5 agosto 2008
Domani, l'incontro di Benedetto XVI con i sacerdoti a Bressanone (Radio Vaticana)
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Domani, l'incontro di Benedetto XVI con i sacerdoti a Bressanone: al centro degli insegnamenti del Papa sul sacerdozio, l'amicizia dei presbiteri con Dio
Uno degli attesi appuntamenti pubblici di Benedetto XVI in Alto Adige è l’incontro di domani con i sacerdoti nella cattedrale di Bressanone. Sul sacerdozio, il Santo Padre ha più volte ribadito che si tratta di un servizio a Dio e all’umanità.
Il prete - ha affermato il 7 maggio 2006 durante la Messa per l’ordinazione di nuovi sacerdoti - è “un amico intimo di Dio” e “un esperto di umanità” che segue ciascuno di noi “fin nei nostri deserti e nelle nostre confusioni”. Torniamo su alcuni insegnamenti di Benedetto XVI sul sacerdozio nel servizio di Amedeo Lomonaco:
Sul ministero sacerdotale, il Santo Padre in varie occasioni ha sottolineato come i presbiteri, “ambasciatori per Cristo” e “servitori dell’uomo”, debbano essere “strumento dell’amore misericordioso di Dio”. Nell’incontro del 13 maggio 2005 del vescovo di Roma con il clero della diocesi romana, il Papa fa notare come questo ministero non possa essere il prodotto di capacità personali:
“Questo vale per l’amministrazione dei Sacramenti, ma vale anche per il servizio della Parola: siamo mandati non ad annunciare noi stessi o nostre opinioni personali, ma il mistero di Cristo e, in Lui, la misura del vero umanesimo”.
Nella Messa Crismale, presieduta dal Papa il 13 aprile del 2006, Benedetto XVI ricorda il significato profondo dell’essere sacerdote: “Diventare amico di Gesù Cristo” attingendo alle fonti da cui trarre vigore spirituale e umano, l’Eucaristia quotidiana e l’adorazione:
“Il sacerdote deve essere soprattutto un uomo di preghiera. Il mondo nel suo attivismo frenetico perde spesso l'orientamento. Il suo agire e le sue capacità diventano distruttive, se vengono meno le forze della preghiera, dalle quali scaturiscono le acque della vita capaci di fecondare la terra arida”.
Incontrando il clero polacco il 25 maggio del 2006, Benedetto XVI invita “ad essere sacerdoti autentici”, capaci di coltivare “un’autentica paternità spirituale”. In un mondo in cui c'è tanto rumore, tanto smarrimento – aggiunge il Papa in quell’occasione - “c’è bisogno dell'adorazione silenziosa di Gesù nascosto nell’Ostia”:
“Dai sacerdoti i fedeli attendono soltanto una cosa: che siano degli specialisti nel promuovere l'incontro dell'uomo con Dio. Al sacerdote non si chiede di essere esperto in economia, in edilizia o in politica. Da lui ci si attende che sia esperto nella vita spirituale”.
Nell’incontro con il clero del Cadore, il 24 luglio del 2007, il Papa esorta alla preghiera: “Senza una relazione personale con Dio – afferma Benedetto XVI - tutto il resto non può funzionare”, perché non si può realmente portare Dio se non si vive una relazione profonda con il Signore. Ma in questa relazione – spiega il Santo Padre – non sono escluse dimensioni legate all’esperienza terrena:
“Non possiamo sempre vivere nella meditazione alta, forse un Santo nell’ultimo gradino del suo cammino terrestre può arrivare a questo punto, ma normalmente viviamo con i piedi per terra e gli occhi verso il cielo. Ambedue le cose ci sono date dal Signore e quindi amare le cose umane, amare le bellezze della sua terra non solo è molto umano, ma è anche molto cristiano e proprio cattolico”.
Nella Messa Crismale del 20 marzo 2008, Benedetto XVI sottolinea infine come i sacerdoti siano chiamati a tenere sveglio il mondo per Dio: non annuncino mai se stessi né si inventino una Chiesa come la vorrebbero – afferma il Papa - ma siano servi di tutti nella verità e nell’amore:
“Il sacerdote deve essere uno che vigila. Deve stare in guardia di fronte alle potenze incalzanti del male. Deve tener sveglio il mondo per Dio. Deve essere uno che sta in piedi: dritto di fronte alle correnti del tempo. Dritto nella verità. Dritto nell’impegno per il bene”.
L’incontro di domani con i sacerdoti, nel Duomo di Bressanone, sarà accompagnato dalla ricchezza di una straordinaria figura: quella di San Giovanni Maria Vianney, conosciuto come il “Santo curato d’Ars” e patrono del clero, di cui la Chiesa ha festeggiato ieri la memoria liturgica. Al centro della sua vita ha posto la Parola di Dio, i Sacramenti e la grande compassione per le sofferenze e le miserie dell’umanità. Così scriveva San Giovanni Maria Vianney:
“Questo è il bel compito dell’uomo: pregare ed amare. Se voi pregate ed amate, questa è la felicità dell’uomo sulla terra. La preghiera nient’altro è che l’unione con Dio. In questa unione intima, Dio e l’anima sono come due pezzi di cera fusi insieme, che nessuno può più separare”.
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