7 luglio 2007

Messa tridentina: la reazione del cardinale Ricard e di Bernard Fellay (lefebvriani)


Vedi anche:

SPECIALE: IL MOTU PROPRIO "SUMMORUM PONTIFICUM"

IL TESTO DEL MOTU PROPRIO (in italiano)

LA LETTERA DEL SANTO PADRE AI VESCOVI PER PRESENTARE IL MOTU PROPRIO.

SPECIALE: IL MOTU PROPRIO CHE LIBERALIZZA LA MESSA IN LATINO (articoli e commenti precedenti la pubblicazione del motu proprio).

I primi commenti al motu proprio "Summorum Pontificum"

Oggi la pubblicazione del motu proprio "Summorum Pontificum" sulla Messa tridentina (1)

Oggi la pubblicazione del motu proprio "Summorum Pontificum" sulla Messa tridentina (2)

Dal libro intervista "Il sale della terra": il prete non e' un presentatore

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CARD.RICARD: MESSA LATINO,TEMO INCOMPRENSIONI SU MOTIVAZIONI
Il presidente dei vescovi francesi: "Né vincitori né perdenti"

Roma, 7 lug. (Apcom) - Dopo la pubblicazione di un Motu proprio che liberalizza la messa in latino, in una intervista concessa a l'agenzia stampa francese 'I.Media' e al settimanale francese 'Famille Chretienne', il cardinale Jean-Pierre Ricard, presidente della Conferenza episcopale francese, confida la sua "paura che le motivazioni reali del Papa non siano molto comprese", ed esprime le sue inquietudini quanto all'applicazione "pratica" del Motu Proprio. Il porporato afferma però che questo documento pontificio non fa "né vincitori né perdenti".
Il cardianal Ricard ammette che "sul piano pratico" ci potranno essere delle difficoltà nell'applicazione del Motu proprio. "Oggi molti sacerdoti sono spesso sovraccarichi di lavoro", afferma. "Molti di loro non hanno ricevuto la formazione adatta per celebrare secondo l'antico rito. Non sempre hanno i libri liturgici antichi. Senza contare che, poiché le letture non sono le stesse nei due messali, dovranno preparare due omelie".

"Dovremo inoltre gestire le reazioni dell'opinione pubblica in generale e quella dei sacerdoti in particolare", aggiunge il presidente dei vescovi francesi a 'I.Media' e 'Famille chretienne'. "Ho anche paura che le motivazioni reali del Papa non siano ben comprese".

Il cardinal Ricard, che in passato non ha mancato di esprimere le preoccupazioni dei vescovi francesi sull'apertura di Benedetto XVI ai tradizionalisti, spiega così le intenzioni papali: "Il punto che mi tocca di più è la volontà di riconciliazione espressa da Benedetto XVI". Per il porporato "è la preoccupazione fondamentale del Papa. E' importante che si riconcilino i fedeli cattolici affezionati a posizioni diverse, gli uni alla riforma del Concilio, gli altri alla forma antica del rito romano. Più che alla tolleranza, il Papa fa appello alla comprensione e all'accettazione reciproca degli uni e degli altri. Ha detto ad ognuno che deve fare una parte del cammino. Nella decisione del Papa non ci sono né vincitori né perdenti".

Quanto al ruolo dei vescovi, Ricard afferma: "Non ho alcuna inquietudine quanto alla diminuzione della mia responsabilità per quanto riguarda l'applicazione del Motu proprio". Secondo l'arcivescovo di Bordeaux, peraltro, "toccherà al sacerdote decidere nel caso in cui un gruppo di sensibilità tradizionalista si manifesti nella sua parrocchia. Ma dato il gran carico di lavoro che pesa sulle spalle di molti di loro, penso che sarà più facile trovare soluzioni a livello di diocesi".

Il cardinal Ricard esprime, infine, la sua opinione sui lefebvriani. Il Motu proprio è rivolto a loro? "Non è detto esplicitamente in nessuna parte del testo", risponde il porporato. "Ma in modo più generale, Benedetto XVI pensa anche alla Fraternità san Pio X. Ce l'ha detto a voce (nella riunione con alcuni vescovi che si è svolta in vaticano la settimana scorsa, ndr.). Ma a mio avviso questo Motu proprio creerà loro difficoltà, in particolar modo per tutto ciò che riguarda l'autorità della riforma liturgica che i preti e i fedeli di questa fraternità rifiutano di riconoscere".

Spero che il cardinale Ricard trovi altre argomentazioni, perche' quelle espresse in questa agenzia sono francamente "deboli".
Spetta ai Vescovi spiegare ai sacerdoti (e questi ultimi ai fedeli) le motivazioni del motu proprio del Papa. Sono sicura che, in questo senso, il cardinale Ricard si dara' molto da fare...o sbaglio?
I sacerdoti non hanno i testi adatti? Ma che argomento e'? Devono preparare due omelie? Il problema e' questo?
Sono d'accordo sul fatto che il documento di Benedetto XVI non riguardi solo i Lefebvriani, ma ANCHE i Lefebvriani
!
Raffaella


FELLAY (LEFEBVRIANI): BENE MESSA IN LATINO, MA NON BASTA
Rimane scomunica su vescovi e divergenze dottrinali

Roma, 7 lug. (Apcom) - La Fraternità di San Pio X fondata dallo scismatico monsignor Marcel Lefebvre si "rallegra" della liberalizzazione della messa in latino da parte del Papa, esprimendo "viva gratitudine" a Benedetto XVI, ma, rilevando "persistenti differenze", auspica che "le nuove disposizioni della Santa Sede permettano - dopo l'abolizione del decreto di scomunica che pende ancora sui suoi vescovi - di affrontare più serenamente i punti dottrinali di divergenza": lo afferma il superiore dei lefebvriani, monsignor Bernard Fellay, in un comunicato diffuso subito dopo la pubblicazione della 'Summorum pontificum'.

"Con il Motu proprio 'Summorum pontificum' - afferma il leader dei lefebvriani - il Papa Benedetto XVI ha ristabilito com'è in suo diritto la messa tridentina, affermando con chiarezza che il messale romano promulgato da san Pio V non è mai stato abrogato. La Fraternità sacerdotale san Pio X si rallegra di vedere la Chiesa ritrovare così la sua tradizione liturgica, dare ai preti ed ai fedeli che ne erano stati finora privati la possibilità di accedere liberamente al tesoro della messa tradizionale per la gloria di Dio, il bene della Chiesa e la salvezza delle anime. Per questo grande beneficio spirituale, la Fraternità san Pio X esprime al Sovrano pontefice la sua viva gratitudine".

"La lettera che accompagna il Motu proprio non nasconde tuttavia le difficoltà che ancora permangono. La Fraternità san Pio X esprime il desiderio che il clima favorevole instaurato dalle nuove disposizioni della Santa Sede permetta - dopo il ritiro del decreto di scomunica che pesa ancora sui suoi vescovi - di affrontare più serenamente i punti dottrinali di divergenza".

"'Lex orandi', 'lex credendi', la legge della liturgia è quella della fede. Nella fedeltà allo spirito del nostro fondatore monsignor Marcel Lefebvre, l'attaccamento della Fraternità san Pio X alla liturgia tradizionale è indissociabilmente unita alla fede che è stata professata "sempre, da tutti e per tutti'".

12 commenti:

mariateresa ha detto...

Mi sembra cominque che il cardinale Ricard porti dei timori diciamo così di tipo "pratico" e non quelli sostenuti da Melloni.
Insomma perplessità ne ha, ma mi sembra che parli in modo leale.
Cerco sempre di trovare un lato buono e qui mi sembra che ci sia.
grazie anche stavolta per la tua tempestività, Raffaella.

Anonimo ha detto...

Ciao Mariateresa, i dubbi del cardinale sono comprensibili e, comunque, privi di ogni astio o animosita' per cui sono ben accetti.
Raffaella

mariateresa ha detto...

guarda, ti aggiungo questo link

http://www.la-croix.com/article/index.jsp?docId=2308301&rubId=786
dove c'è l'intervista a Ricard. E' vero che è in francese, ma mi sembra che sia comprensibile.
E' un tono assolutamente rispettoso.

Luisa ha detto...

Diaciamo che il cardinale Ricard era ( voglio mettere all`imperfetto....) il capofila degli oppositori al progetto del Santo Padre,ha messo molti bastoni nelle ruote rallentando così il processo di decisione del Papa. Non gli resta più che ubbidire e sopratutto spiegare bene ai fedeli e ai suoi preti, le motivazioni di Benedetto XVI.
Spero comunque che i preti non siano a tal punto sovraccarichi di lavoro da non poter trovare il tempo di leggere il Motu Proprio e la lettera del Papa !
Penso che la comprensione di questo testo e delle motivazioni del Santo Padre sono alla portata di tutti coloro che lo leggeranno con una briciola di onestà .

Cristiano ha detto...

Voglio fare presente che, fino ad oggi, un fedele può assistere alle messe celebrate dai sacerdoti della FSSPX (valide ma illecite) senza trovarsi in peccato. Ciò perchè secondo la legge della Chiesa è permesso assistere alle messe di sacerdoti "impediti" (cioè scomunicati, o altro) se a un'altra funzione non è possibile recarsi "senza grave incomodo". Ora, i canti profani, la prex eucaristica urlata nei microfoni, i fedeli che "concelebrano" dai loro posti, la comunione in piedi, etc. hanno sempre costituito per alcuni fedeli un autoproclamato "grave incomodo". Anche la S.Congregazione dei Riti ha espresso pareri favorevoli circa l'assistenza dei fedeli alle messe celebrate da sacerdoti della FSSPX, pur sconsigliandola.
DAL QUATTORDICI SETTEMBRE PROSSIMO, I FEDELI CHE CONTINUERANNO AD ASSISTERE ALLE S.S.MESSE CELEBRATE DA SAC. DELLA FSSPX SARANNO IN PACCATO GRAVE, PERCHE'POTRANNO E DOVRANNO VALERSI DELLA SUMMORUM PONTIFICUM. Non so quanto questo interessi ai sacerdoti della FSSPX, tuttavìa mi sembra una grande svolta e un'abilissima mossa del nostro Santo Padre!
Staremo a vedere cosa succederà...

francesco ha detto...

che la summorum pontificum non interessi il dialogo con i lefreviani il papa lo dice chiaramente... e son d'accordo con cristiano!
da qui si capisce che il documento mira a porre sotto il governo dei vescovi i gruppi tradizionalisti
perciò concordo con raffaella che le motivazioni di ricard sono debolissime! il problema non sono i parroci, ma i vescovi... se fossi vescovo io chiederei a ciascun prete di dire se è disponibile a celebrare secondo il vetus ordo e poi individuerei due o tre chiese nella diocesi in cui si celebra (o saltuariamente o stabilmente) con il messale del 1962
il problema è trovare vescovi che abbiano questa voglia di governare!!! il documento del papa su questo punto è straordinario per acume pastorale e per applicazione dell'ecclesiologia del concilio!!!

Anonimo ha detto...

Ringrazio Francesco e Cristiano per i loro interventi perche', effettivamente, hanno espresso un punto di vista molto intelligente e fondato su argomentazioni valide e, direi, "logiche". C'e' un bellissimo punto della lettera che mi ha colpito moltissimo: "Tutti sappiamo che, nel movimento guidato dall’Arcivescovo Lefebvre, la fedeltà al Messale antico divenne un contrassegno esterno; le ragioni di questa spaccatura, che qui nasceva, si trovavano però più in profondità. Molte persone, che accettavano chiaramente il carattere vincolante del Concilio Vaticano II e che erano fedeli al Papa e ai Vescovi, desideravano tuttavia anche ritrovare la forma, a loro cara, della sacra Liturgia; questo avvenne anzitutto perché in molti luoghi non si celebrava in modo fedele alle prescrizioni del nuovo Messale, ma esso addirittura veniva inteso come un’autorizzazione o perfino come un obbligo alla creatività, la quale portò spesso a deformazioni della Liturgia al limite del sopportabile".
Ecco la chiave di volta, a mio avviso!
La stragrande maggioranza dei fedeli cattolici ha "metabilizzato" il Concilio e ne coglie la straordinaria novita' sia sul piano teologico che pastorale. Ci sono, pero', alcuni di loro (non la maggioranza) che, pur riconoscendo il Concilio e sapendo che da esso non si puo' prescindere, "amerebbero" assistere alla Messa celebrata secondo il rito tridentino. Ecco, dunque, la straordinaria intuizione del Papa: "conciliare" il Concilio (scusate il gioco di parole) con il rito tridentino in modo che tutti i fedeli siano posti sullo stesso piano.
Credo che la lettera del Papa sia straordinaria per l'apertura verso l'antico ed il moderno nello stesso tempo. Concordo in maniera totale con la "proposta" di Francesco: i Vescovi dovrebbero organizzare le diocesi in modo che non nascano conflitti e tenere sotto controllo gli eccessi degli "ultratradizionalisti" e degli "ultramodernisti".
Ce la faranno?
Raffaella

euge ha detto...

Cara Luisa sono d'accordo con te non credo che i preti siano talmente oberati di lavoro da non poter leggera la lettera accompagnatoria!!!!!!!!!!

Eugenia

Anonimo ha detto...

Cara Raffalella, giustissima la tua osservazione ma, ti prego di scusarmi, credo che gli eccessi stiano da una sola parte: quella degli "ultramodernisti", che proprio per questa loro natura, si abbandonano a stravaganze talvolta al limite della decenza!!!

Luisa ha detto...

Una piccola informazione, questa sera al TG francese, il cardinal Ricard, ammetteva , con un sorriso, che poteva lasciare spazio ad ogni interpretazione,che lui per primo doveva mettersi al rito tridentino...partendo da zero!
Chiaro che non sarà lui il più adatto e forse motivato ad invogliare e motivare i vescovi e sacerdoti.

Anonimo ha detto...

Io trovo la lettera e l'introduzione del Santo Padre di una profondità e di una dolcezza infinite, piene di amore per la Chiesa! Il problema ora sono i vescovi: loro stessi non sanno da che parte cominciare con il rito tridentino. E dove sono i sacerdoti preparati? Bisognerà andare dagli ultraottantenni!
Il mio parroco non sapeva nemmeno di questo motu proprio, ho dovuto dirglelo io!

Anonimo ha detto...

Grazie a tutti per il contributo e a Mariateresa per il link :-)