15 dicembre 2007

Domani mattina la visita del Papa alla parrocchia romana di Santa Maria del Rosario di Pompei ai Martiri Portuensi


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La visita pastorale del Papa alla parrocchia romana di Santa Maria del Rosario di Pompei ai Martiri Portuensi: intervista col parroco irlandese don Gerard McCarthy

Domani mattina Benedetto XVI si recherà in visita pastorale alla parrocchia romana di Santa Maria del Rosario di Pompei ai Martiri Portuensi, guidata da un parroco irlandese, don Gerard McCarthy, della Fraternità sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo. La Parrocchia era già stata visitata da Giovanni Paolo II l’8 novembre del 1998. Il Papa presiederà la Messa con il rito della Dedicazione della nuova chiesa. La Radio Vaticana seguirà in diretta l’evento a partire dalle 9.20 sull’onda media di 585 kHz e sulla modulazione di frequenza di 105 MHz.

Ma qual è la situazione sociale del quartiere affidato a questa parrocchia? Giovanni Peduto lo ha chiesto allo stesso don McCarthy:

R. – Il nostro quartiere è fatto di tanti diversi tipi di persone. Anzitutto, il ceto medio, persone che stanno bene, ma c’è anche molta povertà in questa zona. Sotto i ponti della nostra parrocchia, per esempio, ci sono tanti stranieri che hanno bisogno di un aiuto continuo in medicine, cibo e tutte le necessità della vita. Siamo una parrocchia abbastanza bella, nel senso che le persone vivono una vicinanza alla parrocchia molto bella. Non siamo una parrocchia ricca, ma una parrocchia ricca di persone, di amore verso la Chiesa.

D. – La parrocchia è affidata ad una congregazione religiosa, quella dei Missionari di San Carlo Borromeo. Come vivete la vostra missione, in parrocchia?

R. – Anzitutto, il nostro modo di vivere è di capire la nostra presenza come una casa di Dio fra le case delle persone. Viviamo una vita di preghiera e di missione molto intensa. Tutto parte dalla preghiera e dall’unità fra i sacerdoti: la gente vede che tra i sacerdoti c’è un’amicizia in Cristo veramente forte e questo diventa il primo punto di missione, l’esempio di come vivere in unità. E poi, ci aiutiamo sempre perché quello che è importante nella vita – ho imparato – è che ognuno di noi non ha tutti i doni del Signore, ma il Signore ci mette insieme perché abbiamo la possibilità di dare tanto aiuto alle persone con il dono che ognuno ha. Viviamo un’unità, viviamo una regola di silenzio e di preghiera e di intensa missione apostolica. L’altra cosa è l’importanza dell’educazione ai sacramenti e la catechesi che continuamente siamo sempre impegnati a portare sempre più avanti con i giovani, con gli adulti.

D. – La vostra comunità ha anche una vocazione esplicitamente mariana. In che modo manifestate il legame con la Madonna di Pompei, alla quale la parrocchia è dedicata?

D. – Anzitutto, alla Madonna di Pompei andiamo in pellegrinaggio, e dopo nella parrocchia c’è il grande culto della Supplica alla Madonna. La nostra giornata comincia con una nostra preghiera alla Madonna e la giornata finisce con il "Memorare". Viviamo anche intensamente il Rosario e favoriamo un continuo pellegrinaggio verso Pompei ma anche verso Lourdes e Fatima, come una devozione filiale sull’esempio di Maria che si è spostata appena ha avuto il Figlio nel suo grembo: è andata verso gli altri. Allora, il nostro desiderio è sempre di portare agli altri il dono del Signore attraverso il grande amore della nostra mamma celeste, Maria.

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Benedetto XVI alla Magliana

Il nuovo corso della parrocchia di Santa Maria del Rosario ai Martiri Portuensi comincia in una chiesa che profuma ancora di legno e vernice. A consacrare il nuovo edificio di culto, proprio oggi, sarà Papa Benedetto XVI, che presiederà la Messa di dedicazione alle 9, tornando così in visita nelle parrocchie romane.
La cerimonia si aprirà con un gesto simbolico quanto solenne: Pietro Sanpaolo, l’architetto che ha diretto i lavori per la costruzione del nuovo edificio religioso, consegnerà le chiavi della chiesa al Pontefice. Al rito seguirà la Santa Messa, che verrà concelebrata dal cardinale vicario Camillo Ruini, monsignor Benedetto Tuzia, vescovo del settore Ovest della Diocesi di Roma, monsignor Ernesto Mandara, segretario dell’Opera romana per la provvista di nuove chiese nella Capitale, monsignor Massimo Camisasca, superiore generale della fraternità sacerdotale che regge la chiesa (quella dei missionari di San Carlo Borromeo), e don Gerard Charles Mc Carthy, il parroco.
Il coro della comunità animerà la cerimonia eucaristica durante la quale il Santo Padre deporrà sotto l’altare le reliquie di tre santi: San Carlo Borromeo, il patrono della fraternità che regge la parrocchia; San Colombano, missionario irlandese del Cinquecento, nonché fondatore del monastero di Bobbio; Santa Maria Faustina Kowalska, mistica dell’Amore misericordioso canonizzata il 30 aprile del 2000 da Giovanni Paolo II. Al termine della celebrazione il Pontefice benedirà il salone che la parrocchia ha voluto intitolare proprio a Benedetto XVI e che, fino a due anni fa, rappresentava il luogo in cui si svolgevano le funzioni religiose. Qui, avverrà infine l’incontro tra il Santo Padre e i bambini della comunità. A nome di tutti i piccoli parrocchiani Matteo, 10 anni, leggerà un discorso di saluto al Papa.
Per la comunità della Magliana, dice il parroco, don Gerard Charles Mc Carthy, «è un momento di grande grazia e benedizione». Corollario solenne di due anni di cantiere. «Dono inaspettato», ancora, per un quartiere che sta cambiando volto. Il nuovo edificio è stato costruito come ampliamento di una chiesa, quella dedicata ai Santi Martiri Portuensi, diventata negli anni troppo piccola per accogliere un numero sempre crescente di fedeli. Don Mc Carthy, irlandese, della Fraternità sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo, che guida questa comunità da dieci anni, parla di una popolazione parrocchiale che, oggi, è arrivata a contare 21mila abitanti, circa 7mila famiglie. E racconta di essere stato più volte costretto a chiedere ospitalità alle vicine suore oblate del Divino Amore per organizzare il catechismo.
Grazie ai lavori da poco conclusi, i sacerdoti della parrocchia di via delle Vigne, angolo via Chiusdino, non avranno più problemi di spazio. Oltre a una serie di locali creati ad hoc per gli incontri di quella che il parroco chiama «scuola di cristianesimo», sono state costruite anche la casa parrocchiale e la cappella feriale. Poco lontano dall’ingresso principale della chiesa è stato allestito anche un oratorio e un campo da calcio. Da oggi, con la benedizione del Pontefice, lo spazio che fino a qualche tempo fa era dedicato alle celebrazioni diventerà un salone (intitolato proprio a Benedetto XVI) per gli incontri più importanti. Il cuore dell’intera costruzione si sposta così nella nuova chiesa. Manca ancora qualche dettaglio perché possa definitivamente dirsi completa. Don Mc Carthy indica la statua della Vergine Maria posta a destra dell’altare e spiega: «Lì sotto metteremo una teca con due pietre, una della casa di Nazareth e una del santuario della Madonna di Czestochowa». A sinistra del crocifisso centrale spicca invece l’icona che un’artista della parrocchia ha donato alla comunità e che rappresenta i Martiri Portuensi insieme alla Madonna del Rosario di Pompei. Alla protettrice della città campana è infatti dedicata la prima chiesa del quartiere che si trova a valle della collina su cui sorge il nuovo edificio religioso. «E che - spiega il sacerdote - è frequentata ormai solo da anziani».
Il cuore religioso della zona che si estende tra via della Magliana e via Portuense è adesso rappresentato dalla parrocchia di via Chiusdino che, con la doppia dedicazione, vuole non a caso conservare la memoria dei luoghi sacri (appunto, la chiesa della Madonna del Rosario di Pompei e quella dei Martiri Portuensi) che hanno fatto la storia del quartiere. «Fino agli anni Cinquanta - racconta don Mc Carthy - in questa zona c’erano più pecore che case». Oggi, invece, dice il sacerdote, «vivono soprattutto famiglie di impiegati. E c’è chi fatica ad arrivare a fine mese». La chiesa è negli anni diventata un punto di riferimento anche per gli extracomunitari che vivono sotto il ponte del viadotto della Magliana. «Bulgari, slavi e soprattutto polacchi - spiega il parroco -. Persone che affrontano con dignità la propria povertà. Qualcuno anche con fede».
Don Mc Carthy descrive la comunità parrocchiale usando l’immagine di un mosaico fatto di tessere colorate. Comprese le nere. «È anche nel dolore e nella sofferenza - dice - che il gruppo cresce». Il collante di questo mosaico variopinto è però rappresentato dalla preghiera. «È una comunità alla continua ricerca di Dio», spiega il parroco sottolineando l’entusiasmo con cui i fedeli - bambini, giovani, adulti e anziani - partecipano ai momenti di catechesi e alle celebrazioni eucaristiche. E con cui, per esempio, hanno accolto le due nuove campane, intitolate a Giovanni Paolo II e a Benedetto XVI. Con i loro primi rintocchi, oggi accompagneranno la visita pastorale del Pontefice.

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