15 ottobre 2008

Benedetto XVI ai Padri sinodali: "La Bibbia chiede l’«ermeneutica della fede», il metodo storico-critico da solo non basta" (Muolo)


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Benedetto XVI ai Padri sinodali: la Bibbia chiede l’«ermeneutica della fede», il metodo storico-critico da solo non basta

DA ROMA MIMMO MUOLO

Nell’interpretazione della Bibbia il metodo storico-critico non è tutto. Positivo certamente, ma da completare necessariamente con un’esegesi a tutto campo.
L’intervento di Benedetto XVI, durante i lavori di ieri mattina al Sinodo, ha voluto precisare una questione più volte emersa in questa prima parte dei lavori e del resto molto a cuore anche allo stesso Pontefice, come si evince anche dal suo libro su Gesù. Il Papa ha parlato a braccio, sulla base di alcuni appunti che aveva vergato sulla propria agenda. E alcuni passaggi del suo intervento sono stati riassunti da L’Osservatore Romano in edicola oggi.
Rifacendosi a un documento pubblicato dalla Pontificia Commissione biblica del 1993 (della quale l’allora cardinale Joseph Ratzinger era presidente), il Pontefice ha invitato a fare attenzione ai rischi di un’esegesi esclusivamente storico-critica. Questo metodo, infatti, aiuta a capire che il testo sacro non è mitologia, ma vera storia. Con contributi spesso di altissimo livello accademico, ha fatto notare Benedetto XVI, aiu- ta a percepire tutta la realtà del fatto, ma può portare a pensare alla Bibbia come un libro che riguarda solo il passato.
Il Papa si è poi riferito alla costituzione conciliare Dei Verbum. Se scompare l’ermeneutica della fede, ha fatto notare, al suo posto si afferma l’ermeneutica positivista o secolarista, secondo la quale il divino non appare nella storia. E si riduce tutto all’umano, come nell’attuale mainstream dell’esegesi in Germania, che nega la risurrezione di Cristo e la fondazione dell’Eucaristia da parte del Figlio di Dio. Secondo il Papa non ha ragion d’essere il dualismo che attualmente separa teologia ed esegesi: una teologia che non si basa sull’interpretazione della Scrittura è una teologia senza fondamento, come non ha fondamento un’esegesi che non sia teologica. Per venire al pratico, ha concluso Benedetto XVI, dovremmo allargare la formazione dei futuri esegeti.
Nel corso della mattinata hanno preso la parola 11 Padri sinodali e 18 uditori. Tra i primi anche il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone (del suo discorso Avvenire pubblica una sintesi), il quale si è soffermato sul rapporto tra pastorale giovanile e Sacra Scrittura.
Di per sé, ha fatto notare, la Bibbia non riesce a suscitare grande attrazione agli occhi di un giovane. Ma con la guida di educatori e testimoni credibili i ragazzi mostrano una sorprendente disponibilità verso di essa. L’assemblea ha poi ascoltato l’appello del cardinale Delly, patriarca di Babilonia dei Caldei, sulla drammatica situazione della Chiesa in Iraq (ne riferiamo più ampiamente in altra parte del giornale) e gli interventi degli uditori.
«Evangelizzare non è tecnica, ma un traboccare della Parola», ha sottolineato il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi. «Il Sinodo può essere, dunque, il momento opportuno per far maturare nel popolo di Dio una stagione di amore per la Scrittura ». Anche per il Movimento dei Focolari, ha ricordato la presidente Maria Voce, «la Parola di Dio occupa un posto centrale. Si sperimenta la Parola come una fonte di Dio cui abbeverarci, con cui nutrire l’anima, come con l’Eucaristia». Per Ewa Kusz, presidente della Conferenza mondiale degli Istituti secolari, «se vogliamo fare in modo che le persone ascoltino la Parola di Dio, coloro che la proclamano devono prima esercitarsi nell’ascolto di Dio e degli uomini». Gli stessi laici sono chiamati ad essere annunciatori con un «apostolato silenzioso, paragonabile alla funzione del lievito». Daniele Boscaro dell’Agesci ha sottolineato «l’urgenza – specie per i giovani, cristiani adulti di domani – che la Parola di Dio coinvolga l’intera persona passando dalla testa al cuore per coinvolgere esistenzialmente le persone nelle loro decisioni fondamentali». Suor Viviana Ballarin, presidente dell’Usmi (l’Unione delle superiore maggiori d’Italia) ha rilevato che «in una società orfana e ripiegata su se stessa, le donne consacrate diventano una esegesi vivente della Parola di Dio che continua a farsi carne nella concretezza della loro vita». Infine Silvia Sanchini, presidente femminile della Fuci, ha sottolineato che «la Parola può e deve essere una vera e propria lampada nel cammino dei giovani, anche nella scoperta della loro vocazione».
Tra gli altri interventi da segnalare quelli del coreano Thomas Hong-Soon Han, che ha richiamato «i capi della Chiesa a un serio esame di coscienza degli stili di vita e dei beni», e della russa Natalia Fedorova, che si è convertita studiando le icone e i grandi pittori sacri. Un itinerario, ha detto, che anche altri possono percorrere.

© Copyright Avvenire, 15 ottobre 2008

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ascoltando i notiziari mattutini della radio vaticana, non mi pare di aver sentito quello francese dar conto di questo intervento, mentre quello italiano e inglese lo hanno riportato con il giusto risalto. Anche sul sito nessuna traccia, per cui non mi pare una svista. Cordialmente, Eufemia