11 dicembre 2007

"Spe salvi", le nuove frontiere della Chiesa cattolica (Guerriero per "Avvenire")


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Enciclica, le nuove frontiere della Chiesa cattolica

ELIO GUERRIERO

La recente enciclica di Benedetto XVI ha delineato le nuove frontiere della speranza cristiana. Il ritratto di santa Giuseppina Bakhita alza il velo sull’'Altra Africa', quella della grande diffusione del cristianesimo nell’area centrale e meridionale del continente.
Marginale all’inizio del 1900, il cristianesimo cattolico e protestante è attualmente la religione maggioritaria in quella vasta zona. Le rivolte e le guerre di liberazione con i loro strascichi di lutti e sofferenze hanno purificato e rafforzato la presenza cristiana. Divenuta africana quanto a vescovi, sacerdoti e operatori della pastorale, la Chiesa ha saputo darsi un volto africano anche nella liturgia, nelle devozioni, nell’architettura, nell’iconografia. Questa visione fiduciosa non vuole nascondere le mille difficoltà di una Chiesa molte volte costretta ad assistere inerte ad eccidi e scontri razziali. Lo sforzo di operare concretamente per la pace e la giustizia sociale e la necessità di trovare un modus vivendi con l’islam sono la sfida dei prossimi decenni.

La speranza di Benedetto XVI è che l’aumento della presenza cattolica si traduca poi in effettivo contributo per la costruzione di una società più giusta e solidale. I ritratti – presenti sempre nell’enciclica – del cardinale Nguyen van Thuan e del martire san Paolo Le-Bao-Thin richiamano l’attenzione sul Vietnam.

Per una generazione questo paese è stato il simbolo della lotta contro la colonizzazione e l’ingerenza occidentale. La presenza cristiana nel paese, tuttavia, risale agli inizi del 1600 quando Alessandro de Rodhes poté dare avvio ad una piccola comunità cristiana che inizialmente godette delle simpatie delle autorità e poté vivere in pace. Presto, però, i missionari vennero cacciati ed il piccolo gruppo di cristiani dovette apprendere a conservare da solo la propria fede. È cresciuta così la Chiesa cattolica del Vietnam capace di proporsi come 'comunità di fede, di preghiera, di carità', secondo l’espressione dell’attuale arcivescovo di Ho Chi Minh, il cardinale Pham Minh Man. Su questo terreno fecondo crescono le vocazioni sacerdotali e religiose, segno di speranza sicura per il futuro. Dal Vietnam lo sguardo si volge all’India e alla Cina. Nei due grandi paesi asiatici il cristianesimo è stato penalizzato nel tempo dall’immagine di 'religione straniera' imposta dagli europei. Più ancora delle Filippine, l’unico paese asiatico a maggioranza cattolica, l’esempio della Chiesa territoriale del Vietnam può essere un modello per lo sviluppo cristiano nei due subcontinenti asiatici. L’Europa e le terre di antica tradizione cristiana sono presenti nell’enciclica attraverso sant’Agostino e san Bernardo, due cercatori di Dio che la santa inquietudine portò alla vita monastica prima di spingerli nuovamente al mondo per testimoniare l’amore di Dio e formare luoghi di contemplazione e di pace. Con il lavoro e la preghiera, con la bellezza e la cultura i monasteri hanno edificato il volto cristiano dell’Europa. Il pontefice ritiene che questa eredità preziosa possa generare ancora un umanesimo cristiano in grado di favorire con leggi di giustizia ed equità un orizzonte di pace e di comunione tra i popoli. L’inizio del nuovo millennio è stato segnato da paura ed angoscia. La lettera del Papa è un invito ad aprire il cuore alla speranza, la virtù tenace che insegna ad agire e soffrire, a percorrere con fiducia il cammino della vita.

© Copyright Avvenire, 11 dicembre 2007

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