13 aprile 2008

Questo Papa ama l'America. Parola di «Time» (Dignola). Articolo da leggere e da commentare...


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Leggiamo il seguente articolo di Carlo Dignola. Seguira' il mio commento...
R.

Questo Papa ama l'America. Parola di «Time»

Carlo Dignola

«Time», il più famoso settimanale del mondo, ha messo in copertina Benedetto XVI, che parte martedì per un viaggio di sei giorni negli Stati Uniti.

L'articolo principale, che occupa diverse pagine, non usa mezze misure: si intitola «The American Pope», il Papa americano. Sotto una foto di Benedetto XVI sorridente, con il cappello rosso a larghe tese in testa, una didascalia ricorda che questo sarà «il suo sesto viaggio negli Stati Uniti».

La copertina presenta un Papa che «ama l'America». Il sommario suggerisce anche che il feeling sia reciproco: dice che la nazione americana nel suo complesso è in grado di comprendere Benedetto XVI più e meglio degli stessi cattolici americani.

Il lungo articolo di David van Biema e Jeff Israely, molto ben fatto e documentato, si chiede fino a che punto il Papa – una figura per tradizione piuttosto invisa, quando non irrisa nel mondo intellettuale wasp (white anglo-saxon protestant - bianco anglo-sassone protestante, ndr) – può davvero entrare in sintonia con l'America. Con Giovanni Paolo II negli anni '80, sotto la presidenza Reagan, ci fu una oggettiva convergenza politica: la caduta del comunismo era un obiettivo comune. Poi le guerre mediorientali dei due Bush hanno molto allargato le due sponde dell'Atlantico. Per «Time» questo viaggio non sarà solo pastorale, ma neppure l'aspetto politico può spiegarlo del tutto: c'è ben altro in gioco.
«Time» presenta il Papa come un «conservatore» che non ama il mondo laico americano che considera la prima «vittima del relativismo morale che egli sente pervadere la cultura occidentale». Per 24 anni custode, come Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, della saldezza della dottrina, Joseph Ratzinger è un uomo molto fermo sulle sue posizioni ma ha anche il pregio di «parlar chiaro», senza «nascondersi dietro alle parole».

I «valori democratici e pluralisti che costituiscono il marchio di riconoscimento dell'America» lo interessano: Benedetto XVI tiene in grande considerazione gli Stati Uniti, perché in essi «vede un modello di vita civile e anche una fonte di ispirazione per la sua Europa, nella quale gli immigranti musulmani stanno facendo emergere la questione di una coesistenza religiosa e politica».
Al Papa «Time» attribuisce un vero e proprio «American attachment», parla addirittura un «love affair» tra Benedetto la nazione.

Non è certo disposto a dare «un appoggio acritico all'amministrazione Bush», che il Vaticano in questi anni non ha mancato di criticare, ma è molto interessato alle dinamiche di un cattolicesimo in posizione di minoranza eppure attivo, immaginando il ruolo che la Chiesa avrà in tutto il mondo negli anni a venire.

Benedetto XVI mostra una «sorprendente apertura» verso una cultura diversa dalla sua che, sotto l'aspetto della convivenza, guarda come «il miglior esempio al mondo di come le cose dovrebbero andare».
Come suo successore alla Congregazione per la Dottrina della fede Benedetto XVI ha scelto proprio un cardinale americano, il californiano William Levada. «Time» ricorda che durante il Concilio Vaticano II Joseph Ratzinger, che allora era un «theological wunderkind», un ragazzo prodigio, era già schierato sull'altra sponda dell'Oceano. La delegazione americana a un certo punto decise di schierarsi a difesa della libertà religiosa, entrando in contrasto con l'ala tradizionalista della Chiesa cattolica che non voleva prendere in considerazione altra fede che quella romana.

Il giovane teologo bavarese fu tra i primi a capire i problemi di convivenza fra religioni diverse all'interno di uno Stato multireligioso, e si schierò dalla parte della delegazione americana. Avrebbe poi scritto nel 1966: «In quell'ora cruciale, la leadership del Concilio passò dall'Europa alle giovani Chiese d'America», che «stavano davvero aprendo la strada verso il futuro».
L'America, per il Papa, è una palestra di questioni etiche e intellettuali, è un melting-pot in cui la stessa Chiesa può fare esperienza in anteprima di come sarà il mondo. È una frontiera sulla quale non si può mancare. Anche perché, con l'arrivo costante di milioni di immigrati dal Centro e dal Sudamerica e dai Caraibi l'America ogni anno che passa è sempre più cattolica: i cattolici oggi, con il loro 24%, sono – ricorda «Time» – un blocco elettorale di prim'ordine.
Ratzinger, attento lettore di Alexis de Tocqueville, sa che gli Stati Uniti poggiano su una «fondazione spirituale» che è pluralista ma sostanzialmente cristiana; e al tempo stesso è ben conscio di quanto negli ultimi decenni essa sia stata erosa: «È convinto che guardiamo troppa tv, e teme che la secolarizzazione stia avanzando a spron battuto».

«Time» nota però che, assumendo il compito di Papa, Ratzinger ha smesso di fare il Prefetto della dottrina: «Ha scritto due encicliche sull'amore e la carità, non sulle eresie».

Fra i cattolici americani gode di un consenso attorno al 70%, anche se questi «continuano a ignorare gli insegnamenti della Chiesa in materia di controllo delle nascite e aborto».

Ma il progetto di questo Papa – nota acutamente «Time» – non è di tipo etico: non cercherà tanto un'alleanza tra «conservatori cattolici» ed «evangelisti americani» sulla clonazione o le cellule staminali. Benedetto XVI guarda più in là: non lo interessa solo la Chiesa cattolica americana, ma tutta quella «domanda di vita religiosa» che pervade il Paese, dalle sette carismatiche alla New age. C'è una «vitalità religiosa», anche intellettuale, che il Papa tiene d'occhio con attenzione.

Il secondo punto di interesse di questa visita – scrive «Time» – è la battaglia che Benedetto XVI ha avviato per riconciliare fede e ragione. Contrario – dice il settimanale – a molte derive post-conciliari, Ratzinger è rimasto però fedele all'idea del Vaticano II che la pietà popolare della Chiesa dei secoli passati vada in qualche modo integrata con il «razionalismo dell'Illuminismo e con la modernità». Se Giovanni Paolo II ha descritto la fede e la ragione come «due ali» che devono sostenere assieme la Chiesa di Cristo, gli Stati Uniti sembrano il campo ideale dove provare questo volo: «L'America è al tempo stesso un posto del tutto moderno e profondamente religioso».

Ciò che Ratzinger vuole capire con questo viaggio – dice «Time» – è «come questi due aspetti possano coesistere. Se troverà risposte negli Stati Uniti, esse potranno essere utili a definire le linee del suo papato».

E forse – fanno capire le ultime righe dell'articolo – anche agli Stati Uniti Benedetto XVI può essere utile. «Questo Papa sa che la grande sfida del XXI secolo saranno i crescenti conflitti religiosi». E sa anche «che il potere americano da solo non sarà in grado di risolverli».

© Copyright Eco di Bergamo, 13 aprile 2008

Musica per le mie orecchie!
Ringraziamo Carlo Dignola per questo bellissimo articolo e, ovviamente, la rivista "Time" che ha fatto un lavoro molto importante ed obiettivo.
Questo tipo di analisi e' molto utile per comprendere il senso generale dei discorsi e delle omelie del Papa e permette a chi non conoscere bene la personalita' di Benedetto XVI di apprezzarne lo stile e l'intelligenza.
Grazie dunque per questi articoli.
Non posso fare a meno di notare che negli Usa ci sono grandi sforzi e dettagliati commenti, come ci ha fatto notare Mariateresa segnalandoci il sito del New York Times, mentre, in Italia, il Corriere della sera si dedica all'avvertimento degli Yankees al Papa: "vietato calpestare l’erba dello Yankee Stadium".
Beh, a ciascun giornale il suo stile e la propria, personale, scelta delle notizie da prima pagina...

R.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

sono felice che almeno i media americani siano buoni con il Papa.
Personlmente, conoscendo la mentalità dei wasp, non me lo aspettavo proprio... speriamo bene! Anche se dire che il Papa ha una storia d'amore con gli Usa mi sembra un po esagerato...

Anonimo ha detto...

...Certo, Raffaella, che un articolo così non avrebbe potuto esserci sulla Grande Stampa Italiana. Tra gli "autorevoli commentatori", sarebbe stato arduo trovarne uno spoglio da pregiudizi e in grado di comprendere la straordinaria capacità di Papa Benedetto di "guardare lontano". Ogni tanto però possiamo ancora trovare gli articoli dell'ottimo Della Loggia, almeno fino a quando non diventerà anche lui troppo "scomodo" per il "pensiero unico"....

Scenron ha detto...

Il presidente degli Stati Uniti d'America, facendo uno strappo al protocollo, andrà personalmente ad accogliere Papa Benedetto al suo arrivo, all'aeroporto. La motivazione: "in lui ho visto Dio" :D

http://lavignadelsignore.blogspot.com/2008/04/il-papa-negli-stati-uniti-damerica-ecco.html

Scenron ha detto...

Il presidente degli Stati Uniti d'America, facendo uno strappo al protocollo, andrà personalmente ad accogliere Papa Benedetto al suo arrivo, all'aeroporto. La motivazione: "in lui ho visto Dio" :D

http://lavignadelsignore.blogspot.com/2008/04/il-papa-negli-stati-uniti-damerica-ecco.html