7 luglio 2007

Messa tridentina: il commento di Padre Lombardi


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PADRE FEDERICO LOMBARDI: BENEDETTO XVI NON CI FARA' TORNARE INDIETRO

(ASCA) - Citta' del Vaticano, 7 lug - E' infondato il timore che Benedetto XVI con la liberalizzazione della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970 ci faccia tornare indietro. Lo sostiene padre Federico lombardi, Direttore della Sala Stampa vaticana secondo cui l'odierno Motu proprio sulla liturgia punta a una pacifica coesitenza di due forme di rito restando primario il riferimento al Concilio.

''Il modo migliore per capire bene il significato del nuovo documento - afferma padre Lombardi nel suo commento a Radio Vaticana di cui e' ancora direttore - e' naturalmente leggere con attenzione la lettera del Papa che lo accompagna. Benedetto XVI non intende compiere alcuna rivoluzione rispetto all'odierno uso liturgico rinnovato dal Concilio, che continuera' ad essere seguito dalla stragrande maggioranza dei fedeli; non impone alcun ritorno indietro; non vuole nessun indebolimento dell'autorita' del Concilio ne' dell'autorita' e della responsabilita' dei Vescovi.
Il Papa intende semplicemente offrire a chi ne sente un motivato e profondo desiderio, una piu' facile possibilita' di celebrare la liturgia secondo la forma del rito romano precedentemente in uso, di farlo serenamente, sentendosi benevolmente accolto e inserito nella grande comunita' cattolica. Se nonostante le obiezioni il Papa ha preso questa decisione - dopo lunga riflessione, consultazione e preghiera, come dice egli stesso - in favore di un numero relativamente piccolo di persone, ha certamente dei motivi degni di essere ben compresi. Benedetto XVI - aggiunge Lombardi - ha una visione teologica e spirituale molto profonda della liturgia, e quindi un senso di grandissimo rispetto per quanto viene celebrato: la morte e la risurrezione di Gesu'.
La liturgia e' qualcosa che ci viene donato, non e' un nostro prodotto, e' la sorgente della nostra vita. L'Eucaristia e' il luogo piu' alto dell'incontro fra Dio e l'uomo. Il Papa ritiene quindi suo compito e dovere aiutare tutti i fedeli a vivere questo incontro nel modo piu' degno e consapevole, sia che cio' avvenga con la forma del rito romano rinnovato, sia che - per motivi di formazione, cultura o esperienza personale - per alcuni cio' avvenga piu' facilmente con la forma piu' antica del rito. In ogni caso il Papa si augura che la coesistenza delle due forme del rito porti ambedue non a contrapporsi ed escludersi, ma ad arricchirsi a vicenda, da una parte con un maggior spessore della sacralita' della celebrazione, dall'altra con una piu' ampia varieta' ed espressivita' di elementi. Anche per chi non prevede in alcun modo di cambiare il proprio uso liturgico rispetto all'attuale c'e' dunque un importante messaggio: la liturgia va celebrata con cura e rispetto proprio perche' attraverso di essa si comunica con il mistero di Dio. Se manca questo rispetto non e' solo il singolo, ma la Chiesa intera a soffrirne, perche' gli abusi sono sempre seme di divisione. C'e' chi teme che la coesistenza delle due forme del rito possa essere causa di divisione. Il Papa - con ammirevole prudenza, ma con grande fiducia - dice di ritenere che questo timore non sia realmente fondato. Anzi, fa chiaramente capire che la sua intenzione e' esattamente l'opposta, cioe' ''fare tutti gli sforzi, affinche' a tutti quelli che hanno veramente il desiderio dell'unita', sia reso possibile di restare in quest'unita' o di ritrovarla pienamente''. Benedetto XVI - prosegue Lombardi - si sente profondamente responsabile dell'unita', e pensa naturalmente a chi si trova oggi ancora in rottura con la comunione ecclesiale, ma pensa anche a chi si trova in tensione all'interno di essa, e invita tutti all'apertura reciproca nell'unita' della stessa fede. Ricorda che, come non si possono considerare proibiti o dannosi i libri liturgici piu' antichi, cosi' nessuno ha il diritto di considerare negativamente quelli rinnovati. Chiunque si volesse quindi appellare al Motu proprio per accendere tensioni invece che per alimentare lo spirito di riconciliazione ne tradirebbe radicalmente lo spirito. Benedetto XVI ci ha spiegato che la corretta lettura del Concilio Vaticano II deve insistere sulla ''continuita''' piuttosto che sulla ''rottura''. Anche la coesistenza delle due forme di un unico rito liturgico si deve interpretare in questa linea. Il nuovo si inserisce vitalmente sul precedente senza rifiutarlo. Il Papa afferma in modo reciso che il timore che il documento intacchi l'autorita' del Concilio e' un timore infondato. Anche nella recente esortazione postsinodale ''Sacramentum caritatis'' ha ricordato ''il benefico influsso che la riforma liturgica attuata a partire dal Concilio ha avuto per la vita della Chiesa''. Del resto, - conclude Lombardi - lo vediamo celebrare continuamente solennemente secondo il rito rinnovato. Lo abbiamo visto accogliere e lo abbiamo sentito spiegare egli stesso - possiamo ben dire affascinati - le sagge ed espressive innovazioni dei grandi riti dell'inaugurazione del suo Pontificato. Non abbiamo dunque alcun motivo di temere. Benedetto XVI non ci fara' tornare indietro, ma ci conduce in avanti, tenendoci ben inseriti nella continuita' del cammino storico della Chiesa. Un andare in avanti che mira anzitutto a progredire - come persone e come comunita' - nella profondita' dell'incontro con Dio''.

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