3 settembre 2007

Santa Messa del Papa a Loreto: lo speciale de "Il Quotidiano Nazionale"


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COMMENTO

UN TEOLOGO CHE SA FARSI CAPIRE

GIORGIO ACQUAVIVA

PAPA Ratzinger pensa alla Chiesa di domani e, ben sapendo che sarà minoritaria, chiede ai giovani, agli adulti di domani, di essere seme di buona qualità. Anzi, punta molto in alto: chiede loro di esercitarsi nientemeno che alla santità. Solo così i cristiani potranno essere sale della terra, lievito nella pasta della storia, lampada che dà luce al mondo. Lo ha già teorizzato quando era teologo, a maggior ragione lo ripete oggi. Snocciolando richieste esigenti: «Annunciate con coraggio il Vangelo, la vostra missione è cambiare il mondo; andate controcorrente e non inseguite il successo, seguite invece la via dell’umiltà».
Si spiega così lo sforzo immenso che egli va compiendo, da quando è Vescovo di Roma, per piegare il suo linguaggio e la sua formazione di studioso schivo, alle esigenze della comunicazione, per di più nei confronti di generazioni abituate a uno scambio mediale che si nutre di concetti chiari e semplici, ma che ad un tempo hanno fame e sete di valori e di attenzione: «Non dovete aver paura di sognare ad occhi aperti grandi progetti di bene, non lasciatevi scoraggiare dalle difficoltà».

IL TERMINE ‘Papa-boys’ era stato coniato ai tempi di Wojtyla, ma anche Ratzinger ha i suoi boys e le sue girls. Ai quali e alle quali chiede — con dolcezza perfino! — uno sforzo complementare a quello che lui sta compiendo, accettando di essere «educati» a un tipo di fede adulta e responsabile, gioiosa e piena di spirito di Chiesa. Un po’ di disciplina, per esempio: applausi e cori vanno bene durante una veglia-concerto, non durante la messa. Ci sono momenti per dialogare e momenti per ascoltare e momenti per meditare e pregare. E i giovani lo seguono. A centinaia di migliaia, col sacco a pelo, in fila per confessarsi, mettendo da parte gelosie e concorrenza fra parrocchie, associazioni e movimenti.

ADESSO si tratterà di verificare le ricadute di questo sforzo che i vescovi italiani hanno compiuto, come primo passo nella attuazione delle attese suscitate dal Convegno ecclesiale di Verona. Si chiede molto ai giovani e, più in generale ai laici. Occorrerà trovare le modalità e i luoghi perché questa ricchezza di Chiesa possa esprimersi e contribuire a costruire il volto con cui presentarsi alla società italiana. La Cei è più forte, ma ora tocca alle parrocchie e alle diocesi offrire ai giovani quello che è stato loro promesso.

© Copyright Quotidiano Nazionale, 3 settembre 2007


«Giovani, abbiate il coraggio»

Il Papa davanti a 500mila ragazzi: «Siate sempre critici»

dall’inviato GIORGIO ACQUAVIVA

— LORETO (Ancona) —

«IL MESSAGGIO è questo — dice Benedetto XVI ai giovani (quasi mezzo milione) che seguono la messa nella piana di Montorso — :non seguite la via dell’orgoglio, bensì quella dell’umiltà. Andate controcorrente: non ascoltate le voci interessate e suadenti che oggi da molte parti propagandano modelli di vita improntati all’arroganza e alla violenza, alla prepotenza e al successo a ogni costo, all’apparire e all’avere, a scapito dell’essere». E aggiunge che «seguire Cristo significa sentirsi parte viva del suo corpo, che è la Chiesa. Non ci si può dire discepoli di Gesù se non si ama e non si segue la sua Chiesa. La Chiesa è la nostra famiglia».

E’ GRANDE la ‘provocazione’ dell’umiltà per i giovani. Ma papa Ratzinger prosegue: «Di quanti messaggi, che vi giungono soprattutto attraverso i mass media, voi siete destinatari! Siate vigilanti! Siate critici! Non andate dietro all’onda prodotta da questa potente azione di persuasione. Non abbiate paura, cari amici, di preferire le vie alternative: uno stile di vita sobrio e solidale; relazioni affettive sincere e pure; un impegno onesto nello studio e nel lavoro; l’interesse profondo per il bene comune. Non abbiate paura di apparire diversi e di venire criticati per ciò che può sembrare perdente o fuori moda».

I GIOVANI e il Papa. Con l’anziano teologo che racconta la storia vista dal punto di vista di Dio, il quale per la sua incarnazione «ha cercato un cuore giovane e l’ha trovato in Maria». E oggi? «Ancor oggi Dio cerca cuori giovani, giovani dal cuore grande». Paura? «Dio rispetta la libertà». La Chiesa — che non propone un insieme di divieti morali ma un cammino gioioso — «vi guarda con immenso affetto, vi è vicina nei momenti di gioia e di festa, di prova e di smarrimento». E se il modello è Maria, ecco allora la caratteristica dell’umiltà, del «sì» senza ripensamenti. «L’umiltà — scandisce Benedetto XVI — non è scelta di rinuncia, ma di coraggio». E’ stata la strada dei grandi santi, quelli noti, ma anche dei tanti anonimi.

NON È FACILE sentirsi Chiesa: «E’ impegno quotidiano a costruire l’unità vincendo ogni resistenza e superando ogni incomprensione. Nella Chiesa impariamo ad amare educandoci all’accoglienza gratuita del prossimo, all’attenzione premurosa verso chi è in difficoltà, i poveri e gli ultimi. La motivazione fondamentale che unisce i credenti in Cristo, non è il successo ma il bene. Così si edifica la città di Dio con gli uomini, una città che si sviluppa nell’incontro e nella collaborazione tra gli uomini e Dio». Ed ecco il Ratzinger formato ‘verde’: «Seguire Cristo comporta lo sforzo costante di dare il proprio contributo alla edificazione di una società più giusta e solidale, dove tutti possano godere dei beni della terra. Uno dei campi, nei quali appare urgente operare, è senz’altro quello della salvaguardia del creato (quest’anno si è puntato sull’acqua, ndr). Alle nuove generazioni è affidato il futuro del pianeta, in cui sono evidenti i segni di uno sviluppo che non sempre ha saputo tutelare i delicati equilibri della natura. Prima che sia troppo tardi, occorre adottare scelte coraggiose».

AL TERMINE della celebrazione, il pontefice affida a 72 giovani il mandato, consegnando loro la sacca del pellegrino e pregando: «Non basta conservare il dono ricevuto, occorre andare per altre contrade e in altre città, a comunicarlo con gioia e riconoscenza, come Maria»; «andate con determinazione e libertà di spirito, comunicate la pace, sostenete chi è debole, preparate i cuori alla novità di Cristo, annunciate che il Regno dei Cieli è vicino».

ALL’ANGELUS una considerazione conclusiva: «La piazza è grande, è aperta, è il luogo dell’incontro con gli altri, del dialogo, del confronto; la casa invece è il luogo del raccoglimento e del silenzio interiore, dove la Parola può essere accolta in profondità. Per portare Dio nella piazza, bisogna averlo prima interiorizzato nella casa, come Maria nell’Annunciazione. E viceversa la casa è aperta sulla piazza: lo suggerisce anche il fatto che la Santa Casa di Loreto ha tre pareti, non quattro: è una Casa aperta, aperta sul mondo, sulla vita».

© Copyright Quotidiano Nazionale, 3 settembre 2007


E i papa-boys sotto le stelle cantano in onore di Benedetto XVI

Alfredo Quarta

— LORETO (Ancona) —

UNA NOTTE sotto le stelle con la consapevolezza che il Santo Padre ripone in loro la massima attenzione e fiducia. Con questo pensiero e con le irripetibili immagini impresse negli occhi di un pomeriggio e di una serata all’insegna dell’ascolto, della riflessione e del divertimento, i 400mila giovani dell’Agorà hanno trascorso una notte ricca di emozioni.

CALATO il sipario sullo spettacolo di musica e testimonianze messo in piedi dalla Ballandi (per Rai Uno) e dalla Cei con i vari Baglioni, Dalla, le Vibrazioni, Bocelli, Allevi, e amaliati da uno straordinario gioco di fuochi pirotecnici al ritmo di musica, i ragazzi si sono preparati a trascorrere le nove ore che li divideva dal nuovo e attesissimo incontro con Benedetto XVI per la celebrazione della Santa Messa. Per nulla stanchi da lunghi viaggi e lunghissime camminate per raggiungere sabato mattina la spianata di Montorso ai piedi del Santuario della Santa Casa di Loreto, i ragazzi si sono organizzati per proseguire il loro percorso di meditazione. E il luogo centrale sono diventate le otto «fontane di luce», spazi ricavati all’interno della spianata dove potersi confrontare con educatori ed esperti sui temi della spiritualità, dell’affettività, della fragilità giovanile, ma anche per confessarsi.

TUTTO QUI? Neanche a dirlo, considerando che nel corso delle ore i 400mila si sono trasformati in 500mila, quelli che poi ieri mattina hanno assistito alla Santa Messa. Un via vai di ragazzi, con un intersecarsi di lingue (50 i Paesi d’Europa e del Mediterraneo dai quali sono giunte nutrite rappresentanze). Ragazzi che non si erano mai visti prima di sabato notte e che si sono stretti in un unico abbraccio fatto di canti, balli, racconti di esperienze.
Una baldoria moderata per non disturbare chi, anche loro tantissimi, ha ceduto alla stanchezza organizzandosi alla perfezione un giaciglio ben protetto rispetto alla fredda e umida brezza che ha soffiato per tutta la notte. Un interminabile tappeto ricamato di mille colori che ha ricoperto l’immensa spianata di Montorso, con teste che facevano capolino dai sacchi a pelo per vedere quello che accadeva a pochi passi da loro.
Insomma la vita notturna che conduce la popolazione di una grande città italiana con la sola differenza di essere racchiusa in una conca.

A VIGILIARE su questa moltitudine di ragazzi i volontari della Protezione civile e in particolare quelli della sanità, oltre alle forze dell’ordine che hanno presidiato ogni angolo di Montorso.
E poi, lentamente, il risveglio dettato dal sorgere del sole. I primi bagliori hanno accompagnato l’inizio della giornata conclusiva dell’Agorà dei Giovani. Alle sei del mattino i primi ragazzi erano già in fila per conquistare un posto nel parterre della spianata, il posto più vicino al Santo Padre. Chi stropicciava gli occhi, chi sistemava materassini, tende e sacchi a pelo, chi preparava la colazione con tanto di attrezzatura da campeggio. Ma tutti con un denominatore comune: un grande sorriso sul volto, felici di essere lì, di aver incontrato nuovi amici, di aver testimoniato che i giovani sono capaci anche, e soprattutto, di giornate come queste. Il loro desiderio è quello di essere ascoltati, pronti a ricevere il giusto consiglio, per poi diventare protagonisti del loro futuro.
E l’accoglienza riservata alle nove del mattino a Benedetto XVI con cori, sventolio di foulard e tantissime bandiere, sembra testimoniare che il Santo Padre ha colto nel segno, riservando ai giovani quell’attenzione che chiedono a gran voce.

© Copyright Quotidiano Nazionale, 3 settembre 2007


UNA FOLLA OCEANICA

L’emozione dei papa-boys «Ci ha detto parole di verità»

I ragazzi lasciano entusiasti la spianata di Montorso

di EMANUELA ASTOLFI

— LORETO (An) —

QUEL FILO sottile, quasi invisibile che lega il Papa ai suoi giovani sembrava essersi spezzato per sempre. Un taglio netto dopo la scomparsa di Giovanni Paolo II. E invece sulla piana di Montorso, in pochi minuti, Benedetto XVI e i suoi papaboys hanno dimostrato che quel legame c’è e sta crescendo, forte e robusto. Le basi le aveva gettate papa Ratzinger due anni fa a Colonia nella Giornata Mondiale della Gioventù. La conferma è arrivata ieri, dopo l’Angelus, quando su quella distesa infinita che sa di speranza, l’Agorà 2007 ha vinto la sua sfida. «Abbiamo corso verso la papamobile dalla cima del nostro settore — raccontano Silvia e Milena, che arrivano da Torino —. Abbiamo corso per salutare il Papa e ringraziarlo per i consigli che ha dato a tutti noi». E così l’auto con a bordo il Santo Padre più volte ha rallentato, in mezzo alla carovana scalpitante di papaboys. A tratti si è quasi fermata e non ha deluso le aspettative di quei 500mila ragazzi che volevano regalare a Benedetto XVI solo un ultimo sorriso.

A POCO a poco la papamobile si è persa tra il verde in cima alla piana di Montorso, verso il Centro Giovanni Paolo II. E a tutti loro che il giorno prima lo avevano aspettato per ore, è rimasto quel segno indelebile che il Pontefice è riuscito a tracciare con la sua presenza, con le sue parole. «E’ un’emozione grandissima» ci confida Michela Porcile, 18 anni di Genova, mentre con il suo gruppo si prepara a lasciare la piana. «E’ il mio primo incontro con il Papa — aggiunge — non mi aspettavo così tanta gente. Ogni momento della giornata mi ha regalato un’emozione diversa. Stanotte (ieri, ndr) per esempio ho passato molto tempo nella ‘Fontana del creato’, avevo voglia di riflettere sull’ambiente e tutto ciò che ci circonda». Roberta Carena ha 25 anni, fa parte dello stesso gruppo di Michela che arriva da Genova. Intorno alle 13 è pronta con i suoi amici a lasciare la piana di Montorso e quando nomina il Papa sorride. «E’ stato un momento spirituale fortissimo — dice — e ho avuto la sensazione che sia stato condiviso da tutti».

A MEZZOGIORNO il puzzle colorato composto sui cinquanta ettari di terra della piana di Montorso, perde pian piano i suoi pezzi. Alcuni papaboys in arrivo dalla Sicilia riavvolgono frettolosamente i sacchi a pelo, raccolgono gli ultimi rifiuti rimasti in giro e si dirigono verso un serpentone colorato che affolla l’uscita dalla piana. «Il Papa ci ha parlato come se fossimo tutti suoi figli — dice Mauro, 15 anni, tra i più giovani del suo gruppo — gli abbiamo chiesto di essere la nostra fonte di luce e lui non ci deluderà. Mi ha colpito molto quando rivolgendosi a tutti noi ha detto di non seguire la via dell’orgoglio ma di essere umili».
«Per papa Benedetto XVI non è stato facile portare sulle spalle il peso dell’eredità di Giovanni Paolo II — confida Michele Di Lucchio —. E così all’inizio questo confronto lo ha portato a essere visto come meno carismatico di lui, freddo e lontano dai giovani. Noi invece, in questi due giorni, gli abbiamo dimostrato tutta la nostra vicinanza e lui pur nella difficoltà di raggiungere 500mila persone è riuscito ad avvicinarsi a ognuno di noi. E’ stata un’emozione fortissima, mi ha colpito tutto il suo discorso, dall’inizio alla fine». Michele ha 18 anni, viene da Potenza e con i suoi amici ha scelto di non lasciare la piana subito dopo il saluto del Papa. «Facciamo pranzo con calma — dice — e poi raccogliamo le nostre cose e ce ne andiamo». Nel suo gruppo c’è anche Rocco Moneta, sempre della diocesi di Acerenza. Rocco tornerà a casa con un pensiero che gli risuona in testa. «Il Papa ci ha detto di avere il coraggio di sognare grandi progetti, di essere ‘critici’ e ‘vigilanti’. Non lo dimenticherò». Con una inaspettata dolcezza papa Ratzinger li ha conquistati tutti.

© Copyright Quotidiano Nazionale, 3 settembre 2007

Quante frasi fatte!

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