27 ottobre 2008
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Il Papa: "Auspico che i Responsabili civili e religiosi di tutti i Paesi, consapevoli del loro ruolo di guida e di riferimento per le popolazioni, compiano dei gesti significativi ed espliciti di amicizia e di considerazione nei confronti delle minoranze, cristiane o di altre religioni, e si facciano un punto d’onore della difesa dei loro legittimi diritti" (Parole del Santo Padre alla recita dell'Angelus)
Benedetto XVI annuncia per marzo il suo primo viaggio in Camerun e Angola. Nell'ottobre del 2009 a Roma il Sinodo dell'Africa
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Il Papa: basta persecuzioni A marzo viaggio in Africa
L'annuncio a conclusione del Sinodo: farà tappa in Camerun e Angola All'Angelus il nuovo appello per la cessazione delle violenze in Oriente
Dall'inviato
Pier Giuseppe Accornero
Città del Vaticano
Dal Sinodo sulla Parola di Dio che si conclude al secondo Sinodo continentale per l'Africa che si terrà a Roma fra un anno, nell'ottobre 2009.
All'Africa e all'assemblea dei suoi vescovi Papa Benedetto intende dare particolare importanza: «È mia intenzione recarmi nel marzo prossimo in Camerun per consegnare ai rappresentanti delle Conferenze episcopali l'”Instrumentum laboris” dell'assemblea sinodale e di lì proseguirò, a Dio piacendo, per l'Angola per celebrare il 500° anniversario di evangelizzazione del Paese» perché occorre «riconoscere nella nostra vita il primato della Parola di Dio che sola ci può dare salvezza» e perché «dalla Bibbia partirà il rinnovamento della Chiesa».
L'annuncio del viaggio in Camerun e Angola – il primo in Africa di Benedetto XVI – è la grande sorpresa dell'omelia alla Concelebrazione che il Papa ha presieduto in San Pietro con 326 tra cardinali, vescovi e sacerdoti a conclusione del XII Sinodo generale sulla «Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa», che aveva aperto tre settimane fa nella basilica di San Paolo fuori le mura per collegare il Sinodo all'Anno paolino.
Un grosso cruccio per il Papa è stata l'assenza dei vescovi della Cina continentale. Pechino continua nella politica di negazione della libertà religiosa e di repressione dei cattolici che intendono restare fedeli al Papa e legati alla Chiesa di Roma. Nonostante gli appelli e le aperture dei Papi, mai il governo comunista ha dato il permesso a un vescovo di recarsi a Roma né per partecipare ai Sinodi – il primo fu nel 1967 –, né per la «visita ad limina», né per altre ragioni.
Nell'omelia Ratzinger rivolge «un pensiero speciale ai vescovi della Cina continentale, che non hanno potuto essere rappresentati in questa assemblea. Desidero farmi interprete e renderne grazie a Dio del loro amore a Cristo, della loro comunione con la Chiesa universale e della loro fedeltà al Successore di Pietro. Prego Dio di dare loro gioia, forza e zelo per guidare con sapienza e lungimiranza la comunità cattolica in Cina, a noi tanto cara».
In generale l'auspicio del Pontefice è che «un autentico rinnovamento nella Chiesa universale si realizzerà in ogni comunità cristiana con il rinnovato ascolto della Parola di Dio sotto l'azione dello Spirito Santo», secondo la Tradizione e con un'esegesi che riunisca l'elemento storico-critico e quello trascendente-spirituale, senza soggettivismi né arbitrarietà. La Bibbia va fatta conoscere e diffusa: «È indispensabile una promozione pastorale robusta e credibile della conoscenza della Sacra Scrittura, per annunciare, celebrare e vivere la Parola nella comunità cristiana, dialogando con le culture del nostro tempo, mettendosi al servizio della verità e non delle ideologie correnti e incrementando il dialogo che Dio vuole avere con tutti gli uomini. Occorre che questa esperienza sia recata in ogni comunità e che si comprenda la necessità di tradurre la Parola in gesti di amore». E l'amore «è un dovere che va testimoniato nei rapporti fatti di rispetto, collaborazione, aiuto generoso. Il prossimo da amare è soprattutto “il forestiero, l'orfano, la vedova e l'indigente”, quei cittadini che non hanno alcun “difensore”».
All'Angelus rinnova l'appello per le minoranze perseguitate in Oriente, in particolare in Iraq e India «facendo proprio» quello lanciato dai patriarchi d'Oriente che sollecitava l'attenzione internazionale per una tragedia che si consuma nel silenzio dei media e nell'indifferenza dei politici: «Basta intolleranze, violenze, uccisioni, messa in fuga dei cristiani inermi in Oriente, specie in Iraq e India. La comunità internazionale, i leader religiosi e gli uomini di buona volontà facciano sforzi per ripristinare legalità, convivenza civile e protezione per i cittadini onesti e leali; le autorità civili abbiano considerazione delle minoranze».
Denuncia Benedetto XVI: «I cristiani sono vittime di intolleranze e crudeli violenze, sono uccisi, minacciati e costretti ad abbandonare le loro case e a vagare in cerca di rifugio. Penso soprattutto all'Iraq e all'India dove i cristiani non domandano privilegi ma desiderano poter continuare a vivere nel loro Paese insieme ai concittadini, come hanno fatto sempre. Alle autorità civili e religiose chiedo di non risparmiare sforzi affinché la legalità e la convivenza siano presto ripristinate e i cittadini onesti e leali sappiano di poter contare su una adeguata protezione da parte dello Stato. Auspico che i responsabili civili e religiosi di tutti i Paesi, consapevoli del ruolo di guida e di riferimento per le popolazioni, compiano gesti significativi ed espliciti di amicizia e considerazione nei confronti delle minoranze, cristiane o di altre religioni, e si facciano un punto d'onore della difesa dei loro diritti».
© Copyright Eco di Bergamo, 27 ottobre 2008
Il silenzio, purtroppo, non e' solo dei media o dei politici, ma anche dei rappresentanti delle religioni maggioritarie in India ed Iraq.
R.
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