15 settembre 2007
Documento sui pazienti in stato vegetativo: i commenti del Corriere e di Repubblica
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«Lo stato vegetativo è vita Il paziente va alimentato»
Documento del Vaticano a due anni dalla morte di Terri Schiavo «Acqua e cibo sono cure ordinarie». Critiche dalla vedova di Welby
CITTÀ DEL VATICANO— Terri Schiavo e Beniamino Andreatta e ogni persona in «stato vegetativo permanente »: per la Santa Sede è moralmente «obbligatorio » continuare a fornirgli acqua e cibo anche quando i medici avessero a concludere che non recupereranno «mai» la coscienza. Lo afferma un documento della Congregazione per la dottrina della Fede approvato dal Papa, intitolato «Risposte a quesiti della Conferenza episcopale degli Stati Uniti circa l'alimentazione e l'idratazione artificiali». Le due domande dei vescovi americani risalgono al luglio del 2005, cioè all'indomani della morte di Terri Schiavo (31 marzo di quell'anno).
Il testo delle risposte è brevissimo: dieci righe in tutto. Afferma che nutrimento e idratazione sono un «mezzo ordinario e proporzionato di conservazione della vita» e, quindi, non possono mai essere interrotti. Questa è la conclusione: «Un paziente in "stato vegetativo permanente" è una persona, con la sua dignità umana fondamentale, alla quale sono perciò dovute le cure ordinarie e proporzionate, che comprendono, in linea di principio, la somministrazione di acqua e cibo, anche per vie artificiali».
Una «nota di commento» indica «tre casi eccezionali» nei quali quell'obbligo viene meno. Il primo è di natura economico- sociale e riguarda luoghi di «estrema povertà» dove l'alimentazione e l'idratazione artificiali non siano «fisicamente possibili». Il secondo e il terzo sono di tipo clinico e riguardano eventuali «complicazioni» per le quali «il paziente possa non riuscire ad assimilare il cibo e i liquidi » o che rendano quel trattamento di «eccessiva gravosità » e di «rilevante disagio fisico ».
Ma i casi eccezionali — conclude la nota — nulla tolgono al fatto che la somministrazione di acqua e cibo «rappresenta sempre un mezzo naturale di conservazione della vita e non un trattamento terapeutico » e il suo uso sarà quindi da considerare «ordinario e proporzionato, anche quando lo "stato vegetativo" si prolunghi ». A documentare che non vi è discontinuità nel «magistero pontificio», la nota elenca sei pronunciamenti precedenti, di papa Wojtyla o di organismi vaticani, che sono stati formulati tra il 1980 e il 2004.
Quella vaticana per Ignazio Marino (Ulivo), presidente della Commissione sanità del Senato, è una posizione «legittima e va rispettata», ma va «sempre considerato il principio dell'autodeterminazione del paziente». Lodano la dichiarazione vaticana Domenico Di Virgilio di Forza Italia, Alfredo Mantovano di An, Luca Volontè dell'Udc, Fulvio De Nigris, direttore del Centro studi per la ricerca sul coma. Critiche invece da Mina Welby che definisce «straordinari» i trattamenti che il Vaticano indica come «ordinari», dall'associazione Luca Coscioni, dall'astrofisica Margherita Hack, dal verde Giampaolo Silvestri.
© Copyright Corriere della sera, 15 settembre 2007
Il documento approvato dal Papa 2 anni dopo il caso Terry Schiavo: "Moralmente obbligatorio". I medici: decidere caso per caso
Il Vaticano: "Lo stato vegetativo è vita il malato deve essere sempre nutrito"
La risposta ai vescovi Usa. La Turco: siamo un Paese laico
ORAZIO LA ROCCA
CITTÀ DEL VATICANO - «Una persona malata ha sempre diritto di essere alimentata e idratata, anche se costretta a vivere in uno stato vegetativo permanente. Di fronte a casi simili, l´interruzione della somministrazione di cibo e di acqua equivarrebbe a un atto di vera e propria eutanasia e la Chiesa non lo potrà mai permettere».
Nuovo impegnativo monito della Santa Sede in materia di cure ed assistenza socio-sanitaria per malati terminali. Il pronunciamento arriva tramite un documento - «Approvato direttamente da papa Benedetto XVI» - pubblicato ieri dal dicastero custode dell´ortodossia cattolica, la Congregazione per la Dottrina della Fede, l´ex Sant´Uffizio, presieduto dal cardinal-prefetto William Levada. Intervento destinato, inevitabilmente, a rilanciare le polemiche tra fautori e contrari alla cosiddetta «dolce morte», ma non da parte del governo stando almeno a quel che fa capire il ministro della Salute Livia Turco la quale ricorda che «lo Stato è laico, per cui non è detto che si debbia commentare tutto quello che dice il Papa».
Il testo - firmato dallo stesso cardinal Levada e controfirmato dall´arcivescovo-segretario Angelo Amato - è stato varato dopo oltre 2 anni di gestazione, in risposta ad una serie di interrogativi posti al Vaticano l´11 luglio 2005 dai vescovi Usa sulla scia del drammatico dibattito esploso in America sul caso Terry Schiavo, la ragazza morta dopo che le era stata interrotta l´alimentazione forzata, alla quale era stato sottoposta perché colpita da un coma profondo in seguito ad un incidente stradale. E´ «moralmente obbligatorio», si sono chiesti i presuli americani - si legge, tra l´altro, nella nota dell´ex Sant´Uffizio - assicurare «l´alimentazione e l´idratazione a pazienti costretti a vivere in stato vegetativo, soprattutto se cibo ed acqua sono somministrati per vie artificiali»? Ed ancora: è giusto sottoporre le famiglie dei pazienti colpiti da coma profondo e costretti a vivere in uno stato vegetativo e il sistema sanitario «ad oneri eccessivamente pesanti» per far fronte a sistemi di sostentamento considerati «straordinari e sproporzionati?».
La risposta fornita dalla Santa Sede a questi interrogativi è stata netta e decisa, alla luce degli insegnamenti morali - spiega il documento della Congregazione per la dottrina delle fede - che «ci sono stati tramandati da pontefici come Pio XII, Paolo VI e, in particolare, Giovanni Paolo II, che si sono sempre espressi a favore della difesa della vita, contro qualsiasi forme di eutanasia, anche se hanno sempre invitato credenti e non credenti impegnati nella pastorale socio-sanitaria a evitare di sottoporre i pazienti alle inutili sofferenze legate all´accanimento terapeutico. La vita è dono di Dio e spetta solo a Dio decidere quando deve considerarsi conclusa». «Un uomo, anche se gravemente malato o impedito nell´esercizio delle sue funzioni più alte, è e sarà sempre un uomo, mai diventerà un ‘vegetale´ o un ‘animale´. Una verità - ricorda la Congregazione per la Dottrina della Fede - che va sempre tenuta presente, anche «di fronte a coloro che mettono in dubbio la stessa "qualità umana" dei pazienti in stato vegetativo permanente». Per cui, «l´ammalato che si trova in queste condizioni, in attesa del recupero o della fine naturale, ha sempre diritto - si legge nella nota pontificia - ad una assistenza sanitaria di base (nutrizione, idratazione, igiene, riscaldamento, ecc.) ed alla prevenzione delle complicazioni legate all´allettamento. Questi ammalati hanno anche diritto a un intervento riabilitativo mirato ed al monitoraggio dei segni clinici di una eventuale ripresa».
Il Vaticano, però, non invita a protrarre all´infinito questo particolare tipo di assistenza. «Non è da escludere che l´alimentazione e l´idratazione possano essere interrotte - concede l´ex Sant´Uffizio - quando il paziente non assimila cibo e liquidi» di fronte al «sopraggiungere di complicazioni» o anche di fronte a «casi di estrema povertà», ma anche se l´ammalato vive «in regioni molto isolate e povere». Di fronte a questi casi l´assistenza forzata si può interrompere perché, conclude la nota vaticana, «ad impossibilia nemo tenetur», vale a dire «nessuno è tenuto ad affrontare le cose impossibili».
Critico l´europarlamemtare radicale Marco Cappato, che accusa il Vaticano di aver assunto «paradossalmente una posizione materialista». Anche Giacomo Milillo, segretario della Federazione dei medici di famiglia, non è d´accordo con la nuova dichiarazione pontificia, perché, secondo lui, «occorre intervenire caso per caso, rispettare la volontà del paziente e non si può dire che l´alimentazione forzata sia un metodo naturale». Plaude, invece, all´iniziativa pontificia Luca Volontè, capogruppo Udc alla Camera, che accusa i sostenitori dell´eutanasia di «essere becchini anticattolici».
© Copyright Repubblica, 15 settembre 2007
Caro Ministro Turco, lo stato e' laico ma Lei non perde occasione per ribadire in tutte le trasmissioni in cui La invitano di essere cattolica...nessuno La obbliga a fare o dire nulla ma Lei si astenga dal ribadire la sua appartenenza religiosa.
Raffaella
Ma il vero problema È la nostra legge
UMBERTO VERONESI
Niente di nuovo nelle dichiarazioni della Congregrazione per la dottrina della fede sulla nutrizione artificiale, che non fanno che ribadire le posizioni storiche della Chiesa su questo tema. Le parole di oggi non spostano la situazione di chi si ritrova in coma vegetativo permanente e dei suoi familiari, perché non è solo la Chiesa a vietare l´interruzione di trattamenti che tengono artificialmente in vita una persona, ma lo Stato italiano. La posizione su cui riflettere e discutere non è dunque quella del Papa, ma, semmai, quella della nostra legge.
Perché di questo stiamo parlando: se è giusto o no, se è legale o no prolungare con la nutrizione e idratazione artificiale la vita biologica di un corpo umano che ha perso per sempre il suo legame con la coscienza, trovandosi in situazione di coma irreversibile. Infatti Beppe Englaro, padre di Eluana, da anni non fa che peregrinare da una Corte di Giustizia all´altra, nella speranza di poter porre fine alla straziante esistenza artificiale di sua figlia, che è in coma vegetativo permanente da 15 anni, senza essere accusato di omicidio.
In realtà esiste la dichiarazione di una Commissione di esperti che, come ministro della Sanità, avevo insediato nel 2000. La Commissione, formata da medici, medici legali, esperti di bioetica e anche giuristi, come Amedeo Santosuosso, era giunta alla conclusione che poiché per somministrare la nutrizione e idratazione artificiale bisogna somministrare anche dei farmaci, di fatto stiamo parlando di trattamenti medici che, come tali, possono essere sospesi in base a una valutazione di utilità per il paziente considerato nella sua globalità. Subito si levarono le voci di chi sosteneva che in ogni caso bisogna fornire al malato il sostentamento minimo per proseguire l´esistenza biologica. E su questo si può discutere, ma il dibattito non c´è mai stato: il Parlamento non ha preso una posizione e continua a non decidere e i giudici, per lo più, fanno finta di niente, o quasi.
Ora entro settembre il caso Englaro verrà discusso in Cassazione e vedremo se qualcosa succede. In attesa di un cambiamento culturale nei confronti della vita artificiale io mi sono battuto per uno strumento che potrebbe prevenire i casi alla Englaro. È il testamento biologico, che è appunto l´espressione delle volontà della persona riguardo ai trattamenti che vorrebbe o non vorrebbe ricevere (in primis quelli che tengono artificialmente in vita) in caso di sopravvenuta incapacità di intendere e volere. Se la giovanissima Eluana avesse messo per iscritto la sua determinazione assoluta a non vivere una vita artificiale, invece che confidarlo al padre e agli amici, oggi Beppe Englaro non sarebbe nella drammatica situazione di non poter esaudire il desiderio di sua figlia circa la sua stessa vita.
Il testamento biologico sarebbe in verità già valido nel nostro Paese, in base alla nostra Costituzione (articolo 32) e alla Convenzione di Oviedo; ma certo una legge che "stabilizzi" le volontà del cittadino e le renda vincolanti, sarebbe auspicabile e necessaria. Resta da sperare che il Parlamento non affossi anche questa proposta.
© Copyright Repubblica, 15 settembre 2007
Professor Veronesi, Lei e' un medico, non un giurista! L'art. 32 della Costituzione parla di diritto alla salute!
E' inutile dare contro alla Chiesa ed al Parlamento: ciascun deputato e senatore decide in base alla sua coscienza. Il fatto che il professor Veronesi pensi che il Papa e il Parlamento abbiano torto non modifica di una virgola il diritto della Chiesa di parlare e del Parlamento di decidere sulla base della propria coscienza.
R.
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1 commento:
Adesso ci stanno proprio esasperando!!!!!!!!!!! Veronesi per un verso e la Turco per un'altro...... Il documento del Vaticano è sacrosanto non credo sia facile e lo trovo estremamente riduttivo e superficiale negare che lo stato vegetativo non sia vita. Io non sono un medico ma, come mai quando smisero di nutrire Terry Schiavo anche le apparecchiature davano segni di sofferenza ccredo che quella povera creatura abbia sofferto e capito fino in fondo che per rispetto di chissà quale sentimento umano, le stavano togliendo la vita suo malgrado. Beh ma tanto non capiva vegetatva come si suol dire!!!!! E' spaventoso tutto questo si va sempre più delineando la cultura della morte a tutti i costibasta essere deboli ed indifesi. Fa bene il Vaticano e la chiesa ad insistere sul valore della vita umana altrimenti tra qualche tempo basterà un nonnulla per giustificare un'eutanasia e del resto è stato già ampiamente giustificato un 'altro tipo di omicidio l'aborto!!!!!!!!!!!!!!
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