10 dicembre 2007

“La mia vita da megafono del Papa”: Alain Elkann intervista Padre Federico Lombardi


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Federico Lombardi
Direttore della Sala Stampa Vaticana

“La mia vita da megafono del Papa”

Alain Elkann

Padre Lombardi: da oltre un anno e mezzo lei è direttore della sala stampa della Santa Sede. Quali sono le caratteristiche del suo lavoro?

«Il mio compito è aiutare i giornalisti delle varie testate a ricevere la corretta informazione vaticana. La sala stampa, poi, spiega e diffonde discorsi, documenti, del Papa o dei vari dicasteri del Vaticano. E’ nata negli anni del Concilio per fornire una comunicazione aperta e costruttiva».

Come avete lavorato per presentare la seconda enciclica del Papa?

«L’enciclica è stata inviata a tutti i vescovi del mondo. Poi abbiamo organizzato una presentazione pubblica con due cardinali: il cardinale Cottier, per molti anni teologo della casa pontificia e il cardinale Van- hoye, per molti anni professore di esegesi del Nuovo Testamento e rettore dell’Istituto Biblico».

Come è stata accolta questa enciclica?

«E’ un documento religioso che si rivolge ai credenti e tocca il punto fondamentale della speranza cristiana non solo sulla terra ma anche per la vita eterna».

Nell’enciclica si è parlato del ruolo della scienza e della tecnica.

«Il Papa riconosce l’importanza della scienza e della tecnica ma non ritiene che tutti i problemi si possano risolvere con questi strumenti. E mette in guardia da una visione riduttiva dell’uomo e del suo destino. Il Papa segnala i rischi di una ragione che si chiude su se stessa e indica anche come si deve fare per trovare la fede, la fede ragionevole: l’incontro con la proposta che ci viene attraverso Gesù Cristo non è il frutto della sola forza della ragione».

Un anno e mezzo di lavoro. Quali sono stati i punti salienti?

«Ho partecipato ai viaggi del Pontefice in Baviera, Turchia, Brasile.
Ho vissuto il dibattito che è seguito al viaggio a Ratisbona sui rapporti con l’Islam. Nel viaggio in Turchia è stata molto simbolica la visita alla Moschea Blu. La visita del re dell’Arabia Saudita è stata importante nel rapporto tra la Chiesa e i musulmani.
E poi l’”ecumenismo” con i cristiani, l’incontro con il primate anglicano, con l’arcivescovo ortodosso di Atene e della Grecia, con Bartolomeo il patriarca di Istanbul. Altri momenti salienti: il riavvicinamento con la Chiesa russa e col patriarca Alessio. Un segno di dialogo aperto».

E la Cina?

«La lettera del Papa alla Chiesa cattolica in Cina è uno degli atti più significativi e coraggiosi del pontificato; è un rapporto quello con la Cina che viene seguito con molta attenzione ma non bisogna precorrere i tempi. Un altro gesto fondamentale che a volte sfugge è il cuore religioso manifestato non solo dalle due encicliche, ma anche la pubblicazione del suo libro su Gesù Cristo, che mette al centro la realtà di Dio rivelata da Gesù Cristo».

Benedetto XVI è un Pontefice che viaggia poco e dedica moltissimo tempo allo studio e alla scrittura.

«I viaggi di Benedetto XVI non sono paragonabili a quelli di Giovanni Paolo II, come dimensione e intensità. Tenendo conto dell’età del Papa non è affatto un’attività ridotta; l’anno prossimo vi saranno due viaggi molto impegnativi, uno negli Stati Uniti all’Onu, e l’altro per la Giornata mondiale della gioventù in Australia».

Quali sono gli argomenti sui quali i giornalisti e i vaticanisti si soffermano di più?

«I temi di grande attualità sono quelli che riguardano soprattutto la pace e la persona umana. E i grandi problemi morali, l’etica, la vita, la manipolazione biologica. E poi quelli di carattere più religioso, che stanno molto a cuore al Santo Padre, come per esempio la figura di Gesù: sarei contento che interessassero maggiormente i giornalisti e che vi fossero sempre più domande in questo senso».

Si sta avvicinando il Natale: come lo vivrete, in un mondo che è sempre più secolarizzato?

«Il Papa parla spesso di secolarizzazione. Quando tocca l’argomento del relativismo morale parla delle conseguenze di questa secolarizzazione e quello che la società rischia di perdere. Il Natale è una parte importante, è un’azione di catechesi e di evangelizzazione, connessa al mistero liturgico che celebriamo. Una grande occasione di annuncio, il messaggio del Papa il giorno di Natale. I problemi della pace, della giustizia e della secolarizzazione trovano sempre una eco importante nei discorsi del Pontefice. Il Natale non ci porterà in un mondo diverso ma ci aiuta a vivere la nostra storia con i suoi problemi e ci darà motivo di fiducia, speranza ed anche un messaggio e un momento importante di pace».

I mezzi di informazione spesso sono sotto accusa. Come li giudica?

«Non ho sempre un concetto altissimo delle trasmissioni o del giornalismo scritto: ma sono un uomo inserito nel mondo della comunicazione e non ho il compito di fare il moralizzatore, ma quello di immettere messaggi sociali di cui sono servitore e portatore. Cerco di fare positivamente il mio servizio, certamente potrei fare anche molte obiezioni».

© Copyright La Stampa, 9 dicembre 2007

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