13 settembre 2008

L’incontro del Papa con la cultura, cercando ancora l’essenziale (Mazza)


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L’incontro con la cultura, cercando ancora l’essenziale

DAL NOSTRO INVIATO A PARIGI

SALVATORE MAZZA

Le origini della cultura europea e il ruolo, in esse, del monachesimo. Di quei monaci che «non aveva­no intenzione di creare una cultura» ma che, «nella confusione di tempi in cui niente sembrava resistere», cerca­vano la cosa essenziale, « cercavano Dio».
Per questo, oggi, possiamo dire che una «cultura meramente positivi- sta che rimuovesse nel campo sogget­tivo come non scientifica la domanda circa Dio, sarebbe la capitolazione del­la ragione, la rinuncia alle sue possibi­lità più alte e quindi un tracollo dell’u­manesimo».
Ed è dunque a quelle ra­dici lontane, a quella «ricerca delle co­se ultime» che occorre rifarsi per com­prendere che la libertà non è solo co­me la mancanza totale di legami, come oggi si tende a pensare, favorendo con ciò «inevitabilmente il fanatismo e l’ar­bitrio. Mancanza di legame e arbitrio non sono la libertà, ma la sua distru­zione ».
È stata una lectio magistralis 'alta', e appassionata, quella che Benedetto X­VI ha tenuto ieri pomeriggio al College des Bernardins, nell’attesissimo ap­puntamento con il mondo della cultu­ra francese. Un mondo che non ha mancato l’incontro, sottolineando an­zi con ripetuti applausi il suo discorso, e sciogliendosi alla fine in una vera e propria acclamazione.
Moltissimi i pre­senti al College, a cominciare dagli ex­presidenti della Repubblica Jaques Chi­rac e Valeri Giscard d’Estaing, e dall’ex­presidente della Commissione euro­pea Jacques Delors. Tra gli altri c’erano lo scrittore Daniel Pennac, l’intellet­tuale Regis Debray, la poetessa Julia K­risteva, rappresentanti dell’Unesco e u­na nutrita delegazione di rappresen­tanti delle comunità musulmane d’Ol­tralpe, con i quali al termine dell’in­contro il Pontefice s’è fermato scam­biando alcune battute.
Al cuore del lungo discorso di Papa Rat­zinger, l’invito a riflettere sulla neces­sità di riprendere una strada che porta a riconoscere il valore che, anche per la cultura del mondo moderno, ha quel «cercare Dio» che era la molla profon­da dell’agire dei monaci, e che li portò quasi di conseguenza a impiantare – nella parola, nella musica, nell’archi­tettura, nell’arte – i capisaldi di una nuova cultura.
«Per sua natura», ha spiegato infatti Be­nedetto XVI, il monachesimo non ave­va tale obiettivo. Che, piuttosto, era il cercare Dio. Nella confusione dei tem­pi in cui niente sembrava resistere, es­si volevano fare la cosa essenziale: im­pegnarsi per trovare ciò che vale e per­mane sempre, trovare la Vita stessa. E­rano alla ricerca di Dio. Dalle cose se­condarie volevano passare a quelle es­senziali, a ciò che, solo, è veramente importante e affidabile». In tale ricer­ca avevano già una guida: Dio stesso a­veva parlato, nelle Scritture. E «poiché nella Parola biblica Dio è in cammino verso di noi e noi verso di Lui, bisogna imparare a penetrare nel segreto della lingua, a comprenderla nella sua strut­tura e nel suo modo di esprimersi. Co­sì, proprio a causa della ricerca di Dio, diventano importanti le scienze profa­ne che ci indicano le vie verso la lin­gua».
Secondo il Papa, il più profondo del pensiero e del sentimento umani sa, in qualche modo, che all’origine di tutte le cose deve esserci non l’irrazionalità, ma la ragione creativa; non il cieco ca­so, ma la libertà. Oggi, certo, la situa­zione è diversa da quella di un tempo, ma tuttavia, «in molte cose anche assai analoga. Le nostre città non sono più piene di are e immagini di molteplici di­vinità. Per molti – ha osservato Bene­detto XVI – Dio è diventato veramente il grande Sconosciuto. Ma come allora dietro le numerose immagini degli dèi era nascosta e presente la domanda cir­ca il Dio ignoto, così anche l’attuale as­senza di Dio è tacitamente assillata dal­la domanda che riguarda lui».
E dunque « quaerere Deum – cercare Dio – e lasciarsi trovare da Lui: questo oggi non è meno necessario che in tem­pi passati. Una cultura meramente po­sitivista che rimuovesse nel campo sog­gettivo come non scientifica la do­manda circa Dio, sarebbe la capitola­zione della ragione, la rinuncia alle sue possibilità più alte e quindi un tracol­lo dell’umanesimo, le cui conseguen­ze non potrebbero essere che gravi. Ciò che ha fondato la cultura dell’Europa, la ricerca di Dio e la disponibilità ad a­scoltarLo, rimane anche oggi il fonda­mento di ogni vera cultura».

© Copyright Avvenire, 13 settembre 2008

1 commento:

mariateresa ha detto...

care amiche, cari amici dopo questa bella Messa e questa bella giornata sono senza parole.Silenziosa ma felice.
Quando metterò insieme un discorso filato ve lo farò sapere. Per ora mi godo le bellissime emozioni di stamattina e la bellissima omelia del nostro Benedetto.
Sono anche contenta, tra l'altro, per la soddisfazione che deve avere provato e la gioia per tanto affetto. Se lo merita.