16 settembre 2007
Messa tridentina: il vescovo di Caserta impedisce ad un sacerdote e ai suoi fedeli di applicare il motu proprio "Summorum Pontificum"
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Leggiamo insieme questo articolo. Alla fine le mie, infuocate, riflessioni.
Raffaella
E il vescovo vietò la messa in latino
CASERTA — Monsignor Raffaele Nogaro, vescovo di Caserta, ha scelto di dire no («per non stabilire un precedente») al rettore del santuario di Sant'Anna, che per stasera aveva programmato la messa in latino. Al rettore non è rimasto che obbedire.
Raffaele Nogaro di Caserta vieta la celebrazione al rettore del Santuario: «Non è lo strumento per un rapporto con Dio»
«Niente messa in latino». Il vescovo disobbedisce al Papa
Fulvio Bufi
CASERTA — Stavolta monsignor Raffaele Nogaro ha scelto la strada del divieto. Lui che da vescovo di Caserta si è sempre contraddistinto per tolleranza e disponibilità — verso i suoi fedeli, verso gli immigrati, verso chi osserva altri culti — ha deciso di dire no al rettore del santuario di Sant'Anna, don Giovanni Battista Gionti, che per stasera alle 20 aveva programmato la celebrazione della messa in latino. Il vescovo gli ha telefonato e lo ha invitato a cambiare programma. In pratica gli ha imposto un divieto. E a don Gionti non è rimasto che obbedire: «Faccio ciò che mi dice il mio vescovo — spiega — ma credo che si sia persa l'opportunità di una esperienza importante, che tra l'altro avrei inteso soltanto come esperimento. Non ho mai avuto intenzione di sostituire la celebrazione ordinaria con quella in latino».
Don Gionti era stato sollecitato da un gruppo di fedeli, ma monsignor Nogaro gli ha spiegato che non era il caso di «stabilire un precedente».
E la sua decisione, in totale contrasto con quanto stabilito dal motu proprio di papa Benedetto XVI, il vescovo la spiega così:
«Il responsabile della correttezza teologica, liturgica e morale di una diocesi è il vescovo, e anche se il Papa ha disposto l'apertura a favore di altri riti, io sono un vescovo che ha deciso di controllare l'applicazione di questa disposizione. E nel caso di cui stiamo parlando non ero stato informato, nonostante il parroco avesse l'obbligo di farlo. E poi non ritengo sufficiente la richiesta di trenta o quaranta persone per celebrare una messa in latino».
Comunque per Nogaro la questione non è soltanto formale. Anzi, è soprattutto di sostanza: «La messa in latino — dice — è una distorsione, e non è lo strumento adatto per allacciare un vero rapporto con Dio».
Inevitabile, però, che la sua decisione desti perplessità. Monsignor Nogaro si è sempre contraddistinto per posizioni di grande apertura. In alcuni casi i suoi interventi hanno suscitato polemiche, come quando gli fu attribuita la frase secondo la quale i sacerdoti non avrebbero dovuto benedire le bare dei soldati italiani morti in Iraq. Lui ha sempre smentito, sostenendo di aver detto che non bisognava «esaltare il culto dei martiri e degli eroi della patria, strumentalizzando la morte di questi nostri giovani per legittimare guerre ingiuste». Ma al di là di quell'episodio il vescovo di Caserta è stato protagonista di tanti atti di coraggio e civiltà.
E come capo della Curia non ha avuto remore a concedere strutture della diocesi per cerimonie religiose di musulmani o ortodossi. «Certo —dice lui —perché aiutare le persone a pregare è uno sforzo onorevole. Invece mugugnare in latino non serve a nulla.
Ai fedeli va offerto qualcosa di valido e di educativo, non occasioni di disorientamento. E io ritengo che stordirli con immagini sacre sia solo coreografia e teatrino. Una inutile cornice estetica che non porta a nulla».
© Copyright Corriere della sera, 16 settembre 2007
Francamente, cari amici, non so che cosa dire. Mi sembra che qui si sia davanti ad una enormita' che la Commissione Ecclesia Dei dovra' valutare con molta cura.
Questo vescovo che si distingue per le sue discutibili aperture impedisce ad un gruppo di fedeli ed a un sacerdote di esercitare un diritto concesso dal Papa? E come puo' un vescovo disattendere un documento del Papa sulla base del motto sessantottino "la diocesi e' mia e me la gestisco io"?
Si rilegga, questo vescovo, la dichiarazione del cardinale Castrillon Hoyos a Radio Vaticana nella parte in cui egli afferma :
D. – Cosa cambia, in realtà, con questo Motu Proprio?
R. – Con questo Motu Proprio, in realtà, il cambiamento non è tanto grande. La cosa principale è che in questo momento i sacerdoti possono decidere, senza permesso né da parte della Santa Sede né da parte del vescovo, se celebrare la Messa nel rito antico. E questo vale per tutti i sacerdoti. I parroci sono essi stessi che in parrocchia devono aprire la porta a quei sacerdoti che, avendo le facoltà, vanno a celebrare. Non è, quindi, necessario chiedere nessun altro permesso.
D. – Eminenza, questo documento è stato accompagnato da polemiche e timori: ma cosa non è vero di quanto è stato detto o letto?
R. – Non è vero, per esempio, che sia stato tolto ai vescovi il potere sulla Liturgia, perché già il Codice dice chi deve dare il permesso per dire Messa e non è il vescovo: il vescovo dà il celebret, la potestà di poter celebrare, ma quando un sacerdote ha questa potestà, sono il parroco e il cappellano che devono offrire l’altare per celebrare. Se qualcuno lo impedisce, tocca allora alla Pontificia Commissione Ecclesia Dei prendere misure, a nome del Santo Padre, affinché questo diritto – che è un diritto ormai chiaro dei fedeli - venga rispettato.
Si rilegga anche, il Vescovo di Caserta, l'intervista del TEOLOGO Bux a Radio Vaticana laddove egli afferma:
D. – Il Motu Proprio rimette ai sacerdoti la decisione di accogliere le richieste dei fedeli aderenti alla precedente tradizione liturgica. Per questo qualcuno ha affermato che il vescovo viene ridotto a notaio. E’ così?
R. – Chiunque conosce le premesse dei Libri Liturgici sa che la Santa Sede – e, quindi, il vescovo di Roma - ha una prerogativa ultima nella regolamentazione della Liturgia. Come è noto il grande rischio negli ultimi decenni è che ciascuno si faccia la propria Liturgia, mentre invece ci deve essere una fondamentale unità della Liturgia Romana, pur nelle differenziazioni. Credo che questo lo possa garantire soltanto il vescovo di Roma, che è il principio visibile dell’unità della Chiesa, come dice la Lumen Gentium.
Non voglio aggiungere altro perche' sono molto arrabbiata. Mi limito a notare che certi vescovi "aprono a tutti" (soprattutto ai mass media) ma non hanno alcuna cura pastorale per quei fedeli che esercitano un diritto concesso loro direttamente dal Pontefice.
Mi chiedo e vi chiedo: tutto questo ha senso?
Che male potevano fare quei fedeli di Caserta che, fortunatamente per loro, hanno potuto chiedere e ottenere da un sacerdote di assistere alla Messa tridentina? Che scandalo potevano dare?
Sono molto preoccupata, cari amici, perche' tutto questo ostruzionismo, sfociante nell'integralismo, rischia di mettere a serio rischio il rapporto dei fedeli con il proprio Vescovo.
E non si dia la colpa al Papa! Il motu proprio ha avuto un altro merito: quello di mettere a nudo la disubbidienza diffusa nei confronti del Santo Padre.
Mi dispiace per Papa Benedetto: evidentemente nessuno ha letto la lettera di accompagnamento del motu proprio e nemmeno il documento stesso che mai e poi mai stabilisce l'obbligo del parroco di informare il vescovo diocesano.
Al vescovo di Caserta (nato il 31 dicembre 1933) chiedo se considera educativo mostrare pubblicamente il suo disprezzo per le decisioni del Papa a cui egli ha giurato ubbidienza. Comunque l'affermazione sui militari italiani morti in missione mi fa capire molte cose...
Raffaella
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19 commenti:
Il mullah Nogaro colpisce ancora. Che ne dite di regalargli un biglietto low cost per Teheran? Di sola andata, naturalmente.
Cara Raffaella purtroppo, l'episodio se pur gravissimo di Caserta non sarà l'unico. Adesso in questa difficile circostanza, dovrebbero essere i fedeli se veramente vogliono la messa tridentina e si sentono sostenitori e legati a questo Papa veramente non solo quando si tratta di venire in Piazza S. Pietro a fare i cori oppure ad agitare fazzoletti colorati, a darsi da fare c'è la possibilità di contattare via Mail la Commissione Ecclesia Dei presso al CDF nella persona del Cardinale Castrillion che ha celebrato a Loreto. Ovviamente questo per casi gravi come potrebbe essere quello di Caserta. Abbiamo questa opportunità dimostriamo al Santo Padre di non essere noi per primi a scappare difronte ai lupi.
Eugenia
Ho deciso di scrivere alla Commissione vaticana per chiedere l'interpretazione autentica del motu proprio del Papa e cioe' se esso riguardi solo il rito romano o anche quello ambrosiano. Mi interessa anche dal punto di vista giuridico.
Sono addolorata non perche' pretenda di avere il diritto di ottenere tutto cio' che voglio, ma perche' a me, che sono ambrosiana, non viene riconosciuta nemmeno la possibilita' di chiedere alcunche' mentre ad altri, come agli amici di Caserta, tale opportunita' viene data ma poi la celebrazione viene bloccata senza alcun motivo di rilievo.
Preghiamo molto per Vescovo di Caserta.Molto.
Proprio un bell’esempio!!! Con una mano si danno ordini e si pretende ubbidienza da parte dei “subalterni” e con l’altra si disobbedisce manifestamente ad un invito del Santo Padre, “Sommo Superiore”. Ma forse è proprio qui che sta il nocciolo del problema e si è creata una falla: Il papa Benedetto XVI, purtroppo, ha solo invitato ad accogliere le richieste, non ha dato un ordine perentorio e… forse è il caso che lo faccia! Sulle altre affermazioni di questo monsignor Nogaro, meglio stendere un velo pietoso anzi, pietosissimo!!!
Credo che l'invito di Mariateresa sia da accogliere senza riserve!
Ciao Gianpaolo, quando usci' il motu proprio rimasi sorpresa ed incantata dal tono usato dal Papa (amorevole e conciliante). Allora mi illudevo che tutti avrebbero compreso le sue parole: accogliere volentieri, accontentare i fedeli...
Ora mi rendo conto che le grandi aperture del Papa non sono state apprezzate e spero che la commissione Ecclesia Dei aiuti alcuni (troppi!) a capire che cosa c'e' scritto in quel documento.
Cara Raffaella purtroppo secondo me qui non è l'Ecclesia Dei che deve spiegare il Motu Proprio compresa la lettera eè di una semplicità e linearità sconvolgente. E' arrivato invece il momento di vedere chi veramente ama Papa Benedetto e chi invece gli ha dichiarato guerra fin dal primo giorno rimandendo nell'ombra. Per riprendere un vecchio proverbio il diavolo fa le pentole e non i coperchi finalmente ora sapremo quanti ipocriti che ogni mercoledì dopo l'udienza ( parlo di vescovi ) vanno a baciargli la mano e poi alla prima occasione lo pugnalano alle spalle come il Vescovo di Caserta!!!!!!!!!!! Mi auguro di tutto cuore che i fedeli prendano coraggio e se subiscono dei soprusi sanno che si possono rivolgere all'Ecclesia Dei presso la CDF perchè sia permesso loro di esercitare un diritto. Qui non si tratta di un documento di difficile comprensione qui si tratta di non volerlo accettare perchè emanato da Benedetto XVI la cosa è molto diversa e molto grave!!!!!!!!
Eugenia
Sentendo quel che accade a distanza di neanche due giorni dall’entrata in vigore del M.P., mi vien da pensare che il Santo Padre - quando parla contro alcune forme di “relativismo” - non si rivolga solo ai benpensanti del mondo laico, ma anche a certi esponenti che sono all’interno della Sua Santa Chiesa!!!
Nogaro si vede sfumata la porpora?
Certo che il Vescovo in questo caso non ha il carisma della sintesi ma la sintesi dei carismi e riesce a stabilire a capire da solo quel che è bene e quel che è male per tutta la Sua Diocesi.... però, mica male come persona..... Dimenticavo, .... ma un pizzico di umiltà?? No, vero? Mugugnare in latino!!!! Che nobile espressione..... magari lui sarà di quelli che dopo aver recitato il prefazio della Trinità sta altre 2 ore a spiegarlo, visto che pur essendo in italiano e non è mugugnato in latino la gente non lo capisce ugualmente. Già ..... la gente non capisce.... ma lui lo capisce?? Chissà, resterò con questo dubbio.
Eccellenza, voleva farsi pubblicità? Guardi che ne ha abbastanza... le ricordo che lei è solo un amministratore, e quel che le vien chiesto è quello di risultare fedele. .... il padrone è un altro, o soffre anche lei di manie di grandezza e pensa di far parte della sfera divina???
Dal suo parroco pretende obbedienza, ma le ricordo, con rispetto, che anche lei la deve al Papa, e non è secondario come principio teologico.....studi eccellenza, studi!!!
Cara Raffaella, si fa bene a chiedere chiarezza. Quante perplessità e contraddizioni nel comportamento del Vescovo di Caserta! Partiamo dal motu proprio “ Summorum Pontificum”. Il documento è ben preciso nel delinearne le applicazioni e i giustificati motivi che hanno indotto il Papa a promulgarlo. Nessun obbligo al “ritorno” alla Messa in latino, infatti in tutte le chiese cattoliche, tuttora la Messa viene celebrata nella propria lingua indigena, perché è stato volutamente frainteso lo spirito del motu proprio, che è quello di dare la facoltà, quindi di tipo strettamente eccezionale, a quei fedeli che ne facessero richiesta, di partecipare alla Messa in latino. E, in questo caso, è da dire al Vescovo di Caserta, che trenta o quaranta persone sono ben sufficienti per questo, soprattutto in virtù della favorevole predisposizione del proprio parroco. Trovo troppa interessata ipocrisia nel comportamento del vescovo casertano, che subito dopo si appresta a dichiarare la vera natura del diniego, affermando che la messa in latino è una distorsione, e non è lo strumento adatto per allacciare un vero rapporto con Dio. Quindi solo un comportamento di forma pretestuale, di vera e propria contrapposizione al Santo Padre, che va ben oltre il fatto in questione, facendo pensare ad una diversificazione dottrinale in materia del magistero papale, qui rasentando un rapporto di disubbidienza. Certo, nella Chiesa possono e “devono” esserci diversità di atteggiamenti pastorali, ma solo nella logica che tali differenze portino alla perfezione, ove non può essere incluso l’atto di ignorare disposizioni papali, le cui motivazioni possono sfuggire al popolo cristiano e strumentalizzate dal popolo non-cristiano; proprio qui, un responsabile di una Chiesa particolare ha il “dovere” di esplicarle ai fedeli che da Dio gli sono stati affidati. Probabilmente la deleterialità della voluta disinformazione mediatica, unità alla mediocrità e alla malafede giornalistica, hanno influenzato anche il Vescovo di Caserta, ma non credo proprio, considerata che c’è stata, da parte sua, nei confronti dei suoi fedeli, una doverosa e giusta traduzione del provvedimento del Pontefice. Poiché molti del clero comodamente lo dimenticano, si ricordi, il Vescovo di Caserta, che è stato posto lì non per essere servito, ma per servire, come tutti noi, anche lo stesso Papa, e che alla fine siamo tutti “servi inutili”. Sconcertante – se è vero – il suo divieto secondo il quale i sacerdoti non avrebbero dovuto benedire le bare dei soldati italiani morti in Iraq. Provo amarezza, una dura sofferenza interiore, confrontando ciò con la totale mancanza d’amore e un gratuito, incredibile quanto durissimo attacco alla misericordia di Dio. Anche qui si denota facilmente la sinistrorsa colorazione politica del Vescovo, ricordandogli che “non si possono servire due padroni”. Gli effetti di questa sfumatura politica, votata anche da prelati, da preti e da cattolici, sono purtroppo sotto gli occhi di tutti, ivi compresi gli attacchi alla Chiesa e al Papa, a cui, dai tempi originali dell’attuale formazione governativa, siamo stati purtroppo sottoposti. Ma andiamo avanti.
Come capo della Curia non ha avuto remore a concedere strutture della diocesi per cerimonie religiose di musulmani o ortodossi. “Certo —dice lui —perché aiutare le persone a pregare è uno sforzo onorevole. Invece mugugnare in latino non serve a nulla”. Queste affermazioni si rendono ancor più gravi, senza porsi nessun problema in merito al rischio di una islamizzazione, non solo dell’Italia, ma di tutto il mondo occidentale, che forse è già in atto. Non ho parole per commentare quest’ultima gravissima risoluzione del Vescovo, se non chiedermi se non sussistano abbastanza elementi per la sua rimozione dalle grandi responsabilità che gli sono state immeritevolmente concesse, sottoponendolo ad un’opportuna pratica di silenzio, riflessione e preghiera.
Ho appena sentito il bellissimo Angelus di papa Benedetto. Vi prego, non facciamoci prendere dall'amarezza . Questi episodi, come quello del Vescovo di Caserta, erano da mettere nel novero delle possibilità, considerata anche la sua storia personale. Mi dispiace moltissimo, ci dispiace moltissimo ma non drammatizziamo. Non risultano sfracelli nel mondo cattolico che è grande. Qui in Italia, vedo resistenze, che al momento non risultano in Francia, ad esempio, che purtroppo sanno anche di ideologico e il caso di cui stiamo parlando è appunto uno di questi, almeno secondo me. Sono sicura che papa Benedetto per la conoscenza venticinquennale che ha del mondo ecclesiale italiano è l'ultimo a stupirsi. Preghiamo e stiamo sereni. Anche se con l'amaro in bocca, abbiamo il dovere della fiducia.E spero con tutto il cuore che questo vescovo corregga la bruttissima immagine dei fedeli "che mugugnano" in latino, una brutta brutta frase detta da un cristiano. Per secoli la Chiesa "ha mugugnato" così.
Ma non avveleniamoci il cuore.
Ho avuto la stessa impressione di Mariateresa.
Quanta poca misericordia in certe decisioni e quanta saggezza nelle parole del Papa!
La pecorella smarrita potrebbe essere ciascuno di noi: che bello pensare che il pastore (Dio ma anche il Papa, il vescovo) sia disposto a lasciare per un po' il gregge per venire a recuperare la pecorella. Quanta bonta', quanto amore in una decisione del genere!
E il figliol prodigo? E' un peccatore, ha smarrito la retta via, eppure, quando ritorna (si converte), il Padre gli allarga le braccia, felice di riaccoglierlo!
Mi piacerebbe che TUTTI prendessero spunto dalle parole del Vangelo e non disprezzassero pecorelle e figli ritrovati.
Ho seguito anch'io l'Angelus e mi è venuto da pensare a quanti figli maggiori ci siano dentro la stessa Chiesa tra i suoi ministri e quanto fosse stato profetico l'allora card.Ratzinger durante la Via Crucis.Sì questo è un Papa forte e sereno poggiato completamente nell'amore di Dio e mi sembra straordinario che nonostante il peso immenso del suo ministero e tutta la bagarre seguita al motu proprio,trovi la voglia e il tempo di ritrovarsi con i suoi ex allievi di un tempo,conservando intatta la sua curiosità intellettuale ed i rapporti di una vita,Paola
La Parola di Dio dell’odierna liturgia è meravigliosa, suggestiva, e, concretamente, ci trasmette l’immagine vera di un Dio Padre, Papà, amorevole, misericordioso, sofferente per i figli che si allontanano, e che aspetta, soffre ansiosamente il patimento del loro ritorno. E quando il figlio ritorna, egli lo vede, non aspetta che arrivi a casa, ma gli corre incontro colmo di gioia per abbracciarlo, da morto che era, risentirselo vivo. Bisogna far festa! Sono d’accordo con Mariateresa e Raffaella. Ma, anche nella tenerissima parabola dell’amore, il Padre ha sofferto perché il figlio si è allontanato, e nulla ha potuto fare, se non soffrire, fino al suo ritorno. Bisogna ritornare perché il Padre possa abbracciarci e far festa. Non è mia intenzione giudicare nessuno, nessuno di noi si sostituisca a Dio, ma ciò non tange la facoltà di adoperare la nostra libertà, dono che Dio ci ha dato, di usare la nostra intelligenza da mettere a disposizione di tutti e di utilizzarla, pur nei nostri ineludibili limiti, per il bene della comunità. A questo ultimo concetto mi ristabilisco per ribadire quello che ho esternato nel mio precedente intervento, ossia: “Non ho parole per commentare quest’ultima gravissima risoluzione del Vescovo, se non chiedermi se non sussistano abbastanza elementi per la sua rimozione dalle grandi responsabilità che gli sono state immeritevolmente concesse, sottoponendolo ad un’opportuna pratica di silenzio, riflessione e preghiera”. È solo un mio pensiero, consapevole che non sta a me decidere, ma, in quanto appartenente alla Chiesa dell’unico Dio, tutti abbiamo il diritto di esternare. Per il bene della Chiesa. Sì, Papa Benedetto ci aiuta moltissimo in queste amarezze del nostro secolo, che esistono anche all’interno della Chiesa, ci aiuta ad essere sereni e a pregare. A pregare soprattutto per lui, anche perché possa andare a ritrovare la dramma smarrita all’interno della stessa casa, altrimenti la dramma, se non si fa trovare, dovrà essere sostituita con un’altra migliore. Per il bene della Chiesa.
Cara Raffaella, cara Mariateresa, non avveleniamoci il cuore, siamo sereni come le pecorelle, aspettando con fede che ritorni il Pastore del gregge recando sulle spalle la pecorella che s’era smarrita. Vi mando un caro saluto. Antonio.
L'episodio del vescovo di Caserta non mi stupisce affatto, perché sono più che abituato ad assistere a prese di posizione del genere. Ricordo ad esempio il caso di un parroco che, per giustificare la sua pigrizia nel predisporre almeno una volta al mese l'adorazione eucaristica col Santissimo esposto al centro dell'altare nell'ostensorio, affermava che ci sono documenti della CEI che sconsigliano questa forma di adorazione in favore della semplice adorazione davanti al tabernacolo (?!). In ogni caso, informo che a partire da oggi, tutte le domeniche alle ore 11 nella chiesa di S.Rocco al corso in Acireale (Catania) la messa sarà celebrata in rito tridentino dal giovane priore dell'annesso convento domenicano. Saluti, Giuseppe
Vi invito a dire le cose in faccia a questo vescovo di Caserta e ricordarlo l´obbedienza che deve al Romano Pontifice:
S.E. Monsignor Raffaele Nogaro
Episcopio - c/o Curia Vescovile
Piazza Duomo, 11 - 81100 - Caserta
vescovo@diocesicaserta.it
www.diocesicaserta.it
Cari amici questo vescovo di Caserta è colpito da una serie di scommuniche del Concilio di Trento:
http://www.totustuus.biz/users/concili/trentoc.htm
Cari amici
non vi rendete conto neanche di quello che state dicendo.
Il Padre vescovo se ha agito così non deve dar conto a nessuno e conosce le leggi ecclesiatiche meglio di tutti noi.
Pensiamo piuttosto ad altro.
Addirittura avete creato un commentario su quanto accaduto.
C'è veramente da vergognarsi.
Il Padre Vescovo, come lo chiama il nostro Anonimo, deve rendere conto a Dio e al Papa!
No, caro anonimo, noi non ci vergogniamo, anzi, ci limitiamo a mettere in pratica le parole del Santo Padre a Loreto!
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