17 febbraio 2008

Sergio Romano prende finalmente posizione: dà ragione ai docenti della Sapienza!


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Circa l'invocato boicottaggio di Israele al Salone del Libro di Torino non le sfuggirà il paragone con Babelplatz a Berlino: lì nei primi anni del regime nazista vennero bruciati i libri degli autori ebrei. Oggi che, salvo che per il presidente iraniano, per quello venezuelano e per Maradona, non è più possibile criticare e demonizzare gli ebrei in quanto tali, si ripete l'operazione Babelplatz nei confronti di Israele. Ho letto con soddisfazione i commenti di Pierluigi Battista, di Aldo Grasso, di Claudio Magris. Sarei lieto di leggere il suo parere in proposito.
Andrea Jarach

Risponde Sergio Romano

IL PAPA ALLA SAPIENZA ISRAELE AL SALONE DEL LIBRO

Nelle scorse settimane alcuni lettori mi hanno chiesto che cosa pensassi della polemica suscitata dall'invito che l'università di Roma ha indirizzato a Benedetto XVI per l'inaugurazione dell'anno accademico; e non hanno ricevuto risposta. Oggi lei mi chiede perché non abbia parlato in questa rubrica della polemica suscitata dal tentato boicottaggio di Israele al Salone del libro di Torino. Ho dunque due debiti per vicende che sono per certi aspetti somiglianti. È arrivata l'ora di pagarli.
Le due vicende mi hanno messo in serio imbarazzo.
Che cosa deve fare una persona di principi liberali quando alcuni docenti di una delle maggiori università italiane vorrebbero impedire a una eminente personalità religiosa di esprimersi pubblicamente? Naturalmente deve dichiarare che non è d'accordo. Che cosa deve fare la stessa persona quando apprende che alcuni gruppi politici vorrebbero rendere impossibile, di fatto, la presenza in Italia dei rappresentanti di una delle maggiori letterature contemporanee? Deve condannare il boicottaggio. Se non lo facesse tradirebbe le proprie convinzioni.
Ma il liberale sa anche che certi inviti sono sempre politici. Il Papa non è soltanto una personalità eminente, nota per i suoi studi e le sue ricerche. È l'autocrate regnante della più grande istituzione religiosa mondiale. È il Pontifex Maximus, una carica che fu, sino a Graziano, prerogativa degli imperatori romani. È il sovrano di uno Stato che, benché piccolo, è l'unico erede sopravvissuto dell'impero di Augusto. È l'unica personalità mondiale che possa parlare ex cathedra e pretendere l'obbedienza di circa un miliardo e cento milioni di «sudditi ». Nessuno può invitare lo studioso Ratzinger senza invitare contemporaneamente una persona avvolta in un'aura di sacralità e regalità. È giusto chiedergli di parlare a una cerimonia accademica, soprattutto mentre la Chiesa romana è impegnata in una specie di Kulturkampf per la vittoria dei suoi principi contro quelli della modernità, senza che l'invito susciti reazioni fra quanti temono che l'evento possa essere considerato una vittoria della fede contro la società secolare? Non avrei mai sottoscritto l'appello dei 67, ma non avrei mai invitato il Papa a una solenne cerimonia accademica dell'università di Roma.

Il caso di Torino è in parte diverso. Ma non è vero che il Salone, scegliendo Israele come ospite d'onore, abbia invitato una letteratura. Ha invitato uno Stato che assume da quel momento, come accade sempre in queste circostanze, il ruolo dell'interlocutore ufficiale. Così è accaduto l'anno scorso al Salone del libro di Belgrado dove l'ospite d'onore era l'Italia e toccò al governo italiano organizzare il padiglione nazionale. Così accadde a Parigi nel 2002 quando un ministro del governo socialista di Lionel Jospin fece sapere che non avrebbe gradito la presenza di Berlusconi. Sorge a questo punto un problema molto simile a quello che scoppiò in occasione dei Giochi olimpici del 1980, dopo l'invasione sovietica dell'Afghanistan, quando gli Stati Uniti rifiutarono di inviare le loro squadre in un Paese che era impegnato in una guerra di conquista. Anche Israele è in guerra. Molti sostengono che è una guerra giusta contro una forma di terrorismo. Altri pensano che i terroristi siano in realtà patrioti e che la guerra del governo israeliano sia un tragico errore. Si può sostenere l'una o l'altra di queste due posizioni. Ma la discussione concerne gli Stati e la loro politica, non gli scrittori e la loro libertà di parola. Il Salone di Torino aveva il diritto d'invitare Israele ed è stato giusto, di fronte ad assurde minacce di boicottaggio, confermare l'invito. Ma coloro che criticano la politica dello Stato israeliano hanno il diritto di non essere considerati antisemiti.

© Copyright Corriere della sera, 15 febbraio 2008

Romano, Lei e' d'accordo con i docenti "illuminati". Firmi l'appello, quindi. Ricordi, pero', che in quella lettera c'e' un errore clamoroso (di cui Lei non parla...) e cioe' l'avere attribuito a Joseph Ratzinger il pensiero di Feyerabend.
Perche' non analizziamo questo piccolo particolare?

R.

6 commenti:

Luisa ha detto...

Cari amici innanzitutto buona domenica a tutti !

Poi se anche oggi bisogna comentare certe "tartines" mi limito a dire che quando leggo la frase seguente:

..."È giusto chiedergli di parlare a una cerimonia accademica, soprattutto mentre la Chiesa romana è impegnata in una specie di Kulturkampf per la vittoria dei suoi principi contro quelli della modernità...."

....mi viene una furiosa voglia di terminare lì la mia lettura.
Modernità..Kulturkampf ( e caspita con un Papa tedesco....)..
Vorrei solo ricordare che la Kulturkampf è un termine che designa la battaglia di civiltà e cultura nata attorno al 1870, portata al suo apice in Prussia dal cancelliere Otto von Bismarck,con una legislazione anti-cattolica ,riflesso di una vera lotta di potere,contro la Chiesa cattolica e la sua influenza.
Allora d`accordo che abbiamo un Papa tedesco, ma appliccare alla Chiesa un termine che disegna la lotta laicista e anti-clericale che fu condotta CONTRO di essa, mi sembra un "tour de passe-passe" superficiale, un giochetto da prestigidatore che non sapendo più come interessare il suo pubblico, ricorre al coniglietto che esce dal cappello....eh, mica siamo tutti stupidi e ignoranti!

E la predica di Rusconi?...avrò coraggio di leggerla?
Mi sa che dopo la Kulturkampf servita alla colazione non ne avrò il coraggio!

Buona domenica!

Anonimo ha detto...

a prescinder dal "succo" del pezzo, che è l'esatta fotocopia dello Scalfari-pensiero sui vergognosi fatti della Sapienza e di cui non vale più neanche la penna di occuparsi), mi ha fatto sorridere l'incredibile supponenza (che la dice lunga sul reale spessore intellettuale di questa "intellighentia"!) che emerge in trasperenza nell'incipit dell'articolo, il cui tono è in sostanza il seguente: "sono stato finora in silemzio su questi temi, ma ora vedendo voi derelitti discepoli rimasti senza il prezioso nutrimento della mia parola e convenuti tutti ad implorarmi di interrompere il silenzio , per compassione non posso più esimermi e dunque vi dispenso dall'alto la mia opinione, perchè finalmente possiate saziarvi."

Luisa ha detto...

Mi rendo conto che ho scritto Rusconi al posto di Scalfari.....la predica scalfariana c`è stata ed io sarò fedele alla mia intenzione, non la leggerò !

gemma ha detto...

un colpo alla botte e uno al cerchio, giusto per non scontentare nessuno. A me la posizione di Romano sembra questa e, dal suo punto di vista, non potrebbe fare diversamente, pena l'esclusione dall'intelligentia
Purtroppo, oggi si tende ad attribuire a tutto un significato politico, giusto per fornire un capro espiatorio all'incapacità della politica
Non si riesce a mantenere la pace in Medio Oriente? La colpa è di Israele e chi nega il suo diritto ad esistere non ha comunque evidentemente responsabilità
L'Italia è ingovernabile? La colpa è dell'ingerenza di questa Chiesa che dice le cose di sempre ma che oggi non si ha più la tolleranza di ascoltare
Qualcuno raccoglie firme per impedire ad altri il diritto ad esprimersi, distorcendone il pensiero per renderlo ancora più inviso e attribuendo alle sue parole un significato politico? In parte disapproviamo, perchè non è questo che ci ha insegnato l'illuminismo ma ci inventiamo il diritto a dissentire. Peccato che il diritto a dissentire dovrebbe consistere nella libertà di critica dopo la libertà di parola e non prima che chiunque abbia avuto la libertà di parlare.
E per libertà di parlare si dovrebbe intendere la possibilità di farlo senza raccolta di firme e intimidazioni

euge ha detto...

Complimenti a Sergio Romano che ha spostao la tesi dei sedicenti illuminati della Sapienza.........
Una scelta veramente dettata dalla profonda conoscenza dell'attuale ingerenza di questa chiesa troppo parlante che si vorrebbe ridurre al silenzio........! Beh io ringrazio Dio che ci sia una chiesa parlante perchè di una chiesa uniformata al potere politico, ai dictat delle ideologie non saprei che farmene. Si impedisce al Papa di parlare all'università la sapienza solo perchè non si è in grado culturalmente, di sostenere con lui un sensato scambi di opinioni e allora si butta tutto sull'ideologia o sulla KulturKampf un termine che stato probabilmente citato ad effetto senza conoscerne il significato..... ma, va bene così purchè si dia addosso al Papa. Cari signori il vostro odio ha del morboso e del patologico oppure è soltanto come ho detto in qualche altro post, una forma di ribellione feroce al vostro senso di inferiorità.

Anonimo ha detto...

Amici, ero gia' intervenuto quando si trattava di dire una parola di moderazione per il professor Maiani; ora vorrei dirne un'altra per Sergio Romano. Leggo quasi quotidianamente la sua Stanza, erede di quella di Indro Montanelli. Vi posso assicurare che Romano non e' un ignorante e non e' nemmeno un anticlericale, perche' ha difeso energicamente, ricordo, il Papa e la Santa Sede quando ci fu il famoso intervento di Ratisbona. Cerchiamo di vedere le parti positive del suo discorso. Si dice chiaramente che e' illiberale sottoscrivere un appello affinche' qualcuno non parli, perche' cosi' si contravviene ad uno dei principi stessi del liberalismo. E non e' poco: sta dando torto a tutti quelli che erano contrari affinche' il Papa, una volta che l'invito era stato inviato ed accetato, non intervenisse. D'altra parte, non si nasconde le difficolta' del caso specifico. Non me ne vogliate, ero anche io perplesso all'idea del Papa che da' la lectio magistralis d'inizio anno accademico all'universita' La Sapienza. Non per le ragioni addotte da Cini e dai famosi 67, ma perche' la massima autorita' religiosa puo' mettere un "sigillo" alquanto ingombrante, anche se, come poi si e' visto, il discorso di Ratzinger tutto sarebbe stato tranne che un'imposizione. Successivamente, si era cambiata idea, a mio parere opprtunamente, proponendo che il Papa intervenisse con un piu' breve discorso riflessione verso la fine della cerimonia. Benedetto XVI ha accettato senza problemi mi pare. Ed a quel punto, sempre secondo me, non c'erano ragioni per insistere nel negare il suo diritto ad essere presente ed a dire alcune parole. Perche' di deve negare ad un vescovo di partecipare alla cerimonia d'inaugurazione dell'universita' della propria citta? Di che si ha timore? Di quale ideologia di e' prigionieri? Ahmadinejad, che anch'egli un capo politico con tutte le sue dementi idee, puo' intervenire in una universita' e Joseph Ratzinger no? Purtroppo questo non e' stato capito, ed i famosi 67 hanno continuato la loro battaglia, cosi' come le teste vuote di pochi studenti sui quali preferisco nemmeno soffermarmi. Io direi questo, con molta pacatezza, a Sergio Romano in risposta. Perdonatemi un'ultima nota sull'uso di "Kulturkampf": l'origine non e' gradevole, e' vero, pero' penso che dovremmo anche considerare che veniva applicata 150 anni fa. Non penso sia sbagliato usarla oggi in sensi e contesti piu' larghi. Se intendiamo che la Chiesa stia cercando di ritornare alle sue radici contro certi atteggiamenti della modernita' che hanno messo radici anche dentro di lei, "kulturkampf" forse non ha un significato molto negativo.

God Bless, Max.