12 agosto 2008
L'appello di pace del Papa: "Non si spezzi la tavola dei popoli fratelli" (Vaccari)
Vedi anche:
Il Papa a Bressanone: le foto del sito della diocesi di Bolzano
Il Papa: “Auf Wiedersehen”. Da Bressanone a Castel Gandolfo (Irene Argentiero per Sir)
Il Papa ai sacerdoti di Bolzano-Bressanone: "Nel raggio del soffio dello Spirito" (Osservatore Romano)
Mons. Amato sul confronto fra il Cristianesimo e le altre religioni: "Sa dialogare solo chi ha passione per la verità" (Osservatore)
La convivenza, valore di fede. Paolo Valente commenta i discorsi del Papa a Bressanone (Alto Adige)
Don Luigi Cassaro commenta l'Angelus: «Benedetto ha ragione. Giovani da aiutare» (Alto Adige)
A un mese dall’arrivo del Papa a Lourdes, per il 150.mo delle apparizioni della Vergine, si moltiplicano i pellegrinaggi e le iniziative mariane (RV)
Benedetto XVI è a Castel Gandolfo, dove domani terrà l’udienza generale. Intervista al vescovo di Albano (Radio Vaticana)
Il Sindaco di Bressanone: "Il Papa da noi si è sentito in patria'' (Adnkronos)
Il Papa si congeda da Bressanone: "Cari amici, grazie per tutto! Questi giorni finiscono, ma porto con me un tesoro di ricordi" (Parole del Santo Padre prima di congedarsi da Bressanone, 11 agosto 2008)
Card. Re: "La storia sta rendendo giustizia a Papa Paolo VI" (Osservatore Romano)
Il Papa al personale di sicurezza di Bressanone: "Solo adesso vedo quale esercito di «angeli custodi» mi ha circondato" (Parole del Santo Padre alle Forze dell’Ordine che hanno prestato servizio nelle due settimane della Sua permanenza a Bressanone, 11 agosto 2008)
Angelus di domenica 10 agosto: il testo dato alla stampa (e commentato dai giornalisti!) ma mai pronunciato dal Santo Padre
Il Papa: «Giovani, alcol e droga portano sconvolgenti tragedie» (Il Messaggero)
Il Papa: «La comune eredità cristiana vi chiama a deporre le armi» (Mazza)
Il Papa: «Deponete le armi, in nome dello stesso Dio». L'intesa con Alessio II (Giansoldati)
Il Papa: «Tacciano le armi, riparta il dialogo». Ai giovani: «Droga e alcol portano degrado e tragedie»
Il Papa lascia Bressanone: servizio di Skytg24
Flusso continuo di turisti domenica a Bressanone (Masiello)
Bressanone: «E adesso aspettiamo il Papa per il 2009». Una brissinese ricorda quando accompagnava il cardinale Ratzinger in gita (Giordano)
Il Papa è rientrato a Roma. "Auf Wiedersehen Brixen, arrivederci Bressanone". "Il giardino del seminario? Parco degno della Regina d'Inghilterra"
Il Papa: "Saluto tutti i cittadini di Bressanone, anche io adesso sono un cittadino di Bressanone"
Il Papa: «In nome di Cristo: fermate la guerra» (Alto Adige)
Quiete interiore e silenzio: il secondo Angelus del Papa a Bressanone (Irene Argentiero per Sir)
Conferimento della cittadinanza onoraria di Bressanone: le foto del sito del comune di Bressanone
Fernando Anzovino: "Paolo VI fra l'ostracismo del clero e quello dei mass media"
I sacerdoti di Bressanone e Bolzano chiedono, il Papa risponde... (Trascrizione della conversazione del Papa con i sacerdoti della diocesi di Bolzano-Bressanone, 6 agosto 2008)
IL PAPA A BRESSANONE: TUTTI I VIDEO E LE FOTO
ANGELUS E DISCORSI DEL PAPA A BRESSANONE
IL PAPA IN ALTO ADIGE: LO SPECIALE DEL BLOG
L’APPELLO DI PACE DEL PAPA
NON SI SPEZZI LA TAVOLA DEI POPOLI FRATELLI
FRANCO VACCARI
Sono i georgiani che hanno insegnato ai russi la tradizione del brindisi: un rito accurato e lungo, affidato all’anziano
tamadà, che si intreccia nei significati con l’adagio italiano che ferma il tempo a tavola, luogo dove non si invecchia. Ma la tavola dei fratelli russi e georgiani oggi si è quasi spezzata e la lunga storia, fatta certamente di conflitti, ma anche di intensi scambi e di comuni interessi, sembra affievolirsi e perdersi. Anzi i legami e le connesse speranze che lentamente stavano crescendo dietro la vetrina mediatica si dissolvono nuovamente, lasciando desolazione e morte in Ossezia, Abkhazia, Georgia, Russia, ma l’elenco potrebbe continuare, snodandosi tra le aspre montagne caucasiche, dove restano incastonati dolori e odii, tracciando un itinerario che dal Mar Nero giunge al Caspio, collegando decine di popoli e di lingue.
Sotto una cappa di umiliazione cocente, un’altra generazione, quella che aveva solo nei ricordi d’infanzia gli ultimi carri armati passati sotto casa, rischia nuovamente di lasciare gli studi e il futuro per indossare una divisa e sparare contro un nemico che interessi diversi costruiscono o addirittura inventano. Ma i popoli non hanno nemici. E il futuro di pace può venire dalle giovani generazioni che lo vogliono sopra ogni cosa. Molto più di qualche metro di terra o di qualche barile di petrolio.
Su questa nuova frattura in atto, che ci riguarda molto più di quanto l’opinione pubblica non creda, si è levata la voce del Papa.
Ancor più forte, per contrasto con gli interventi imbarazzati di tanti e i disorientati silenzi di troppi altri. Lo sguardo di Benedetto XVI dovrebbe essere un po’ lo sguardo di tutti coloro che hanno a cuore le sorti dell’umanità e specialmente di questa parte di Europa che in una manciata di chilometri diventa Asia. Uno sguardo che vede e indica la «comune eredità cristiana» dei popoli coinvolti, come sostanza su cui fondare una convivenza rispettosa e pacifica.
I monasteri germogliano da secoli sulle montagne caucasiche come nella steppa russa e le fioriture d’arte sacra si richiamano con un linguaggio unico, sopravvissuto alla stagione della persecuzione sovietica, come il pane che sta sotto la neve. Comune eredità cristiana, appunto, che aveva raccolto eredità più antiche. La cultura greco-romana, infatti, è fierezza per entrambi i popoli. Mosca non dimentica mai di chiamarsi la 'terza Roma' e i georgiani custodiscono con orgoglio la stele che indica il confine dell’impero di Traiano. Le case che si affacciano su quel simbolo hanno addirittura un valore commerciale aggiunto. Comune eredità che sembra d’improvviso polverizzarsi pur affondando le radici addirittura nell’antica cultura classica. Cultura che pur sapeva deporre le armi quando il tedoforo accendeva ad Olimpia il fuoco dei giochi. Sembra che il seme della barbarie prenda forza e annichilisca la faticosa crescita culturale che traversa i secoli, togliendo peraltro l’illusione che il progresso sia automatico. La coscienza, se non vigila, si assuefà, ritenendo normale la convivenza del tempo della pace e della guerra. Il mondo sembra diventato un immenso centro commerciale dove, entrando, si può trovare di tutto. E quell’abbraccio sul podio olimpico tra l’atleta russa e quella georgiana, che balenava sullo sfondo già opaco dei diritti umani calpestati, sembra sbiadirsi tra i fuochi del conflitto. Adesso, alla conta dei morti, rischia di diventare un simbolo svuotato, un simulacro insopportabile per la coscienza. Il volo del tedoforo si schianta sull’immagine che adesso ruba la prima pagine: il dolore di un uomo col proprio caro morto tra le braccia.
Su questa scena di pietà, l’Olimpiade è un fondale lacerato. Nello squarcio aperto dall’ennesima ferita di guerra, molti dubbi ci assalgono mentre si rafforza una certezza: non c’è futuro senza una cultura fondata sui diritti dell’uomo.
© Copyright Avvenire, 12 agosto 2008
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento