16 settembre 2008

Lourdes è un'altra storia...(Mario Ponzi per l'Osservatore Romano)


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I volti ostinatamente luminosi di chi non smette di sperare

dal nostro inviato Mario Ponzi

Lourdes è un'altra storia. È la storia del segreto divino della santità umana, nonostante la nostra epoca, con scherno, quasi con ferocia, rinneghi questo valore supremo della vita.
Benedetto XVI si è immerso in questo segreto, tenendo simbolicamente per mano i vescovi della Francia e meditando con loro proprio sul segreto della santità, per rinnovare lo slancio e la vitalità necessari a quella nuova missione evangelizzatrice di cui ha bisogno la Chiesa oggi, in Francia e nel resto dell'Europa e del mondo.
Passato il momento delle immagini - la stretta di mano tra il Papa e Sarkozy ancora questa mattina campeggiava sulle prime pagine dei giornali e sulle copertine delle riviste francesi - passato il tempo delle parole (anche se l'eco del discorso del Papa al mondo della cultura si sentirà ancora) a Lourdes è giunto il momento del silenzio, della meditazione, della preghiera dei corpi segnati dalla malattia e dalla sofferenza.
Lasciate le ampie strade di Parigi, l'immagine maestosa della cattedrale di Notre-Dame, il Papa nelle vesti del pellegrino ha attraversato le viuzze strette percorse, poco dopo la metà del xix secolo, dall'umile Bernadette, il cui profumo di santità traspira ancora oggi da ogni pietra levigata dal tempo.
È a ricordo di quella santità che nelle celebrazioni del 150° anniversario delle apparizioni è stato inserito il "cammino del giubileo"; un pellegrinaggio nel pellegrinaggio, che passa attraverso i luoghi più significativi della vita di Bernadette: la chiesa del Sacro Cuore, che conserva il fonte dove è stata battezzata; il "cachot", il carcere dove, in una squallida cella, viveva la famiglia Soubirous; la Grotta delle apparizioni e l'Oratoire dell'hôpital, dove ella ricevette la prima comunione. Le prime tre tappe del cammino il Papa le ha percorse sabato pomeriggio, dopo l'arrivo a Lourdes. L'ultima questa mattina, prima di celebrare la messa per i malati, sul sagrato della basilica di Nostra Signora del Rosario.
Il ritmo delle ore trascorse da Benedetto XVI nella cittadina mariana ai piedi dei Pirenei è stato dettato dai passi del "cammino del giubileo".
Dopo la cerimonia di benvenuto informale svoltasi nello stadio Antoine Béguère dove il Papa, giunto in elicottero dall'aeroporto di Tarbes, è stato accolto dal vescovo Jacques Perrier e dal sindaco Jean-Pierre Artiganave, Benedetto XVI ha poi raggiunto la chiesa del Sacro Cuore.
Qui ha toccato il fonte battesimale e ha recitato la preghiera ripetuta migliaia di volte in questi mesi dai fedeli di tutto il mondo che lo hanno preceduto. Con il Papa hanno pregato anche le tantissime persone raccolte nei diversi luoghi dei santuari di Lourdes, dove la sua voce veniva diffusa dagli altoparlanti. La seconda tappa al "cachot" in Piazza Peyramale. Il Papa ha dovuto raggiungere a piedi l'edificio: la strada era troppo stretta per il passaggio dell'auto. Commosso ha pregato, poi ha baciato il rosario tante volte sgranato da Bernadette. Nell'aria le note dell'Ave Maria di Lourdes. Quindi alla Grotta delle apparizioni, dove il mistero del dolore umano si incarna in tutta la sua drammaticità nei volti dei sofferenti riuniti dinanzi alla statua della Vergine.
Il Pontefice avanzava lentamente verso la grotta, accompagnato dai cappellani dei santuari.
Giunto all'altezza della sorgente miracolosa, una bambina con indosso i panni dell'epoca della piccola Bernadette gli ha offerto un bicchiere d'acqua della fonte. Ha bevuto da quel calice, per molti da centocinquant'anni sorgente di rinnovata speranza. Ha acceso un cero posto sul grande candelabro. Poi si è raccolto in silenzio. Quindi la preghiera della terza tappa, recitata con i presenti. Prima di lasciare la Grotta ha acceso una lampada votiva donata al santuario.
Dopo la cena all'Hermitage st. Joseph, Benedetto XVI è tornato tra i fedeli. Erano da poco passate le 22 quando è giunto alla terrazza inferiore della basilica. Ha assistito alla parte conclusiva della processione aux flambeaux, che era partita dalla Grotta. Impressionante la massa di persone che ha riempito la piazza e le strade prospicienti.
Ai piedi della statua della Vergine, portata accanto alla cattedra, Benedetto XVI ha voluto deporre "le vittime innocenti che subiscono la violenza, la guerra, il terrorismo, la carestia, o che portano le conseguenze delle ingiustizie, dei flagelli e delle calamità, dell'odio e dell'oppressione, degli attentati alla loro dignità e ai loro diritti fondamentali, alla loro libertà d'azione o di Pensiero"; quanti "vivono problemi familiari o che soffrono in conseguenza della disoccupazione, della malattia, dell'infermità, della solitudine, della loro condizione di immigrati" e quanti "patiscono a causa del nome di Cristo e che muoiono per Lui".
Qui a Lourdes è possibile realmente ritrovare Dio. Lo si ritrova se si cerca l'amore della Madre. Quello che Benedetto XVI è venuto a cercare proprio ai piedi della grotta di Lourdes: l'amore della Vergine.
Lo aveva confessato lui stesso al momento di lasciare Roma, ai giornalisti che lo hanno seguito in questo viaggio.

Entusiasmante la manifestazione d'affetto tributata al Papa dalla folla di Lourdes. Per quasi cinque minuti, concluso il discorso, è rimasto in silenzio con lo sguardo che, ammirato, spaziava su quel mare di fiammelle. La pioggia, caduta fitta per tutta la sera, non ha disturbato questo momento vissuto con una particolare partecipazione.

Domenica mattina l'atto conclusivo delle celebrazioni per il 150° delle apparizioni. La messa si è svolta sulla Prairie, il grande prato disteso dinanzi alla Grotta, ma al di là del Gave. Il Papa ha celebrato con numerosissimi vescovi, con i prelati del seguito e centinaia di sacerdoti. Sono state utilizzate seicento casule, realizzate a mano da una sartoria locale.
La dimensione universale del culto mariano è stata evidente al momento della proclamazione del Vangelo. Il brano tratto da Giovanni è stato letto nelle sei lingue solitamente usate nel corso delle 55 messe quotidiane che si celebrano nei santuari di Lourdes: francese, italiano, spagnolo, inglese, tedesco e olandese.
La croce è stata di nuovo al centro dell'omelia del Papa.
Ne ha ricordato il valore redentivo dopo la sofferenza; l'ha mostrata ai malati quale mezzo di identificazione con il Cristo; ha parlato delle pene di Maria abbracciata ai piedi di quella Croce. Ma è da quella croce che, come Maria, gli uomini di ogni condizione devono trarre forza, fiducia e speranza. "Maria - ha concluso - ci accompagna" come "una luce di speranza che rischiara e ci orienta nel nostro cammino".
Le intenzioni della preghiera dei fedeli sono state proposte in francese, in tamil, in arabo, in portoghese, nella lingua moré - parlata in alcune nazioni africane - in polacco e in cinese. Al termine della messa la recita dell'Angelus. Il suono a distesa delle campane dei santuari ha sottolineato la conclusione della celebrazione.
Nel primo pomeriggio l'atteso incontro con i vescovi della Francia. Il Papa ha desiderato che si svolgesse presso l'Hémicycle Sainte Bernadette, il luogo nel quale solitamente si riuniscono in assemblea plenaria.
La giornata si è conclusa con l'adorazione eucaristica alla Prairie, al termine della processione cui hanno dato vita centinaia di fedeli in rappresentanza di ventidue nazioni e dei gruppi di volontariato che accompagnano i malati nei loro pellegrinaggi.
Questa mattina, lunedì 15, di buonora Benedetto XVI ha concluso il cammino del giubileo, sostando nell'oratorio del vecchio ospedale dove la giovane Bernadette ha ricevuto la prima comunione. Ha pregato dinnanzi al Santissimo prima di leggere la preghiera della quarta tappa.
Attraversando poi due ali di folla indescrivibile per compattezza e calore, ha raggiunto la basilica di Notre-Dame du Rosaire per la messa dedicata ai malati, i coprotagonisti di Lourdes. Quando il Papa è giunto nei pressi del palco, sul quale era stato allestito l'altare, si è trovato dinnanzi al popolo del dolore. Il senso profondo di questo particolare momento lo ha dato l'amministrazione del sacramento dell'unzione degli infermi, da parte del Pontefice, a una decina di malati.
Poco prima, durante l'omelia, aveva ricordato il valore salvifico della sofferenza e riaffermato "la dignità dei figli di Dio, una dignità che non abbandona mai chi è malato". Poi ha letto con loro e per loro uno stralcio della preghiera a Maria composta appositamente per la celebrazione del giubileo.
Le parole mostrano tutto il loro limite quando si chiamano a soccorso per raccontare emozioni vissute. Restano solo le immagini dei volti ostinatamente luminosi di chi, persa ormai ogni speranza nella scienza umana, ne rimette fiducioso l'ultimo barlume nelle mani di chi comunque è pronto a salvare. Così Cristina - daremo questo nome alla donna colpita da un male che non lascia scampo - una tra i malati ai quali il Papa ha amministrato l'unzione, dava testimonianza del suo stato d'animo: "Sono serena". Quella dei tanti volti sofferenti è forse l'immagine più cara che il Papa portava con sé nel momento in cui, dopo una breve cerimonia di congedo, saliva sull'aereo che lo ha riportato a Roma. A Lourdes è stata proprio un'altra storia.

(©L'Osservatore Romano - 15-16 settembre 2008)

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