1 agosto 2008

Caso Eluana. La Procura ricorre contro la Corte d'Appello. La soddisfazione di mons. Fisichella (Radio Vaticana)


Vedi anche:

Il Papa a Bressanone: il suo stile. Nel riposo come negli incontri con la gente (Sir)

Le prime immagini di Benedetto XVI a Bressanone rilanciano un Pontefice in ottima forma (Mazza)

Siria: Mufti' invita Papa a Damasco

Benedetto XVI e Paolo VI in Australia: "A Sydney due Papi per un mondo nuovo" (Osservatore Romano)

Domenica per l'Angelus tutti in piazza entro le 9.30: chi arriva dopo resta fuori. L'altare viene da Ortisei (Rizza)

Intervista a Mons. Ranjith sulla Liturgia: "Perché Papa Ratzinger recupera il sacro" (Politi)

I «bianchi» di Novacella acquistati dal Vaticano ma non per il Papa che è notoriamente astemio (Gasperina)

Fervono i preparativi per l'Angelus di domenica. Il sindaco di Bressanone: «Abbiamo ancora molte richieste, ma i biglietti sono già prenotati»

Sulle tracce di San Paolo nella multireligiosa Damasco (La Rocca)

«Historia ecclesiastica gentis Anglorum»: a colloquio con il traduttore (Osservatore Romano)

La nuova edizione critica dell'«Historia ecclesiastica gentis Anglorum» di Beda: "Quando gli Angli divennero angeli" (Osservatore R.)

Le immagini del Papa in vacanza: video di Skytg24

Il Centro televisivo vaticano ha ripreso una passeggiata a due: il Papa ed il fratello Georg

Benedetto XVI in Camerun nel 2009? (Ingrao)

Irene Argentiero (Il Segno): "Nel suo soggiorno a Bressanone, il Papa ci insegna a recuperare il significato autentico del riposo" (Radio Vaticana)

Maria Rita Parsi: In Vaticano ogni donna è 'madonna del suo bambino'. Importantissima iniziativa a favore delle lavoratrici madri

Don Renner: «Curia poco incisiva contro il ranocchio. Il Papa sarà scettico. La strategia di Benedetto XVI contro i preti pedofili»

IL PAPA A BRESSANONE: TUTTI I VIDEO E LE FOTO

IL PAPA IN ALTO ADIGE: LO SPECIALE DEL BLOG

Caso Eluana. La Procura ricorre contro la Corte d'Appello. La soddisfazione di mons. Fisichella

La Procura Generale di Milano ha deciso di ricorrere contro il decreto con il quale la Corte d'Appello Civile aveva concesso al padre di Eluana Englaro, la giovane in stato vegetativo da 16 anni, di chiedere la sospensione delle cure. Contemporaneamente sempre la Procura Generale ha chiesto alla Corte d'Appello di sospendere il decreto emesso che, altrimenti, sarebbe esecutivo in qualsiasi momento. Oggi, intanto, è atteso il voto del Senato che dovrebbe decidere di seguire la strada della Camera, ovvero sollevare il conflitto di attribuzione presso la Consulta. La motivazione con cui la Procura generale milanese ha fatto ricorso è che non è stata accertata con sufficiente oggettività l’irreversibilità dello stato vegetativo di Eluana Englaro. Gabriella Ceraso ne ha parlato con Roberto Piperno direttore di Medicina riabilitativa all'Ospedale Maggiore di Bologna e direttore della Casa dei Risvegli Luca De Nigris:

R. – Ci sono due zone di ambiguità: quando noi diciamo “stato vegetativo”, stiamo sempre più scoprendo che ne sappiamo veramente molto poco e stiamo scoprendo sempre più che dietro questa etichetta – basata sua una diagnosi di assenza, di consapevolezza, di relazioni con gli altri - ci sono in realtà molte situazioni diverse, alcune delle quali hanno anche delle attività di tipo cognitivo importanti, come la comprensione del linguaggio o il riconoscimento di volti. Nel concetto stesso di reversibilità, c’è poi un’altra zona di ambiguità e questo perchè la grande maggioranza dei casi diagnosticati in stato vegetativo nel corso degli anni mostrano cambiamenti. Bisogna, quindi, capire che valore si dà a questi cambiamenti: per alcuni sono importanti e determinanti, mentre per altri non sono sufficienti. E’ sempre un elemento che lascia incertezza. Se si intende tornare alla vita normale, esattamente come era prima, credo che si possa allora parlare di irreversibilità. Ma non credo che sia questo che si intende quando si parla di irreversibilità. Dovremmo allora parlare anche di cambiamenti possibili e di cambiamenti possibili ce ne sono sempre. Quando usiamo la parola “irreversibilità” dovremmo sempre essere estremamente prudenti, perchè è una condanna definitiva e chiude la porta su qualcosa di cui in realtà abbiamo ancora molte poche conoscenze.

D. – Quali sono gli strumenti che ha la medicina per arrivare ad accertare l’irreversibilità oggettiva?

R. – Io ho il dubbio se ci si arriverà mai a determinare una irreversibilità oggettiva. In questo momento, le tecnologie scientifiche ci mettono sempre più in condizione di intuire, e di intravedere delle attività cognitive che all’osservazione, alla semplice osservazione clinica non si vedono. Il fatto poi di definire una condizione di irreversibilità, ripeto, il problema sta nel dare un senso alla parola irreversibile.

D. – Ci può essere un conflitto in questo ambito tra diritto e medicina?

R. – Gli elementi di conflitto nascono quando ci sono delle ambiguità non risolte, anche nell’uso di metafore: quando si parla di stati vegetativi o di coma, si parla come di un qualcosa da cui ci si deve risvegliare, ma non è così; quando si parla di queste condizioni come di morte interrotte, ma non è così, perchè in realtà sono vite che hanno preso una strada diversa. Ma ci sono delle ambiguità anche nell’uso di parole e delle metafore che usiamo che creano, poi, veramente un problema a loro volta.

D. – La letteratura medica del passato e la casistica ci possono aiutare nel dirimere la questione?

R. – Sappiamo dalla statistica che la probabilità di evoluzione significativa dopo un anno di stato vegetativo è molto, molto, molto bassa. Esistono, però, lo stesso dei casi che si sono evoluti anche dopo questo limite. Questo non ci dà, quindi, delle certezze, ma ci dice “attenzione” e attenzione perchè ancora non sappiamo tutto.

D. – Questo è anche il suo parere?

R. – Certamente è il mio parere, poi sono delle famiglie che continuano a chiederci di andare avanti in qualche modo in questa strada, di cercare di capire sempre di più.

La vita è sempre un bene inviolabile: così in sintesi mons. Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, a commento della decisione di ricorso della Procura generale di Milano. Lo ascoltiamo al microfono di Federico Piana:

R. – Fin dalle mie primissime dichiarazioni avevo sempre sostenuto che la sentenza della Corte d’Appello faceva acqua da tutte le parti e quindi sarebbe stata giusta una impugnazione da parte della Procura, cosa che è avvenuta. Siamo dinanzi ancora una volta a dover toccare con mano un duplice sentimento: il primo, è quello che rimette di nuovo in primo piano il valore della vita. Eluana è una ragazza che vive, non è attaccata a nessun apparecchio e non si tratta di staccare nessuna spina. Sarebbe significato soltanto non darle più da mangiare e da bere e questo sarebbe stato un crimine in ogni caso, un crimine immenso. Dall’altra parte, tocchiamo con mano che il ricorso riporta in primo piano anche il dubbio che la scienza non può dirimere, vale a dire fino a dove può intervenire la scienza, con quali certezze la scienza può dire che c’è irreversibilità di uno stato come quello che sta vivendo la ragazza, e ci riporta ancora al grande tema della inviolabilità della vita sempre, dovunque, nonostante tutto.

D. – Molti giuristi avevano paura che questa sentenza potesse creare dei pericolosi precedenti. Lei è d’accordo su questo?

R. – Questo è vero, perché una sentenza crea una giurisprudenza e quindi questo avrebbe portato a emettere, con molta probabilità, anche altre sentenze di questo genere. Questo ci riporta ancora una volta, a mio avviso, ad avere una forte attenzione su tante persone nel nostro Paese che vivono la stessa situazione. Io credo che noi dobbiamo fare il grande sforzo di essere vicini a queste persone, molto vicini ai familiari e chiedere anche con grande forza che nessuno abbia ad abbandonarli in questa condizione.

D. – Perché c’è questo accanimento contro la vita, anche se debole, anche se fragile?

R. – Io credo che ogni singolo caso porti con sé un dramma e quindi credo che nessuno di noi si possa sostituire né nel giudizio, né nelle scelte, a quella che è la condizione particolare che i familiari di questi casi vivono. Però, mi sembra che ci sia una forte pressione ideologica, una pressione che pensa che quando siamo dinanzi ad un altro concetto di vita, questa vita non meriti più di essere vissuta. C’è una visione ideologica che vuole porre come primato di tutto la libertà, ma la libertà esiste nella misura in cui c’è vita e nella misura in cui si valorizza la vita! E in ogni caso, davanti al richiamo assoluto della libertà, io penso che noi dovremmo aiutare a riflettere sul rapporto con la verità. Gli antichi dicevano, con una bella espressione: “Amicus Plato, sed magis amica Veritas” – Platone è amico, ma molto di più amica è la Verità. Io credo che la verità è condizione necessaria perché ci sia piena libertà nelle persone.

© Copyright Radio Vaticana

Nessun commento: