14 settembre 2008
Calore inedito per la Laicissima. E il segreto sta nel malessere (Mazza)
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Calore inedito per la Laicissima
E il segreto sta nel malessere
di SALVATORE MAZZA
Se George W. Bush, lo scorso aprile, è andato a prendere il Papa all’aeroporto di Washington, con quello che è stato un ‘enorme’ strappo al protocollo, si poteva pensare forse che Nicholas Sarkozy facesse qualcosa di meno a Parigi? C’è senz’altro un fondo di vero in questa domanda retorica, con la quale ieri un collega francese di lungo corso spiegava il perché il presidente francese, incurante delle polemiche interne, sia andato a Orly ad accogliere Benedetto XVI. Basta conoscere un po’ i francesi, e il loro invincibile rapporto di amore-odio con gli Usa, quello che fa ancora ostinare qualcuno a chiamare ‘ chien-chaud’ gli ‘ hot-dog’, per capire il fondamento di quella battuta caustica. Ma sarebbe riduttivo ricondurre tutto a un rigurgito di grandeur.
L’accoglienza riservata a Benedetto XVI, infatti, al di là del gesto di cortesia compiuto a Orly e alla calorosissima cerimonia all’Eliseo, è stata straordinaria in molti, e diversi, sensi. Lo si è visto dai commenti rispettosi dei giornali, più curiosi – verrebbe da dire: quasi ansiosi – di ascoltare quel che il Papa è venuto a dire, che non aprioristicamente critici, come spesso era stato in passato.
Dall’attenzione del parterre al College des Bernardins, diventato un po’ la ‘ casa della cultura’ della Chiesa di Francia, e dai lunghi e insistiti applausi che hanno sottolineato il discorso del Papa. Dalle migliaia di persone in festa che, per la strada, hanno atteso il suo arrivo a Notre Dame. Fino all’entusiasmo dei giovani che, a sera, hanno stretto d’assedio la residenza parigina del Papa per dirgli: ‘ Siamo qui’; quasi in risposta a quanto aveva affermato all’Eliseo: « Sono loro la mia preoccupazione più grande » .
C’è, in tutto questo, molto di più che una semplice orchestrazione, dettata dalle singole scelte di un presidente, per quanto apparentemente controcorrente rispetto alla tradizione d’Oltralpe. C’è, soprattutto, il fatto che la ‘ laicissima’ Francia, mai come oggi pressata dalle trasformazioni che hanno segnato l’inizio del millennio, si trova bruscamente a fare i conti con l’insostenibilità di una legge – quella del 1905 – nata a tavolino e figlia di un’epoca che, molto semplicemente, non c’è più.
Paradossalmente, se ci si vuole allora chiedere dove sia l’origine dell’accoglienza riservata oggi a Benedetto XVI, bisogna scavare nel profondo malessere sociale che da anni sta attraversando il Paese.
Bisogna entrare nel malessere infinito dei sans- papiers.
Bisogna tornare a Clichysous- Bois e a Parigi, a Rennes e a Rouen, e a Lilla, Digione, Tolosa, Marsiglia, Nizza, ovunque sono andate a fuoco le banlieues diventate ghetto per quei milioni di immigrati, in buona parte islamici, costretti a vivere come cittadini di serie ‘ b’.
Bisogna ripercorrere tutte quelle situazioni in cui l’ideale di ‘ liberté, fraternité, egalité’,
s’è dimostrato, all’atto pratico, solo un altro, vuoto, slogan occidentale.
Sono i luoghi, e le situazioni, in cui la Francia ha visto sgretolarsi le proprie orgogliose certezze, e anche piuttosto velocemente. E nelle quali, guarda caso, la Chiesa, tra mille difficoltà a con mille sacrifici, è riuscita invece a entrare in profondità e a dare risposte; mostrando, a un tempo, cosa sia l’essere cristiani, e l’assurdità del voler mettere la fede da una parte, quasi fosse un ostacolo all’essere ‘ buoni cittadini’. Qualcosa che tanti francesi hanno visto molto bene, e capito.
E di cui Sarkozy, in qualche modo, s’è fatto carico. Non è un caso se, ieri, le uniche, e poche, voci fuori dal coro, a protestare per il ‘ cedimento’ della laicità, fossero tutte politiche. Ma questo era scontato.
La Chiesa è entrata dove si sono sgretolate le orgogliose certezze del Paese d’Oltralpe.
© Copyright Avvenire, 13 settembre 2008
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