18 settembre 2008

Zio Berlicche scrive a Malacoda: "Per noi diavoli Ratzinger è un guaio" (Tempi)


Vedi anche:

Oriana Fallaci scrisse a Mons. Fisichella: «Vorrei incontrare Ratzinger»

Mons. Fisichella ed Oriana Fallaci, un'amicizia sulle questioni fondamentali (Tornielli)

La Santa Sede non si "accoda" al politicamente corretto: "Nessun mea culpa su Darwin semplicemente perchè non è mai stato condannato"

Mons. Ravasi: "Non esiste “a priori” incompatibilità tra Darwin e la Bibbia" (Zenit)

Pieno successo della visita di Benedetto XVI in Francia (Bobbio)

Mons. Perl: "E' ostacolata la celebrazione della messa in latino" (Galeazzi)

Nella Francia di Sarkozy il Papa ha spiegato il suo magistero (Tempi)

Messa in latino, ricchezza che non deve dividere (Muolo)

Il viaggio trionfale di Benedetto XVI in Francia. E Ratzinger conquistà la patria dell'illuminismo (Agnetti)

Il Papa ripercorre il viaggio in Francia: "Autentica laicità non è prescindere dalla dimensione spirituale, ma riconoscere che proprio questa, radicalmente, è garante della nostra libertà e dell’autonomia delle realtà terrene" (Udienza generale, 17 settembre 2008)

Al Papa in dono libro "Ratzinger professore" di Gianni Valente

Il fascino del Papa in Francia. Bisogno nuovo dopo il fallimento degli idoli (Cardia)

Il Papa saluta la Francia. Il premier Fillon: ci ha dato emozione e speranza (Mazza)

Il motu proprio Summorum Pontificum è un'efficace risposta alla sfida della secolarizzazione? Risponde Roberto de Mattei sull'Osservatore Romano

Il Papa in Francia: sfida alla ragione (Valiante)

Il Papa convince i francesi sul terreno che gli è più caro: la laicità (Fontana)

Il Vaticano accusa i vescovi: boicottano il rito antico (Tornielli)

Benedetto conquista la Francia (Valli)

Tutti per Benedetto: folla in strada e nelle piazze, i francesi «cercano» il Papa. Sconfitti i pregiudizi e gli stereotipi dei media

VIAGGIO APOSTOLICO IN FRANCIA (12-15 SETTEMBRE 2008): LO SPECIALE DEL BLOG (Discorsi, omelie ed articoli sulla visita del Santo Padre a Parigi e Lourdes)

Per noi diavoli Ratzinger è un guaio

di Berlicche

Mio caro Malacoda, ovviamente ti sarai perso il discorso di Benedetto XVI al College des Bernardins a Parigi, quello scambiato per una lectio agli intellettuali, mentre era, se lo leggerai attentamente, rivolto soprattutto al popolo di Dio e ai suoi pastori.

Io ti ho detto di marcarlo stretto questo Papa, ma tu non mi dai retta. Cos’ha detto Joseph Ratzinger di così nocivo per noi? Non che l’Europa deve inserire nella sua Costituzione i valori cristiani su cui si è fondata, ma – affermazione molto più pericolosa – che la sua radice è di natura religiosa, tutto discende dal “quaerere Deum” cui si dedicarono i monaci senza «l’intenzione di creare una nuova cultura e nemmeno di conservare una cultura del passato». Non è opera da intellettuali.

Ma è «a causa di questa ricerca» che diventarono importanti le scienze, le lettere e il lavoro, «la ragione e l’erudizione». E se lo sviluppo della ricerca è conseguenza della preghiera (“ora”) ogni presunta opposizione tra Chiesa e scienza va a farsi benedire. Ma c’è di peggio, ed è la vicenda del canto. Dopo quarant’anni in cui la musica era assurta a simbolo del ribellismo o del disimpegno il vecchio teologo pretende di occupare anche questo territorio. Ricordo un prete che per spiegare la creazione diceva: «Dio era molto felice, così felice che si mise a cantare. Il creato è questo suo canto». Credevo fosse una sua fissa, ora dal pulpito più alto sento ribadire che è essenziale per un uomo e per una civiltà «riconoscere attentamente con gli orecchi del cuore le leggi intrinseche della musica della stessa creazione», pena il cadere nella «zona della dissimilitudine», smarrire se stessi. C’è chi individuò il tarlo della società occidentale nella “crisi del cappello” (gli uomini non lo portano più e quindi non salutano più con deferenza – togliendoselo appunto – i loro simili), ma era un sociologo, ben più serio è se un Papa dice che il vulnus del cristianesimo è la crisi del canto.

È la morte del moralismo (e di tutta la rendita che ha significato per noi). Con la fine dell’eticismo imperante, da questo discorso potrebbe discendere anche il tramonto della Parola come idolo. La Parola – dice Ratzinger – è cosa troppo importante per essere ridotta a regola, la Parola di Dio è rapporto, quindi «legame e libertà», «ci raggiunge soltanto attraverso la parola umana… attraverso gli uomini… e la loro storia». Per questo «il cristianesimo non è semplicemente una religione del libro».
Capisco che il professor Schiavone (vedi Repubblica del 15 settembre) si entusiasmi e cerchi di approfittarne: il Papa ha detto che «tutto è storia».
In realtà ha detto che «questa Parola crea la storia», «continua a lavorare nella storia e sulla storia degli uomini» dato che «in Cristo Dio entra come persona nel lavoro faticoso della storia». La conseguenza è quindi che la storia non è più autonoma (se mai lo è stata), non può censurare questo attore che opera al suo interno, perché «il fatto del Logos presente in mezzo a noi, è ragionevole». Infine, visto che di storia si parla, il giudizio storico che stronca le nostre velleità: l’Europa oggi è come il mondo greco-romano ai tempi di san Paolo, nel suo disordinato cammino a tentoni cerca il “Grande Sconosciuto”, nel cuore del suo dimenarsi e del suo bestemmiare «è nascosta e presente la domanda circa il Dio ignoto». Hai presente il guaio per noi se qualcuno si alza nelle accademie, nelle università, nelle chiese e (non come citazione) dicesse: «Io ve lo annuncio»?
Tuo affezionatissimo zio

Berlicche

© Copyright Tempi, 17 settembre 2008

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Raffaella,
su Settimo cielo di oggi:
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2008/09/17/tema-lo-studente-riassuma-in-venti-righe-la-lezione-del-professor-ratzinger/
Alessia

Raffaella ha detto...

Grazie Alessia :-)