19 settembre 2008

Il Papa in Francia ha parlato ma anche ascoltato (Corradi)


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IL PAPA IN FRANCIA HA PARLATO MA ANCHE ASCOLTATO

La strana fretta di rimuovere gli sviluppi della «laïcité»

MARINA CORRADI

Nel suo viaggio il Papa ha parlato alla Francia, ma, anche, la Francia ha parlato al Papa.
Sarkozy all’Eliseo ha proseguito nel filo di quanto aveva detto a Roma, in San Giovanni in Laterano, lo scorso dicembre, circa il desiderio di una nuova « laicità positiva » che, vegliando sulla libertà di credere e non credere, non considera le religioni un pericolo ma una ricchezza cui attingere.
A Parigi Sarkozy ha ribadito che « è legittimo per la democrazia e rispettoso della laicità dialogare con le religioni. Queste, e in particolare quella cristiana, con cui condividiamo una lunga storia, sono un patrimonio di riflessione e di pensiero… Sarebbe una follia privarcene, sarebbe un errore contro la natura e contro il pensiero » .
Ed è andato oltre: « Noi non poniamo nessuno ( nessuna religione, ndr) davanti all’altro, ma rivendichiamo le nostre radici cristiane » .
E nel cuore di un Paese che con la Rivoluzione e poi i Lumi ha impresso un solco indelebile nella storia d’Europa; nella patria dell’esistenzialismo che ha segnato il Novecento, nella città dalla cui università prese il via quarant’anni fa quel maggio che ha rivoluzionato l’Occidente, fa un certo effetto sentire proclamare: « Noi rivendichiamo le nostre radici cristiane » .
Strategie di consenso, necessità di ricreare una coesione sociale, si sono affannati a dire in molti, criticamente, e le testate francesi di sinistra subito hanno messo in pagina il presidente vestito da cardinale, o chierichetto – senza perdere l’occasione di ironizzare sui suoi numerosi matrimoni.
E tuttavia, qualcosa tra le righe del discorso, come già in dicembre a Roma, colpisce; come la voglia, e la libertà intellettuale, di svoltare pagina, di superare vecchie trincee e astiosi arroccamenti. Ha parlato, Sarkozy, di « ricerca di senso » dentro a una riflessione che, ha detto, la Francia ha intrapreso: « La crescita economica non ha senso se è fine a se stessa.
Consumare per consumare, crescere per crescere: non ha alcun senso. Solo il miglioramento della situazione del maggior numero degli individui e lo sviluppo della persona ne costituiscono gli obiettivi legittimi, e questo insegnamento è al centro della dottrina sociale della Chiesa, che è in perfetta sintonia con le sfide dell’economia mondializzata » .
La ricerca del senso nelle parole del presidente francese, come già, in Laterano, la speranza («condivido l’opinione di Benedetto XVI – aveva detto – che la speranza sia una delle questioni più importanti del nostro tempo»).
E Sarkozy aveva sottolineato che né il progresso né alcuna ideologia e nemmeno la democrazia si sono dimostrate in grado « di rispondere al bisogno profondo degli uomini di trovare un senso all’esistenza » .
Ammettendo dunque che la domanda fondamentale rimane, inappagata da tutte le soluzioni tentate dalla storia. E ipotizzando anzi, ben oltre i vecchi steccati novecenteschi, « che la frontiera tra fede e non- credenza attraversi ciascuno di noi » , come una tendenza a andare oltre a sé, all’uomo connaturale. Dal Laterano all’Eliseo, come lo svolgersi pacato e libero di un dialogo fra il Papa e il Presidente di un grande Paese profondamente laico: di una laicità che aspira a uscire da antiche acrimonie. Quasi un inizio di risposta a quella Spe salvi che, è stato scritto, si situa storicamente nella eclisse della speranza in Occidente – caduta ogni illusione in promesse fallite. Il principio e la voglia di un laico desiderio di domandare, ascoltare e liberamente cercare.

© Copyright Avvenire, 19 settembre 2008

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