2 luglio 2008
Card. Vithayathil: "L'Asia guarda a san Paolo modello di evangelizzazione" (Osservatore)
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Un intervento del cardinale Vithayathil
L'Asia guarda a san Paolo modello di evangelizzazione
New Delhi, 2. "Rivitalizzare lo zelo missionario e lo spirito nell'annuncio della buona novella": è questo il compito che spetta alla Chiesa in India, ma in generale anche in tutta l'Asia, in occasione dell'Anno paolino, nelle parole del cardinale e arcivescovo maggiore di Ernakulam-Angamaly dei Siro-Malabaresi Varkey Vithayathil.
Il cardinale, che è anche presidente della Conferenza dei vescovi cattolici dell'India (Cbci), in una dichiarazione rilasciata all'agenzia Asia News, ha sottolineato il valore dell'evento per l'evangelizzazione del continente. Il porporato ha detto: "Nelle celebrazioni per il secondo millennio della nascita di san Paolo, la Chiesa deve anzitutto rivitalizzare il suo zelo missionario e lo spirito nell'annuncio della buona novella a tutti i popoli. San Paolo è stato il più grande missionario della storia e la sua vita e predicazione sono l'elemento più importante per l'India e l'Asia, soprattutto in questo nostro tempo".
Il cardinale ha ricordato poi che, in occasione dell'ultimo incontro con i vescovi indiani, ha ribadito fortemente la necessità che la Chiesa realizzi una nuova evangelizzazione.
Il porporato ha affermato: "Ho detto ai vescovi dell'India che il lavoro sociale non è sufficiente. Il lavoro sociale è evangelizzazione indiretta, ma la Chiesa in India, con franchezza, deve predicare Gesù Cristo".
Ha quindi specificato: "Predicare il Vangelo e annunciare la Buona Novella della salvezza, è la carità più grande che la Chiesa in India e in Asia può offrire. Questa carità ha il potere di trasformare la vita della gente, fino ad avvolgere l'esistenza quotidiana in una nuova dignità. Questa è la missione della Chiesa e di ogni cristiano battezzato".
Il porporato nel suo intervento ha invitato alla lettura delle epistole del santo, ricordando che sono essenziali per i vescovi, i sacerdoti e i laici, perché istruiscono sul modo in cui la vita di ogni essere umano può diventare testimonianza di Gesù.
In particolare, il porporato ha citato alcune parole dell'apostolo delle genti, riferendosi alla difficile situazione in cui vivono alcune comunità cristiane nel Paese: "Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia".
Il presidente dei vescovi ha commentato: "Non vi è nulla di più prezioso di questa corona di giustizia. Dovrebbe essere questo lo spirito che anima noi in India, nel clima di intolleranza contro i cristiani che si respira in molti Stati indiani, e con le leggi anticonversione che vorrebbero piegare lo spirito evangelico". E ha concluso: "Questo zelo indomito dell'apostolo dovrebbe accrescere lo spirito evangelico nel cuore di tutti noi in India: evangelizzare nella speranza, comunicando Gesù alla gente. Oggigiorno è importante vivere il Vangelo con radicalità e il nostro modello è san Paolo".
Per il cardinale l'apostolo delle genti mostra quello a cui un cristiano va incontro predicando il Vangelo. Il santo è modello di evangelizzazione in tutta l'Asia e soprattutto per la Chiesa perseguitata in India. Il porporato ha proseguito affermando che san Paolo è stato l'apostolo dei pagani ed è stato perseguitato a causa di Gesù Cristo.
Tuttavia, ha puntualizzato il presidente dei vescovi: "Questo non ha annacquato il suo zelo. Egli ha viaggiato in lungo e in largo nel mondo di allora, con tutte le difficoltà che esistevano in quei tempi. ha dovuto subire animosità e pericoli, cercando di convertire i popoli alla nuova fede. Egli ha sopportato con tenacia tutto questo, giungendo al compimento della sua opera. Infine, egli è stato decapitato".
Il cardinale ha messo in rilievo ancora, in un altro passaggio del suo intervento, il coraggio estremo del santo fino a consumarsi nell'amore di Cristo: "Paolo - ha detto - era cosciente delle conseguenze cui si giunge dimenticando di proclamare il Vangelo". Per il presidente dei vescovi, in conclusione dell'intervento, è questa la strada che la Chiesa deve seguire: "Paolo era così consumato dall'amore per Gesù, che ha sofferto con coraggio anche le persecuzioni. Egli non ha mai usato la forza o la seduzione, un'accusa che spesso si fa contro i cristiani in India, ma predicava e la gente gli credeva". Ha perciò auspicato: "Questo si dovrebbe fare in India e in Asia. Purtroppo la persecuzione ci impaurisce e il nostro zelo si raffredda, così spegniamo la nostra predicazione. È urgente che la luce luminosa della risurrezione brilli sulle generazioni presenti. Ma questo richiede che voi e io annunciamo a tutti i popoli il Signore risorto".
(©L'Osservatore Romano - 3 luglio 2008)
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