16 luglio 2007
Il Papa in Cadore: i servizi del Gazzettino del nord est e della Radio Vaticana
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In diecimila in Cadore per ascoltare l'Angelus del Papa
«Le vacanze servono a riposare e pregare»
Diecimila persone sono salite fino a Lorenzago di Cadore ieri per ascoltare il primo "Angelus" domenicale da parte di Benedetto XVI in vacanza. In una calda giornata di sole, tra canti in latino e applausi, il Papa, impressionato dallo scenario delle Dolomiti, ha detto che bisogna «lodare Dio per la meraviglia delle sue opere» e che le vacanze «sono il tempo per distendere il fisico ed per nutrire lo spirito attraverso spazi più ampi di preghiera e di meditazione».
Ma solo in duemila hanno potuto ascoltare da vicino sul piazzale del castello di Mirabello, a Lorenzago di Cadore, le parole di Benedetto XVI
In migliaia a piedi per l'Angelus in montagna
Il Santo Padre:« Ogni buon cristiano sa che le vacanze sono il tempo per distendere il fisico e anche nutrire lo spirito»
Non sembra questo il secondo anno del regno di Papa-Ratzinger. Non sembra a nessuno di quanti - accorsi ieri al Castello di Mirabello per l'Angelus, sotto un sole da Medio Oriente - che quella figura piccola e sempre più simpatica alla gente sia il teologo descritto asciutto e distante dall'istinto e dalle passioni. Sarà un Regno sì il suo, ma anche della dolcezza. E dell'attesa.
Perché ieri i quasi duemila arrivati a piedi e in salita sorpassando ostacoli di ogni tipo (compresa la traballante organizzazione logistica per gli addetti ai lavori) avevano proprio voglia di vederlo questo Papa tedesco dalle credenziali austere che invece ha sfoderato un passaporto di simpatia indicibile. Così qualcuno si muove all'alba o quasi, parcheggia e spera nella buona sorte. Altri gruppi hanno il posto prenotato ma non trovano il pullmino per gli handicappati. Che brucia la frizione per risalire i due chilometri dal Municipio al Castello a passo d'uomo. Un'accompagnatrice di Riese Pio X dice sicura: «Abbiamo prenotato a maggio con i ragazzi dei campi scuola di Treviso». Sarà. Ma per arrivare mezz'ora prima della messa è necessaria una piccola battaglia con il servizio d'ordine. E chi non ha il pass non entra nell'anello finale. Capita a una madre con carrozzina e due bimbi: salita (inutile) e discesa. Non è l'unica.
Il primo vero incontro pubblico - secondo molti osservatori - è da sei più, come messaggio religioso-politico. Al quale si aggiunge il calore umano dell'invito ai ragazzi presenti a partecipare alla giornata mondiale della gioventù a Sidney il prossimo anno.
Ma vale un dieci come impegno collettivo. Quelli della Diocesi di Treviso scalpitano per esserci in massa: seminaristi, scout, volontariato, parrocchie, le comunità dei campi scuola, i sacerdoti. Stringono d'assedio il Castello di Mirabello e fanno in fretta a diventare 1500 nel cortile assolato. Gli altri? giù per rampe, tornanti. Qualche anziano che sviene, qualche gruppo di handicappati dimenticati e fatti salire tra cespugli e rovi.
L'Angelus di Montagna è così. Ruspante. Arriva dopo un'attesa fin troppo lunga, con cori in latino e melodie sacre.
Arriva preceduto dall'intervento all'omelia della messa del vescovo di Treviso, monsignor Bruno Andrea Mazzoccato. Che traccia un'immagine versione fotocopia di questo Papa rispetto a quella di Giovanni Paolo II: si parte dal fatto che lui è il successore di Pietro; e da lì discende tutto.
«Ogni buon cristiano - dice il Papa all'Angelus, cominciato un minuto prima delle 12, mentre il presidente della regione Veneto Giancarlo Galan e quello della Provincia di Treviso Leonardo Muraro, con le altre autorità si sono messi di fronte al loggiato ad aspettare, sotto il sole - sa che le vacanze sono tempo opportuno per distendere il fisico e anche per nutrire lo spirito attraverso spazi più ampi di preghiera e di meditazione, per crescere nel rapporto personale con Cristo e conformarsi sempre più ai suoi insegnamenti».
Riprende la liturgia della giornata domenicale che parla del buon samaritano e del messaggio evangelico dell'amore verso Dio e verso il prossimo.«L'amore - dice il Papa- è dunque il "cuore" della vita cristiana: infatti solo l'amore suscitato in noi dallo Spirito Santo ci rende testimoni di Cristo. Ho voluto riproporre quest'importante verità spirituale - aggiunge nelfinale dell'Angelus - nel messaggio per la XXIII Giornata Mondiale per la Gioventù", che verrà reso noto venerdì prossimo 20 luglio».
È il messaggio forte di questa giornata. È l'invito ad esserci (a Sidney in Australia) che Benedetto XVI lancia ai ragazzi presenti. Loro lo salutano: scout, Azione Cattolica, seminaristi con le loro famiglie, ragazzi dei campi scuola, quelli dei movimenti ecclesiali. Hanno qualche cartello, saltellano con palme di carta in mano. Alla fine dell'Angelus ci sono anche due "viva il Papa". Benedetto XVI saluta i vescovi Andrich, Mazzoccato, monsignor Magnani emerito di Treviso e "monsignor Pasqualetto ausiliare di Manaus in Brasile, nativo di Treviso"». Prima che arrivi l'Alleluia, suonato e cantato dal vivo, Ratzinger saluta in tedesco "Mit Freude gruesse ich die Besucher deutscher Sprache hier in Lorenzago...".
«Davanti a questo spettacolo di prati, di boschi, di vette protese verso il cieo - aveva detto - sale spontaneo nell'animo il desiderio di lodare Dio per le meraviglie delle sue opere, e la nostra ammirazione per queste bellezze naturali si trasforma in preghiera». Molti canti iniziali e finali sono in latino. Poi arrivano gli incontri privati con Galan e gli altri. Il Presidente della Regione del Veneto si presenta con la figlioletta Margherita e la compagna Sandra Persegato (velo nero sul capo). Il regalo che Galan consegna a Sua Santità è un artistico crocefisso in vetro del maestro Seguso. Pochi minuti di inteso colloquio.
Altri regali arrivano al Papa: da Introd, la località della Valle D'Aosta dove lo scorso anno Ratzinger ha trascorso le sue vacanze una cassa di vini e cibo. Poi un cofanetto di quattro volumi con i tesori dell'arte dell'Alto Bellunese.
Poco dopo le 12 e 30 comincia la discesa. Finito il grande lavoro di protezione civile, vigili, guardie forestali, polizia, carabinieri. Sulla strada una famiglia sperduta di latino-americani: Eusebio Zapata Rochas con le figlie e la moglie Miriam sono arrivati direttamente dal Messico. «Credevo di incontrarlo a Roma - sospira lui - Mi hanno detto che era nel bellunese. Ho cercato di vederlo qui. Niente da fare senza pass. Domani riparto. Che dice? Provo a bussare al castello?».
Adriano Favaro
© Copyright Gazzettino nord est, 16 luglio 2007
Un po' troppi luoghi comuni...
Benedetto XVI abbraccia i fedeli ...
Benedetto XVI abbraccia i fedeli della diocesi di San Pio X, il Pontefice trevigiano. Una folla di quasi tremila persone ha salutato ieri a mezzogiorno Papa Ratzinger alla sua prima uscita pubblica al Castello di Mirabello a Lorenzago. Papa Ratzinger ha fatto il suo ingresso da una scalinata laterale accompagnato da uno scroscio di battimani e ha raggiunto l'altare dove un'ora prima era stata celebrata la messa, dedicata ai fedeli della diocesi di Treviso arrivati a centinaia per incontrare il Papa. Ed è il vescovo di Treviso Andrea Bruno Mazzocato a presentare la Chiesa trevigiana al Pontefice a nome anche di un altro Papa, nato nella Marca e salito agli onori degli altari: "Padre Santo, la Diocesi di San Pio X la saluta con grande entusiasmo", ha detto il presule rivolgendosi al Papa. E proprio quella Chiesa che diede i natali a Papa Giuseppe Sarto, ieri non ha mancato di presentarsi all'incontro con Papa Ratzinger con tutte le sue componenti e con tutte le espressioni della sua fede: "Padre Santo oggi qui sono presenti le rappresentanze più significative della diocesi e del territorio trevigiano, espressione della fede e dell'affetto che la nostra Chiesa nutre verso il successore di Pietro". Sull'altare accanto al Papa i vescovi delle due diocesi. A cominciare da monsignor Mazzocato e dal vescovo di Belluno e Feltre, monsignor Giuseppe Andrich. Insieme sono altri due vescovi trevigiani; il vescovo emerito monsignor Paolo Magnani e il vescovo missionario monsignor Mario Pasqualotto, il pastore dei bambini di strada della diocesi brasiliana di Manhaus. Benedetto XVI apre le braccia e saluta ma qualche problema tecnico al microfono per qualche secondo non fa sentire le sue parole. Tra i fedeli si alza forte un'unica voce: "Evviva il Papa".
Alessandra Vendrame
© Copyright Gazzettino nord est, 16 luglio 2007
Da ogni angolo della Marca intere famiglie in partenza per incontrare Ratzinger nel Castello di Mirabello
Per 150 fedeli in arrivo da ogni angolo della diocesi la giornata speciale con Benedetto XVI comincia all'alba. Il ritrovo è nel piazzale del Prato della Fiera alle sei del mattino. Puntualissimi, ordinati, alle sei e un quarto sono tutti presenti all'appello. Prima dell'arrivo delle due corriere il gruppo è già al completo; uomini e donne impegnati nelle fila dell'Azione Cattolica di ciascun vicariato, giovani e ragazzi, famigliole con bambini anche piccolissimi al seguito, giovanissime suorine che vivono nelle parrocchie trevigiane, ma che arrivano un po' da tutti i continenti, religiose che sotto il velo non riescono a nascondere l'argento nei capelli. «Il nostro gruppo nella sua varietà rappresenta un po' tutta la diocesi e tutte le età», spiega Gianni, uno dei capigruppo. Si parte in orario, senza un minuto di ritardo. Per i bambini è ancora notte e non appena la corriere si mette in moto si lasciano andare all'ultimo sonnellino. L'organizzazione è perfetta. Ognuno dei partecipanti, compresi i bambini, si è registrato e a tutti viene distribuito il pass da esibire al controllo delle forze dell'ordine una volta arrivati a destinazione. In autostrada prima di arrivare a Vittorio Veneto è già tempo delle lodi mattutine: viene consegnato un foglietto con i testi dei salmi e delle preghiere che vengono recitati a due cori. Si legge poi il Vangelo della domenica con la parabola del buon Samaritano. E per non trovarsi impreparati all'incontro con Papa Ratzinger viene distribuito un foglietto con il testo completo della preghiera mariana dell'Angelus. Prima tappa a Longarone e giusto il tempo di un caffè. Si riparte e il gruppo comincia a sentire Papa Ratzinger più vicino. Anche i bambini si sono improvvisamente svegliati e cominciano a parlare del Papa. L'Azione cattolica trevigiana a Lorenzago è di casa. Il Castello di Mirabello da oltre 30 anni è la casa dei soggiorni estivi delle famiglie che si ritrovano per momenti di preghiera e per passare giorni all'insegna della vita comunitaria e dei giovani dell'Azione Cattolica che lassù organizzano i loro campi scuola. Anche per i seminaristi del Seminario vescovile il complesso del castello di Mirabello è un luogo privilegiato di preghiera e di ritiri spirituali. Non è raro che le famiglie qui trascorrano le loro giornate anche con il vescovo, quando è presente. Dopo due ore di corriera il vero viaggio dei fedeli trevigiani comincia in piazza a Lorenzago. Stavolta a piedi, si risale la stradina in mezzo al bosco che porta al Castello.
© Copyright Gazzettino nord est, 16 luglio 2007
Anziani e giovani colti da malore
(A.V.) Un migliaio di fedeli attesi all'Angelus dal Papa, ma il numero rimane solo sulla carta. Nel cortile davanti al Castello di Mirabello i fedeli ieri mattina erano quasi tremila. Senza contare le centinaia di persone inerpicate sulla fiancata, nell'ultimo tratto di salita che hanno cercato un posto all'ombra. Il sole picchia forte e non c'è un filo d'aria. La folla si stringe sempre di più e lo spazio in cui muoversi diventa sempre più stretto. Una decina di persone si sente male e viene portata va in barella. Tra questi ci sono anziani, ma anche qualche giovane. La fiumana di gente comincia ad arrivare verso le dieci. Decine di volontari della Protezione civile e dell'Unitalsi si mettono in moto. Quando serve si precipitano a soccorrere chi viene colto da malore. Ma il loro servizio è anche quello di distribuire bottiglie d'acqua e cappellini per permettere ai fedeli di ripararsi alla meno peggio dal sole. Alle dieci inizia anche la celebrazione della messa che dura un'ora. Prima di vedere Papa e recitare l'Angelus i fedeli dovranno aspettare un'altra ora sotto il sole.
© Copyright Gazzettino nord est, 16 luglio 2007
L'incontro di Gianni e Luigino Tremonti con il Pontefice nel Parco dei sogni
Papa Benedetto XVI si appassiona alle passeggiate nei boschi. Quanti avevano descritto il successore di Wojtyla un freddo intellettuale dedito allo studio, alla musica, alla scrittura ma non alle camminate, dovrà ricredersi.
Infatti appena gli impegni ufficiali glielo permettono si fa accompagnare nei freschi boschi di conifere che circondano Lorenzago dove effettua distensive camminate.
Anche ieri sera poco prima delle 19, dopo aver incontrato gli amministratori comunali di Lorenzago ha fatto la sua imprevedibile uscita nel bosco chiamato "parco dei sogni" per il silenzio, il profumo della resina e l'atmosfera fresca e rilassante che vi regnano: Luogo ideale per rilassarsi, meditare, pensare.
Raccontano Gianni e Luigino Tremonti che hanno avuto la fortuna di incontrarlo: «Stavamo giocando a tennis sui vecchi campi situati a fianco della strada che da Villagrande conduce a villa Mirabello, quando abbiamo visto l'ormai noto corteo che segue da vicino il Papa nelle sue uscite che si è diretta verso il Parco dei sogni. Abbiamo lasciato cadere le racchette e correndo attraverso i prati abbiamo cercato di raggiungere il corteo. Naturalmente siamo stati fermati dalla sorveglianza, e così abbiamo atteso. Dopo una mezz'ora è ritornato verso di noi, ci ha sorriso e ci siamo scambiati un saluto». Dice Luigino: «Ero emozionatissimo, non sono riuscito a dire una parola!». Mentre Gianni gli ha chiesto: «È contento nei nostri boschi?». E il Papa ha risposto: «Bellissimo!»
© Copyright Gazzettino nord est, 16 luglio 2007
Luoghi comuni...luoghi comuni!
R.
L'affetto verso Benedetto XVI "segno della comunione che ci lega a lui": il vescovo di Treviso, Bruno Mazzocato, descrive il primo Angelus del Papa da Mirabello
Giornata di sole oggi a Lorenzago di Cadore, sulle Dolomiti, dove Benedetto XVI si trova da una settimana per un periodo di riposo. Il Papa trascorre per lo più il suo tempo nella casa che gli è stata messa a disposizione dalla diocesi di Treviso, quindi nel pomeriggio sceglie dei sentieri lungo i quali, passeggiando, recita la preghiera del Rosario. Tiziana Campisi ha chiesto a Salvatore Mazza, inviato del quotidiano ‘Avvenire’ a Lorenzago di Cadore, come ha vissuto questa prima settimana di riposo il Papa:
In questa settimana, Benedetto XVI ha già dettato un po’ quello che sarà il ritmo che scandirà queste sue vacanze: molto studio, molta preghiera, brevi passeggiate all’interno del bosco che circonda la villetta. Il Papa passeggia mezz’ora, tre quarti d’ora, spesso in compagnia del suo segretario, don Georg. Si concede una “suonatina” ogni giorno al pianoforte che gli hanno fatto trovare, che è una cosa che lo rilassa molto, e la sera queste veloci uscite che hanno avuto finora sempre come meta dei luoghi di preghiera, una cappellina, un piccolo santuario mariano. Luoghi dove il Papa si ferma a pregare per un quarto d’ora, venti minuti, e poi rientra. Pochissimi gli incontri casuali, però ogni volta che questi si sono verificati, Benedetto XVI si è fermato volentieri, non sono mai stati momenti frettolosi: è stato visto scendere dalla macchina, fermarsi a parlare, esortare anche la gente a parlare, talvolta intimidita da questi incontri.
D. - A proposito delle passeggiate di Benedetto XVI e dei suoi momenti di preghiera lungo i sentieri a Lorenzago di Cadore, qualche giorno fa il Papa ha scherzato proprio con i giornalisti circa il fatto che riescono a seguirlo anche nei luoghi più silenziosi. Come hanno accolto i giornalisti queste parole?
R. - Beh, con un sorriso! Ognuno deve fare il suo lavoro e quando il Papa viene visto uscire lo si segue, magari sperando che si fermi, che possa scambiare una battuta. E' in qualche modo una “caccia”, però devo dire che è una caccia molto discreta, si cerca di rispettare il suo desiderio di privacy.
D. - Tante le manifestazione di affetto verso il Papa a Lorenzago di Cadore: c’è qualche episodio particolare da segnalare?
R. - Sono talmente tanti che è difficile fare un elenco. Da quando il Papa è arrivato, a parte le manifestazioni pubbliche, arrivano lettere, piccoli regali, disegni dei bambini. Qui arrivano numerose lettere, anche con gli indirizzi più fantasiosi, come ad esempio "Per il Papa in Cadore", ma arrivano ugualmente, perché al momento dello smistamento si sa dove mandarli, e ogni giorno parte un sacco di posta verso la villetta di Lorenzago, con tutte queste cose per Benedetto XVI.
Grande entusiasmo ieri, da parte dei fedeli, nel Castello di Mirabello - nei pressi della casa che a Lorenzago di Cadore ospita il Papa - dove si è svolta la recita dell’Angelus. Ad accogliere Benedetto XVI circa 1.500 persone. Nel primo dei suoi appuntamenti pubblici, il Santo Padre al termine della preghiera, ha incontrato il presidente della regione Veneto Giancarlo Galan, che gli ha donato un crocifisso di cristallo di Murano, ed alcuni rappresentanti della diocesi di Treviso.
E proprio il vescovo del comune veneto, Andrea Bruno Mazzocato, ha rivolto al Papa l’indirizzo d’omaggio a nome di tutti i fedeli che hanno partecipato all’Angelus. Al microfono di Tiziana Campisi il presule descrive quale eco abbia avuto la giornata di ieri:
R. - Posso dire che gli echi che già sento oggi sono di grande entusiasmo. C’era molta gente che ha partecipato all’Angelus e la diocesi di Treviso era rappresentata nelle sue espressioni principali, anche con molti giovani, lì, stretti anche fisicamente attorno al Santo Padre. Si è creato un clima di caloroso affetto che poi - commentavamo con il Santo Padre - non è altro che espressione di una comunione di carità intorno al successore di Pietro, come io stesso avevo sottolineato anche nell’omelia. Quindi per noi, è stata certamente una giornata straordinaria durante la quale il Santo Padre si è fatto apprezzare pure per la sua umanità immediata che la gente avverte. Anche questo ha contribuito a creare questo clima di calore, e direi proprio di forte partecipazione; però di un entusiasmo non puramente emotivo. C’era un forte entusiasmo, mi pare, proprio espressione di un’autentica fede, di un’autentica comunione ecclesiale. Questo ci consola molto e credo di considerarla una grazia per la nostra vita diocesana.
D. - Tra le parole che ieri il Papa ha pronunciato, quali secondo lei hanno toccato in particolare i fedeli?
R. - Credo che i fedeli abbiano seguito particolarmente la breve meditazione che partiva dalla parabola del Buon samaritano, perché il Santo Padre, anche con questo dono di una comunicazione immediata e sempre profonda, ha permesso certamente di riflettere meglio sul senso della parabola. Poi, ha interessato il riferimento alla Giornata mondiale della gioventù, l’annuncio “in anteprima” del messaggio che verrà reso noto questa settimana, come anche il tema della Giornata Mondiale della gioventù. Essendoci lì molti giovani, hanno reagito immediatamente con partecipazione a questo.
D. - Ci sono delle iniziative delle quali i fedeli si sono fatti portatori proprio in occasione di questa vacanza del Papa?
R. - L’incontro di ieri, durante l’Angelus, in tutte le parrocchie della nostra diocesi, è stato accompagnato da un ricordo particolare nella preghiera per il Santo Padre in tutte le Messe. Diciamo che ci sono stati tantissimi gesti e segni spontanei di partecipazione: doni, lettere, varie espressioni che vedo che il Santo Padre gradisce, e dunque abbiamo inoltrato direttamente tutto quello che i fedeli hanno voluto fargli pervenire.
A rendere più accogliente la villetta che sta ospitando Benedetto XVI ha pensato la diocesi di Treviso, che ha fatto ristrutturare l’edificio a spese proprie. La Regione Veneto ha offerto un contributo provvedendo anche all’arredo urbano di Lorenzago di Cadore e alla sistemazione dell’area circostante il castello di Mirabello che ridiventerà un parco. E a quanti si sono prodigati per rendere più confortevole il suo soggiorno, il Papa ha rivolto, sabato scorso, queste parole:
“Eccellenza, cari amici, non ho preparato un discorso e sono realmente commosso. Posso soltanto dire grazie, con tutto il mio cuore, per tutto quello che avete fatto con tanta competenza, professionalità, amore e senso di bellezza. Vedo tutto questo, cominciando dal prato, da questo posto così bello: lo stemma, il pozzo, e poi, andando alla casa, questo affascinante affresco dell’Annunciazione che mi saluta entrando in questa casa; la distribuzione delle camere, l’arredamento, le immagini, fino al pianoforte: tutto fatto con un amore e con una competenza visibile, in brevissimo tempo. Quindi, solo il mio grazie di cuore a tutti voi”.
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2 commenti:
una curiosità, se qualcuno lo sa...ma ai tempi di Giovanni Paolo II in quale spianata si teneva l'angeus? E lo spiazzale adibito quanti fedeli poteva ospitare?
non so rispondere a gemma,non ricordo.
Beh, i giornalisti locali non sono da premio Pulitzer ma insomma ci hanno dato un'idea dell'atmosfera.
Mi fa impazzire quel poveretto che è andato a Roma per scoprire che era in montgna, è andato fin là e non ce l'ha fatta a vederlo.Più cocciuto di così.
Beh, si fa voler bene Benedetto.
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