19 dicembre 2007
L'ONU approva la moratoria della pena di morte. Soddisfatta la Santa Sede che rilancia: ora un impegno internazionale per la difesa globale della vita
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L'ONU approva la moratoria della pena di morte. Soddisfatta la Santa Sede che rilancia: ora un impegno internazionale per la difesa globale della vita
Grande soddisfazione della Santa Sede per lo storico voto di ieri al Palazzo di Vetro di New York: l'Assemblea generale dell'ONU ha approvato la risoluzione per la moratoria universale della pena di morte: 104 voti a favore, 54 contrari e 29 astenuti. Una risoluzione che tuttavia non è vincolante. I Paesi che vogliono conservare la pena capitale sono dunque netta minoranza: tra questi la Cina, l'Iran, il Pakistan, l'Iraq, il Sudan e gli Stati Uniti. Da parte sua la Santa Sede auspica adesso un impegno internazionale per la difesa della vita a 360 gradi, a partire dal concepimento, cioè dalla vita innocente. Ascoltiamo, il commento dell’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite. L’intervista è di Isabella Piro:
R. – La Santa Sede accoglie con soddisfazione i risultati della votazione in Assemblea generale, che registrano cinque voti in più a favore di questa Risoluzione. Credo che l’Italia abbia svolto un ruolo importante e facendo una scelta intelligente, perché è riuscita a coinvolgere tutto il mondo e non soltanto l’Europa. L’obiettivo era quello di un impegno su scala globale. Dal punto di vista del metodo e della procedura è stato un buon successo, perché senza l’intervento della diplomazia di tutto il mondo si sarebbe rischiato di compromettere l’esito del confronto, mentre il gioco di squadra e la ricerca di un consenso allargato hanno permesso di ottenere un numero di voti confortante e positivo.
D. – Si può, quindi, dire che c’è stata una maturazione nei confronti del valore della vita?
R. – C’è stata una maturazione su questo punto. La Santa Sede ha sostenuto con forza questo tema, perché rappresenta un passaggio fondamentale nell’intento di aprire un dibattito più ampio. La nostra posizione è decisa: noi abbiamo insistito molto e continuiamo a farlo, affinché il tema della pena di morte sia inserito in un quadro più ampio di promozione e di difesa della vita in tutte le sue fasi, in tutti i suoi momenti, dal concepimento al suo termine naturale. Credo che questa maturazione debba ancora progredire e fare dei passi importanti in una visione dell’uomo che ne contempli ogni aspetto ed ogni momento.
D. – Può essere un primo passo per l’abolizione definitiva della pena di morte?
R. – Ovviamente queste sono decisioni che verranno poi maturate nei diversi contesti nazionali che, per cultura divergono l’uno dall’altro. Certamente questa Risoluzione lancia un segnale molto importante e sarà un punto di riferimento nei dibatti nazionali, ma sarà un punto di riferimento anche per i Parlamenti e per i legislatori nazionali che, sempre di più, quando si tratta di legiferare terranno un occhio sulle indicazioni e sugli orientamenti delle Nazioni Unite.
In prima linea nella lotta contro la pena di morte è impeganta da tanti anni la Comunità di Sant’Egidio. Francesca Sabatinelli ha raggiunto a New York, subito dopo il voto il portavoce della Comunità, Mario Marazziti:
R. – E’ un cambiamento storico, perché fissa un nuovo standard morale della giustizia e anche della punizione del crimine, una giustizia che sa sempre rispettare la vita. Rimarca un cambiamento che è accaduto nella società, nel nostro mondo. Rimarca i passi in avanti di una cultura della vita. Oggi, una grande parte del mondo sente che la pena di morte amministrata dallo Stato è intollerabile, come in passato ha capito che era intollerabile sia la schiavitù che la tortura. Si comincia da qui.
D. – Mario Marazziti, ci sono voluti 15 anni e anche delle amare sconfitte prima di arrivare a questo punto. La comunità di Sant’Egidio era ottimista?
R. – Era ottimista anche 15 anni fa, perché questa è la direzione in cui va il mondo. Se guardiamo agli ultimi venti anni, più di 50 Paesi hanno cambiato: dal fronte che usava la pena di morte al fronte abolizionista. Noi abbiamo lavorato perché si costruisse un fronte unitario e nascesse una grande coalizione mondiale contro la pena di morte e pian piano si affermasse questa cultura della vita. E poi abbiamo lavorato con tanti Paesi proprio nel passaggio per rinunciare alla pena di morte e l’abbiamo finito.
D. – Questa moratoria non è vincolante. Voi pensate che, comunque, inciderà moralmente su quei Paesi che ancora utilizzano la pena capitale?
R. – Senz’altro segna un punto da tenere presente per tutti i Paesi. Diventa più imbarazzante non tenere presente questa sensibilità del mondo. In realtà, quello che accade è che la pena di morte non è più una questione solo interna ai vari Paesi. E’ una questione che ha una valenza per i diritti umani. Questo significa la dichiarazione dell’Assemblea generale approvata all’ONU. Che cosa vuol dire? Vuol dire che da ora in poi l’ONU stesso deve monitorare anno dopo anno come si implementino i principi di questa risoluzione e diventa una questione della comunità internazionale e non solo di chi lavorava e lavora e continuerà a lavorare, come la Comunità di Sant’Egidio, su questo terreno.
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