7 luglio 2007

I primi commenti al motu proprio "Summorum Pontificum"


Vedi anche:

IL TESTO DEL MOTU PROPRIO (in italiano)

LA LETTERA DEL SANTO PADRE AI VESCOVI PER PRESENTARE IL MOTU PROPRIO.

SPECIALE: IL MOTU PROPRIO CHE LIBERALIZZA LA MESSA IN LATINO

Oggi la pubblicazione del motu proprio "Summorum Pontificum" sulla Messa tridentina (1)

Oggi la pubblicazione del motu proprio "Summorum Pontificum" sulla Messa tridentina (2)

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In vigore dal 14 settembre in via ordinaria e senza richiesta al vescovo

Ratzinger liberalizza la messa in latino

Pubblicato il motu proprio «Summarum Pontificum» che ne permette l'uso secondo il rito anteriore alla riforma liturgica

CITTÀ DEL VATICANO - Ratzinger liberalizza la messa in latino. Benedetto XVI ha infatti pubblicato il motu proprio «Summarum Pontificum» che permette l'uso della messa in latino secondo il rito anteriore alla riforma liturgica, in via ordinaria e senza richiesta al vescovo. Il documento entra in vigore il prossimo 14 settembre.

Il rito antico è permesso, non imposto, e la liturgia ordinaria della Chiesa resta quella conciliare.

Ai vescovi resta il controllo sull'applicazione delle norme e fra tre anni dovranno riferire al Papa su eventuali difficoltà. «È infondato il timore» che con la liberalizzazione della messa in latino anteriore al 1970 «venga messa in dubbio» la «riforma liturgica» o la «autorità del Concilio». Lo spiega il Papa nella lettera ai vescovi con la quale accompagna il motu proprio sulla messa in latino. Il rito antico, precisa, «non fu mai giuridicamente abolito» e «in linea di principio restò sempre permesso».

«PER CONCILIARE» - Il Papa ha deciso il motu proprio che liberalizza la messa in latino spinto dalla «ragione positiva» di «giungere a una riconciliazione interna nel seno della Chiesa». Nelle «divisioni del passato» non sempre, osserva, «i responsabili della Chiesa» hanno «fatto il sufficiente per conservare o conquistare l'unità». Lo afferma nella lettera con cui presenta il motu proprio ai vescovi di tutto il mondo. La liberalizzazione della messa in latino secondo l'antico rito di San Pio V non è destinata a provocare spaccature nella Chiesa, in quanto presuppone «una certa misura di formazione liturgica e un accesso alla lingua latina; sia l'una che l'altra non si trovano tanto di frequente» afferma Benedetto XVI nella lettera a tutti i vescovi del mondo nella quale spiega le ragioni che lo hanno indotto a liberalizzare la messa in latino secondo l'antico rito.

DUE FORME Il motu proprio voluto da Benedetto XVI stabilisce che la messa potrà essere celebrata in due forme: ordinaria, che segue la riforma liturgica di Paolo VI del '70, che può essere usata sempre e dappertutto, in latino e nelle diverse edizioni volgari; straordinaria, che viene celebrata secondo i libri liturgici editi da Giovanni XXIII nel '62, sempre in latino. Se finora serviva un «indulto» del vescovo per autorizzare la forma straordinaria, dal 14 settembre - data in cui entrerà in vigore il motu proprio - il parroco potrà autorizzare la messa; resterà ai vescovi il compito di vigilare sull'applicazione, di segnalare eventuali difficoltà alla commissione vaticana «Ecclesia Dei» e, tra tre anni, di fare rapporto alla Santa Sede sull'applicazione di queste norme. Il parroco che lo riterrà necessario potrà organizzare una «parrocchia personale» per le messe con rito straordinario, se ci sia un numero consistente di fedeli che lo desiderino. «Nelle parrocchie in cui esiste stabilmente un gruppo di fedeli aderenti alla precedente tradizione liturgica, il parroco accolga volentieri le loro richieste per la celebrazione della Santa Messa secondo il rito del Messale Romano edito nel 1962», si afferma nell'articolo 5 del motu proprio di Benedetto XVI che liberalizza la messa secondo il rituale di San Pio V diffuso oggi dalla Sala stampa vaticana.

Corriere online


ALCUNI PUNTI FERMI:

PAPA: UNA SOLA CHIESA, DUE MESSALI

(AGI) Il Messale Romano promulgato da Paolo VI resta "espressione ordinaria" della liturgia cattolica, ma "e' lecito" celebrare il Sacrificio della Messa anche "secondo la’edizione tipica del Messale Romano promulgato da Giovanni XXIII nel 1962 e mai abrogato, come forma straordinaria della liturgia della Chiesa". Lo ha stabilito Benedetto XVI nel motu proprio "Summorum Pontificum". Il documento, pubblicato oggi ma che entrera' in vigore il prossimo 14 settembre, consente ai sacerdoti e alle comunita' religiose di scegliere liberamente quale Messale utilizzare in privato, tranne che nel Triduo Pasquale.


PAPA: MESSA IN LATINO ANCHE PER I SACRAMENTI

(AGI) "Nelle Messe celebrate con il popolo secondo il Messale del Beato Giovanni XXIII, le letture possono essere proclamate anche nella lingua vernacola, usando le edizioni riconosciute dalla Sede Apostolica". Lo afferma il Papa nel motu proprio "Summorum Pontificum" pubblicato oggi. Si puo' usare il Messale in latino anche "nell'amministrazione dei sacramenti del Battesimo, del Matrimonio, della Penitenza e dell'Unzione degli infermi, se questo consiglia il bene delle anime". Lo ha stabilito il Papa nel motu proprio "Summorum Pontificum". E a vescovi "viene concessa la facolta' di celebrare il sacramento della Confermazione usando il precedente antico Pontificale Romano, qualora questo consigli il bene delle anime".


(AGI) MESSA IN LATINO: NON REINTRODOTTA FRASE "PERFIDI GIUDEI"

Il Motu Proprio sulla messa in latino di Benedetto XVI non ripropone la formula "Oremus et pro perfidis Judaeis", cioe' l'invito "Preghiamo anche per i perfidi ebrei". Il documento riguarda infatti "l'uso del Messale promulgato da Giovanni XXIII nel 1962", mentre l'espressione "perfidi giudei" era pronunciata nella liturgia cattolica del Venerdi' Santo fino al 1959, quando Papa Giovanni la fece eliminare durante la celebrazione da egli stesso presieduta. Dall'intero messale la parola "perfidi" fu poi eliminata appunto nel 1962. L'invito a pregare per gli ebrei era una locuzione latina presente dal Medioevo e l'aggettivo "perfidis" indicava la mancanza di fede: "Preghiamo - si diceva - anche per gli Ebrei perfidi, affinche' il Signore Dio nostro tolga il velo dai loro cuori ed anche essi (ri)conoscano il Signore nostro Gesu' Cristo". Non c'entra nulla con questa questione, invece, l'indicazione contenuta nel motu proprio pubblicato oggi con la quale il Papa ha stabilito che il Messale del 1962 non puo' essere utilizzato durante il Triduo quando il sacerdote celebra senza fedeli. La proibizione, infatti, conferma semplicemente l'attuale disposizione che impedisca di celebrare in privato durante il Triduo.


MESSA IN LATINO, MOTU PROPRIO DOPO "INSISTENTI PREGHIERE"
Pontefice ha "riflettuto approfonditamente su ogni aspetto"

Città del Vaticano, 7 lug. (Apcom) - Il Papa si è deciso a pubblicare un provvedimento sulla messa in latino "a seguito delle insistenti preghiere" dei fedeli tradizionalisti, "a lungo già soppesate dal nostro predecessore Giovanni Paolo II, e dopo aver ascoltato noi stessi, i padri cardinali nel concistoro tenuto il 22 marzo 2006, avendo riflettuto approfonditamente su ogni aspetto della questione, dopo aver invocato lo Spirito e Santo e contando sull'aiuto di Dio": è la formula con la quale Benedetto XVI introduce il Motu proprio pubblicato oggi.

In una lettera di chiarimento inviata a tutti i vescovi per spiegare il Motu proprio, il Papa chiarisce, peraltro, che "notizie e giudizi fatti senza sufficiente informazione hanno creato non poca confusione" intorno al tema. "Ci sono reazioni molto divergenti tra loro che vanno da un'accettazione gioiosa ad un'opposizione dura, per un progetto il cui contenuto in realtà non era conosciuto".

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