4 settembre 2007

Il parroco di Bibione: i miei ragazzi entusiasti del Papa e delusi dalla stampa


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LA LETTERA

La delusione dei miei giovani alla lettura della stampa

Ai margini dei giornali quasi l'evento non fosse

Andrea Vena*

Carissimo direttore,
sono da poche ore rientrato dall’Agorà di Loreto. Un’esperienza splendida. Vi sono andato insieme a cinque ragazzi della mia parrocchia. Era la prima volta per loro. Sono rimasti estasiati. Per la sterminata folla di giovani; per il clima di festa e gioia; per i migliaia di volontari, giovani pure loro; per le parole del Santo Padre, così esigenti ma così vere. Forse mai come in questa circostanza si sono sentiti "normali" nel loro vivere la fede e nel loro essere felici di far parte della grande compagnia degli amici di Gesù, la Chiesa. Seppur ragazzi di quindici e sedici anni, sapevano cogliere le provocazioni. Attentamente ascoltavano le domande dei giovani più grandi di loro. Poi il Papa, il quale rispondeva a braccio e con cuore. Ma accanto alle parole, nell’Agorà di Loreto parlavano i gesti. E i ragazzi se ne sono accorti. Non tanto quelli previsti dalla scaletta delle celebrazioni, quanto i gesti normali, semplici: il fare pubblicamente insieme il segno di croce; il richiedere e stringersi la mano di chi ti stava accanto per recitare il Padre nostro; l’inginocchiarsi per la benedizione... tutto con spontaneità. Senza timore né imbarazzo. Elementi che fan capire perché alla fine è dispiaciuto dover lasciare quell’Agorà dove ciascuno era felice di esserci. Da cristiano. Con questo entusiasmo, siamo ripartiti dopo aver ricevuto il mandato da parte di Benedetto XVI. La gioia del cuore e il forte desiderio di corrispondere all’invito del Papa a pensare in grande non facevano sentire la stanchezza del viaggio e della notte trascorsa all’aperto. Poi... Sì, poi la radio in macchina. Nel sentire che tra i titoli del giornali radio c’era anche la notizia dell’evento di Loreto, i ragazzi subito sono esplosi di gioia, esclamando: «C’eravamo anche noi!». Ma l’entusiasmo si è subito raffreddato. Nel descrivere l’evento, il giornalista si è limitato a raccontare che il Papa aveva invitato i giovani ad avere rispetto del creato e dell’acqua. Al che i ragazzi sono sembrati interdetti. «Ma come? – si dicevano –. Sì, è vero, questo l’ha detto. Ma non solo. Non si sono accorti che eravamo tanti, tantissimi e che non è successo nulla? Non hanno sentito che il Papa ci ha invitati ad avere coraggio, ad andare controcorrente, trovando forza nel Signore? Non hanno sentito che il Papa ci ha detto che ci vuole bene? Che crede in noi? Che ci sta accanto da padre?». Arrivati a casa, ci siamo dati appuntamento alle ore 15 di ieri – lunedì –, per leggere i quotidiani e vedere come ci avevano descritti. Per prima cosa ci siamo soffermati sulla prima pagina. A parte l’Unità che ha riportato un breve titolo, gli altri giornali neppure un richiamo. Abbiamo poi cominciato a sfogliarli: ogni pagina che passava la sentivamo come uno schiaffo: il Corriere a pag. 21, l’Unità a pag. 9, il Giornale a pag. 15. Repubblica a pag. 23. Per non dire poi di certi articoli che lasciavano l’amaro in bocca per la superficialità con cui leggevano l’evento. In un certo senso, i ragazzi si sono sentiti traditi. E, onestamente, anch’io. L’esperienza di Loreto, la nostra grande avventura di fede e di festa, confinata in periferia. E qui son tornate alla mente le parole che il Papa ha pronunciato durante la veglia: «Dove c’è Cristo, c’è tutto il centro, non c’è periferia». E noi ci siam detti che anche se per i giornali appariamo di "periferia", noi sappiamo di essere al centro dell’attenzione di Cristo e della Chiesa.

Inoltre, il trattamento riservatoci dai giornali, ci ha fatto capire ancor di più le parole che il Papa ci ha rivolto durante la s. Messa: «Di quanti messaggi, che vi giungono soprattutto attraverso i mass media, voi siete destinatari! Siate vigilanti! Siate critici! Non andate dietro all’onda prodotta da questa potente azione di persuasione».

Effettivamente nella nostra analisi mancava un giornale all’appello: Avvenire. Hanno imparato a conoscerlo ed apprezzarlo durante questa estate, grazie all’iniziativa del "Porta Parola". I ragazzi pensavano che lo tenessi nascosto. Ma ieri era lunedì. Forse mai come ora attendono un giornale "amico" che li rispetti.
* parroco di Bibione

© Copyright Avvenire, 4 settembre 2007

Bravissimi, ragazzi: avete capito davvero il messaggio del Papa. Coraggio!
R.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Conosco il giovane parroco di Bibione, da questo blog vorrei fargli le mie congratulazioni per un così efficace e raro apostolato della parola, sempre proferita con decisione e chiarezza. Se nelle nostre parrocchie ci fossero più parroci così, nessuno si sentirebbe di periferia!

mariateresa ha detto...

cara amica, ti segnalo questo articolo su Europa http://www.europaquotidiano.it/site/engine.asp
di A. Maria Valli, guarda se ti può piacere.
Il parroco che ci segnali in questo articolo è grande e l'inconsistenza della stampa sempre nella consapevolezza dei più. Era ora.
Un abbraccio

Anonimo ha detto...

Grazie Mariateresa!
Sei una fonte preziosa :-))

Anonimo ha detto...

"il papa ottantenne, con la semplicità dei grandi, ha saputo essere nuovo."

Anonimo ha detto...

Nuovo e giovane :-)

euge ha detto...

Già nuovo e giovane perchè molti pensavano di avere a che fare con una persona di 80 anni incapace di comprendere le varie problematiche giovalnili!!!!!!!!!!!!!!!!! Illusi, Papa Benedetto non solo sa comprendere i giovani ma, li sta aiutando pian piano ed efficacemente, a riscoprire i valori della vita e della gdignità umana e la reazione dei giovani è incontrovertibile........ non pensate che i ragazzi abbiano tutti il cervello inscatolato oppure abbagliato dalle false mete di successo che , purtroppo, stanno rovinanado il mondo!!!!!!!!!! Sanno anche capire e cercare chi dia loro una speranza di vita vera!!!!!!!!!!!!!!
Eugenia