11 dicembre 2007
Chi osteggia la famiglia impedisce la pace: così il Papa nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace
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Chi osteggia la famiglia impedisce la pace: così il Papa nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace
“Famiglia umana, comunità di pace” è il tema del terzo Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale della Pace, che sarà celebrata il 1° gennaio 2008. Stamani la presentazione nella Sala Stampa vaticana. Il servizio di Sergio Centofanti.
Il Papa afferma che “chi anche inconsapevolmente osteggia l’istituto familiare rende fragile la pace … perché indebolisce quella che di fatto è la principale ‘agenzia di pace’”. “Tutto ciò che contribuisce a indebolire la famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e una donna, ciò che direttamente o indirettamente ne frena la disponibilità all’accoglienza responsabile di una nuova vita, ciò che ne ostacola il diritto ad essere la prima educatrice dell’educazione dei figli, costituisce un oggettivo impedimento sulla via della pace. La famiglia ha bisogno della casa, del lavoro o del giusto riconoscimento dell'attività domestica dei genitori, della scuola per i figli, dell’assistenza sanitaria di base per tutti. Quando la società e la politica non si impegnano ad aiutare la famiglia in questi campi, si privano di un’essenziale risorsa a servizio della pace”. (5)
“Il lessico familiare – scrive il Papa - è un lessico di pace; lì è necessario attingere sempre per non perdere l'uso del vocabolario della pace. Nell'inflazione dei linguaggi, la società non può perdere il riferimento a quella ‘grammatica’ che ogni bimbo apprende dai gesti e dagli sguardi della mamma e del papà, prima ancora che dalle loro parole”. (3)
La famiglia – sottolinea - è “ titolare di specifici diritti. La stessa Dichiarazione universale dei diritti umani, che costituisce un'acquisizione di civiltà giuridica di valore veramente universale, afferma che ‘la famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato’ … La negazione o anche la restrizione dei diritti della famiglia, oscurando la verità sull'uomo, minaccia gli stessi fondamenti della pace”. (4)
Il Papa ricorda che “l'umanità è una grande famiglia”: “non viviamo gli uni accanto agli altri per caso; stiamo tutti percorrendo uno stesso cammino come uomini e quindi come fratelli e sorelle”. Siamo tutti figli di Dio: “è risalendo a questo supremo Principio che può essere percepito il valore incondizionato di ogni essere umano, e possono essere poste così le premesse per l'edificazione di un'umanità pacificata. Senza questo Fondamento trascendente, la società è solo un'aggregazione di vicini, non una comunità di fratelli e sorelle, chiamati a formare una grande famiglia”. (6)
Casa della famiglia umana è la terra – ricorda ancora Benedetto XVI che afferma: “dobbiamo avere cura dell'ambiente”, ma con una precisazione: “l'essere umano, ovviamente, ha un primato di valore su tutto il creato. Rispettare l'ambiente non vuol dire considerare la natura materiale o animale più importante dell'uomo”. Per la questione ecologica il Papa esorta a fornire valutazioni “con prudenza, nel dialogo tra esperti e saggi, senza accelerazioni ideologiche verso conclusioni affrettate e soprattutto concertando insieme un modello di sviluppo sostenibile, che garantisca il benessere di tutti nel rispetto degli equilibri ecologici. Se la tutela dell'ambiente comporta dei costi, questi devono essere distribuiti con giustizia, tenendo conto delle diversità di sviluppo dei vari Paesi e della solidarietà con le future generazioni”. Ma “prudenza – sottolinea - non significa non assumersi le proprie responsabilità e rimandare le decisioni; significa piuttosto assumere l'impegno di decidere assieme”. (7) Il Pontefice indica quindi “la strada del dialogo piuttosto che delle decisioni unilaterali”. Soprattutto è “necessario intensificare il dialogo tra le Nazioni” sulla “gestione delle risorse energetiche del pianeta” rivedendo “gli elevati standard di consumo” dei Paesi avanzati e provvedendo “ad adeguati investimenti per la differenziazione delle fonti di energia” . Il Papa denuncia il fatto che i “Paesi poveri … sono costretti a svendere le risorse energetiche in loro possesso” e “la loro stessa libertà politica viene messa in discussione con forme di protettorato o comunque di condizionamento, che appaiono … umilianti”.(8)
Il Messaggio ribadisce la necessità di “un'equa distribuzione della ricchezza. In particolare, gli aiuti dati ai Paesi poveri devono rispondere a criteri di sana logica economica, evitando sprechi che risultino … funzionali soprattutto al mantenimento di costosi apparati burocratici. Occorre anche tenere in debito conto l'esigenza morale di far sì che l'organizzazione economica non risponda solo alle crude leggi del guadagno immediato, che possono risultare disumane”.(10)
Il Papa ricorda che “per avere la pace c'è bisogno di una legge comune, che aiuti la libertà ad essere veramente se stessa, anziché cieco arbitrio, e che protegga il debole dal sopruso del più forte”. E ribadisce: “la forza va sempre disciplinata dalla legge e ciò deve avvenire anche nei rapporti tra Stati sovrani”. (11) “Sulla natura e la funzione della legge” sottolinea che “bisogna risalire alla norma morale naturale come base della norma giuridica, altrimenti questa resta in balia di fragili e provvisori consensi”.(12) Si tratta di un “legge morale comune che, al di là delle differenze culturali, permette agli esseri umani di capirsi tra loro circa gli aspetti più importanti del bene e del male, del giusto e dell'ingiusto” . “L'umanità non è ‘senza legge’”. (13)
C’è poi uno sguardo sugli scenari internazionali: “l'umanità – scrive - vive oggi, purtroppo, grandi divisioni e forti conflitti che gettano ombre cupe sul suo futuro”. Il Papa cita le “molte guerre civili nel Continente africano, sebbene in esso non pochi Paesi abbiano fatto progressi nella libertà e nella democrazia” e poi il Medio Oriente “tuttora teatro di conflitti e di attentati”. Ma in particolare lancia un nuovo forte appello per lo “smantellamento progressivo e concordato delle armi nucleari esistenti” evidenziando “il pericolo che si moltiplichino i Paesi detentori dell’arma nucleare”. Nota quindi “con rammarico l'aumento del numero di Stati coinvolti nella corsa agli armamenti”. Responsabili di questo “funesto commercio … sono i Paesi del mondo industrialmente sviluppato che traggono lauti guadagni dalla vendita di armi” e “le oligarchie dominanti in tanti Paesi poveri che vogliono rafforzare” il loro potere. (14)
Infine il Papa ricorda tre anniversari: il 60° della Dichiarazione universale dei diritti umani (1948–2008), definito “un passo decisivo nel difficile e impegnativo cammino verso la concordia e la pace”, il 25o dell'adozione da parte della Santa Sede della Carta dei diritti della famiglia (1983–2008) e il 40o della celebrazione della prima Giornata Mondiale della Pace (1968–2008), frutto di una provvidenziale intuizione di Papa Paolo VI. E “proprio alla luce di queste significative ricorrenze” Benedetto XVI invita “ogni uomo e ogni donna” a impegnarsi sulla via della pace nella “consapevolezza della comune appartenenza all'unica famiglia umana” ed esorta “i credenti ad implorare da Dio senza stancarsi il grande dono della pace”.(15)
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