19 settembre 2008
Papa Pacelli e gli ebrei, l’ora della verità (Muolo)
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LA STORIA IN QUESTIONE
Papa Pacelli e gli ebrei, l’ora della verità
Ieri papa Ratzinger ha tracciato un ritratto del suo predecessore ricevendo in udienza i partecipanti al simposio su Pio XII
Dai documenti risulta in maniera inequivocabile quanto il Pontefice si sia adoperato per salvare i perseguitati dai regimi nazista e fascista
DA ROMA MIMMO MUOLO
Pio XII visto da papa Ratzinger è un pontefice di «alto profilo umano e spirituale», caratterizzato dall’«esemplarità della vita», dalla «saggezza» e dalla «tensione pastorale» che lo hanno guidato «nel suo lungo ministero pastorale e in modo particolare nell’organizzazione degli aiuti al popolo ebraico».
È questo in sintesi il ritratto tracciato ieri da Benedetto XVI, che ha parlato del suo predecessore ricevendo in udienza i partecipanti al simposio promosso dalla Pave the Way Foundation proprio sulla figura e l’opera di papa Pacelli.
Nel discorso, del quale Avvenire pubblica in questa stessa pagina un ampio stralcio, il Pontefice invita ad accostarsi al Papa della Seconda guerra mondiale «senza pregiudizi ideologici» e perciò apprezza l’operazione di raccogliere ed esaminare i documenti dai quali risulta in maniera inequivocabile quanto Pio XII si sia adoperato per salvare gli ebrei perseguitati dai regimi nazista e fascista. Grazie a questi documenti e testimonianze, annota Benedetto XVI, «si apprende che non risparmiò sforzi, ovunque fosse possibile, per intervenire direttamente oppure attraverso istruzioni impartite a singoli o ad istituzioni della Chiesa cattolica in loro favore». Inoltre, prosegue il Pontefice, egli compì «non pochi interventi in modo segreto e silenzioso proprio perché tenendo conto delle concrete situazioni di quel complesso momento storico, solo in tale maniera era possibile evitare il peggio e salvare il più gran numero possibile di ebrei».
L’udienza di ieri e il discorso di papa Ratzinger, giunti a pochi giorni di distanza dal 50° anniversario della morte di Pio XII (il 9 ottobre 1958 a Castel Gandolfo) rivestono un’importanza particolare per diversi motivi.
Innanzitutto si tratta della prima volta che Benedetto XVI si sofferma in maniera così approfondita sulla figura del suo predecessore. Un accenno significativo, in realtà, era giunto venerdì scorso durante la prima giornata del viaggio in Francia.
In quella occasione il Papa, incontrando la comunità ebraica parigina, aveva citato sia Pio XI, sia Eugenio Pacelli, ricordando come il Pastor Angelicus avesse definito il periodo del secondo conflitto mondiale, con tutte le sue tragiche conseguenze, «un’ora di tenebre ». Un segnale importante (anche per la sede in cui è stato lanciato) della considerazione con cui papa Ratzinger guarda al suo predecessore di oltre mezzo secolo fa.
Con il discorso di ieri il Pontefice si è spinto ancora più in là. Facendo riferimento all’ingente documentazione raccolta dal convegno promosso da Pave the Way, ha potuto non solo mettere in evidenza «l’infaticabile azione pastorale e umanitaria di Pio XII», ma anche di fatto smontare il principale argomento di quanti cercano di offuscarne la figura, alimentando nei casi più estremi la 'leggenda nera' del suo presunto antisemitismo e chiedendo che non si proceda alla beatificazione. È l’argomento della cosiddetta 'politica dello struzzo', per usare la famosa espressione che si trova in una lettera del 1942 dell’ambasciatore britannico presso la Santa Sede, sir D’Arcy Osborne.
Niente di più errato, ha fatto intendere in pratica Benedetto XVI. Papa Pacelli era perfettamente a conoscenza delle persecuzioni e non nascondeva certo la testa sotto la sabbia, ma agiva concretamente per salvare quante più vite era possibile. Lo faceva però in segreto, perché nel contesto così delicato di quegli anni infausti, «solo in tale maniera era possibile evitare il peggio e salvare il più gran numero possibile di ebrei». Un secondo punto di grande interesse dell’udienza di ieri è costituita dal fatto che il simposio è stato promosso da un organismo guidato da un ebreo, Gary Krupp, che ha presentato al Pontefice gli altri partecipanti al congresso. Pave the way Foundation è impegnata già da tempo a riscoprire e valorizzare l’azione umanitaria di papa Pacelli per le vittime della guerra e, in particolare per gli ebrei. Il motto dell’organismo è, infatti, «Pavimentare la strada per la pace [donde il nome della fondazione, ndr], rimuovendo gli ostacoli tra le religioni e promuovendo gesti di buona volontà». «Pio XII ha salvato nel mondo più ebrei di chiunque altro nella storia», ha dichiarato in diverse interviste lo stesso Krupp, presentando l’iniziativa di questo simposio. E spesso si è espresso in termini critici anche nei confronti dei curatori dello Yad Vashem, il museo dell’Olocausto di Gerusalemme, che ospita dal 2005 una fotografia di Pio XII, la cui didascalia in calce ne definisce per lo meno ambiguo il comportamento di fronte allo sterminio degli ebrei. Tra l’altro la didascalia non è stata rimossa neanche in seguito ad una formale richiesta di revisione.
«Bisogna essere imparziali. Solo così si può giudicare», ha concluso Krupp in un’intervista di qualche settimana fa. Un auspicio ripreso ieri anche da Benedetto XVI con il suo invito ad evitare «i pregiudizi ideologici », quando si esamina l’operato di papa Pacelli. A cinquant’anni dalla sua morte è tempo di «conoscere la verità storica». E con l’iniziativa di Pave the Way è stato fatto un deciso passo avanti.
© Copyright Avvenire, 19 settembre 2008
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1 commento:
Il corriere.it ha messo in risalto l'"affondo del papa ai media" nel dioscorso ai vescovi di panama... Ormai non si sa più cosa scrivere...
Mah!
http://www.corriere.it/politica/08_settembre_19/papa_edonismo_morale_famiglia_secolarizzazione_ea27d1ec-863d-11dd-bef9-00144f02aabc.shtml
Marco
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