a Paveh, una cittadina del Kurdistan iraniano. Negli ultimi 28 anni, cioè a far data dalla rivoluzione islamica, il regime di Teheran ha mandato a morte più di 4mila persone accusate di "lavat", ossia per rapporti omosessuali. Nel resto del mondo islamico, stanno risolvendo più o meno allo stesso modo la questione. Un elenco parziale di orrori lo ha reso disponibile padre Samir Khalil Samir su AsiaNews.it. Altre sei nazioni, oltre all'Iran, prevedono ufficialmente la pena di morte per il reato di omosessualità: Arabia Saudita, Mauritania, Sudan, Somalia, Somaliland, Yemen e l'Afghani stan fino all'epoca dei Talebani. Si reprime, ma con più moderazione, anche in Bahrain, Qatar, Algeria, Maldive e Libano, con il carcere, o pene corporali. Altrove, come in Turchia, Giordania, Egitto e Mali, l'omosessualità non è considerata un crimine dal codice penale, ma chi la pratica rischia di essere condannato per offesa alla moralità pubblica. Tra il tabù e le norme anti-omofobia, sembrerebbe passare una distanza incolmabile. Ma per la legge coranica tutto è relativo. Nei territori governati dai musulmani il tema non si discute nemmeno.
Quando si passa nelle terre degli infedeli, però, bisogna farsi furbi. E, pur di far passare nell'ordinamento dei Paesi occidentali qualche elemento di sharia, si sarebbe disposti a tutto. È accaduto già in Spagna, dove il governo Zapatero ha fatto approvare le nozze tra gay. Ma, spiega su islamonline.it Mansur Escudero, presidente della Giunta Islamica e segretario generale della Commissione Islamica Spagnola: «Noi musulmani non ci siamo opposti al fatto che lo Stato regolasse il matrimonio omosessuale, nonostante esso non sia per noi lecito. Non mi sembra però congruo, sia dal punto di vista giuridico che da quello della morale pubblica, mantenere illegale la poligamia in una società che tollera la prostituzione e gli amanti, e che legalizza il matrimonio tra omosessuali».
Si può venire a patti, insomma. Voi miscredenti comportatevi come più vi aggrada, purché lasciate che noi maomettani cresciamo e ci moltiplichiamo, fecondando a ripetizione fino a quattro mogli. Anzi, è meglio che coltiviate il vizietto, ché così perderete la sfida demografica, con l'aiuto dell'aborto libero, della contraccezione adolescenziale e dell'eutanasia a go-go. Pare contraddittorio, ma l'ideologia dell'identità di genere, che ispira limitatamente all'Occidente l'equiparazione della famiglia e della sodomia, è un alleato dell'islam.

© Copyright Libero, 8 dicembre 2007

1 commento:

euge ha detto...

Peccato che i coerenti sono pochissimi in questo caso una!!!!!!!