17 febbraio 2008

Il ritorno del partito dei Cattolici (Panebianco per "Il Corriere")


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LA SCELTA CENTRISTA

IL PARTITO DEI CATTOLICI

di ANGELO PANEBIANCO

La rottura fra Berlusconi e Casini è ormai certa. Occorre riconoscere a entrambi un grande coraggio. Berlusconi, scegliendo la separazione da Casini, mette a rischio una vittoria elettorale che era fin qui data per certa. Casini, rifiutando di entrare nel Popolo della Libertà alle condizioni di Berlusconi, sceglie una strada rischiosissima, quella della lotta per la sopravvivenza. Hanno certamente anche pesato ruggini personali. Ma forse la separazione definitiva delle loro strade era comunque inevitabile (se non fosse accaduto adesso sarebbe accaduto in seguito). Al fondo, infatti, c'era un dissenso strategico, non componibile. Di tutti gli alleati di Berlusconi Casini era l'unico a non condividere l'idea che la politica italiana dovesse stabilmente imperniarsi su una competizione bipolare nella quale (come sempre accade nelle competizioni bipolari) il «centro» non è stabilmente occupato da alcun partito ma è, invece, il luogo in cui convergono, contendendosi gli elettori di centro, lo schieramento di destra e lo schieramento di sinistra. Fedele alla tradizione politica (quella democristiana) da cui proviene, Casini ha puntato tutto sul mantenimento di un partito di centro. Anche la sua preferenza per un sistema elettorale «alla tedesca» è sempre stata funzionale a quel disegno. L'incomponibilità dei disegni strategici ha reso «armata» e altamente conflittuale la coesistenza fra Casini e Berlusconi nel precedente governo di quest'ultimo. E l'avrebbe resa armata e conflittuale anche in una nuova esperienza di governo. Da qui il rifiuto di Berlusconi di rivedere un film già visto.
Si noti che questa divergenza strategica non è legata a dissensi di tipo programmatico. Nei resoconti giornalistici sulle trattative fra Berlusconi e Casini non si trovano tracce di dissensi programmatici (sulla politica economica, sulla politica estera, sui temi etici o su altro).
Qual è allora il punto? Perché non solo Casini ma anche altri ritengono indispensabile la sopravvivenza di un partito di centro, di un partito capace di occupare in permanenza il centro? È all'interno del mondo cattolico che va cercata la risposta. Il partito di centro, infatti, nella tradizione italiana, è un partito di cattolici. È l'espressione dell'organizzazione politica dei cattolici. Ma i cattolici, oggi, sono ampiamente presenti, e visibilissimi, in tutti e due gli schieramenti. Sono accasati nel Partito democratico come lo sono in Forza Italia e in An. Senza contare il fatto che se in queste elezioni ci sarà, come tutto lascia intendere, la lista per la moratoria sull'aborto promossa da Giuliano Ferrara, diversi elettori cattolici saranno fortemente tentati di votarla.
E dunque perché un partito cattolico di centro? La risposta è chiara: la storia pesa. Una parte, non sappiamo quanto grande, del mondo cattolico, una parte dello stesso clero (alto e basso), si ricorda della Dc e pensa che senza un partito ispirato allo scudo crociato le esigenze dei cattolici non sarebbero sufficientemente tutelate in politica. Queste elezioni saranno, oltre a molte altre cose, anche un test sull'atteggiamento dei cattolici. Possono affidare le loro aspirazioni e le loro speranze al gioco bipolare della competizione fra sinistra e destra o devono di nuovo investire su un partito dei cattolici?

© Copyright Corriere della sera, 17 febbraio 2008 consultabile online anche qui.

Indubbiamente la scelta di Casini mischia le carte sul tavolo del gioco elettorale.
Personalmente ascoltero', esaminero', valutero' e votero'...
Il quadro non e' ancora chiaro per quanto mi riguarda, ma c'e' ancora tempo per prendere una decisione.
Vi dico la verita': in questo momento non so a chi andra' il mio voto.
So solo a chi non andra': ai partiti anticlericali e a quelli che si alleano con partiti e liste anticlericali
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R.

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