18 settembre 2008
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PAPA
IL DISCORSO DI BENEDETTO XVI AL COLLEGIO DEI BERNARDINI
«CERCATE ANCHE VOI IL DIO SCONOSCIUTO»
Al "laico aperto" Sarkozy, il Papa ha detto che la fede è il fondamento della ragione: «privarsene è una follia».
Alberto Bobbio
Parigi
Ha suscitato l’ammirazione dei francesi.
Ha vinto la sfida con la Francia laica, gelosa e aggrappata a quella legge, vecchia di un secolo, che sancisce la separazione tra lo Stato e la Chiesa e che inchioda le sue radici a una laicità militante, illuminista, dove la ragione nulla deve avere a che vedere con la fede.
Non era facile la missione parigina di Benedetto XVI. In una terra dove lo spazio pubblico per le religioni è sempre stato assai ridotto, l’intellettuale Ratzinger ha usato parole chiare e ha detto che l’assenza di Dio è tacitamente assillata dalla domanda che lo riguarda.
Insomma, più Dio viene messo da parte, più lo si cerca, magari senza esserne consapevoli.
Accade in Francia. Accade in tutto il mondo. Parigi ha le chiese vuote, il popolo dei praticanti è tribolato, solo l’8 per cento dei francesi va a Messa, nemmeno tutte le domeniche, ma solo una volta al mese. La divisione tra credenti progressisti e tradizionalisti è forte e motivo di grandi polemiche.
Il Papa arriva nella capitale e non si cura dei ragionamenti che l’hanno preceduto. Dice: «cercate Dio».
Fa esattamente come san Paolo. Le citazioni nei sui discorsi sono quasi tutte prese dalle lettere dell’Apostolo. A lui interessa spiegare il «Dio sconosciuto», quello che Paolo cercava di raccontare alla gente del suo tempo, perché «cercare Dio e lasciarsi trovare da lui oggi non è meno necessario che nei tempi passati».
Alla Francia, che ha praticamente imposto all’Europa di lasciar fuori dalla sua Costituzione l’accenno alle radici cristiane, ha ripetuto che tra ragione e fede non c’è contrasto e che una cultura che non accetta la ricerca di Dio non può produrre altro che «una capitolazione della ragione», il «tracollo dell’umanesimo», fino a fare un favore al fondamentalismo.
Riprende tutti i temi a lui cari, il Papa teologo e intellettuale. Ma lo preoccupa soprattutto spiegare Dio.
Lo fa con un linguaggio denso, preciso, che mette in fila la storia e la sua interpretazione, che usa la memoria per svelare ciò di cui oggi c’è bisogno.
Il discorso più atteso lo pronuncia al Collegio dei Bernardini, esattamente due anni dopo la lezione di Ratisbona, quella che venne stravolta dalle polemiche con i musulmani.
E, come quello, è un testo che sta conficcato nel cuore del pontificato. Vale tutto il viaggio.
Il resto, l’incontro all’Eliseo con un Sarkozy forse troppo euforico, che ha tentato di spiegare al Papa qual è il cuore della dottrina sociale della Chiesa, la Messa sull’Esplanade des Invalides, con tanti fedeli (altra sfida vinta), dove ha denunciato gli idoli dell’«avere, del potere e del sapere» che offuscano la ricerca di Dio, e la «brama del denaro, radice di tutti i mali», sono accadimenti normali in un viaggio del Papa.
Il fondamento di ogni cultura
Al Collegio dei Bernardini si doveva chiudere il cerchio, dopo che Sarkozy aveva detto che «privarsi della religione sarebbe una follia», e spiegato la sua idea di laicità positiva, cioè più conciliante, più aperta, meno vincolante del dogma repubblicano di una separazione che ha rischiato di diventare opposizione ed esclusione delle religioni, cattolica compresa, dall’ambito pubblico.
A Benedetto XVI la posizione di Sarkozy piace, ma ugualmente ne teme l’uso utilitaristico, come fece Napoleone. Per questo nella risposta all’Eliseo dice che «bisogna prendere una più chiara coscienza della funzione insostituibile della religione per la formazione delle coscienze», e insiste sul contributo che essa può dare, «insieme ad altre istanze», alla «creazione di un consenso etico di fondo nella società».
Ratzinger ha evitato di farsi chiudere nel "recinto francese" del capo dell’Eliseo, interessato solo alla sua laicité, ma ha allargato il ragionamento al mondo, dove crescono le distanze «tra ricchi e poveri», i «tempi sono incerti», la vita va protetta «dal concepimento alla morte naturale» e i rischi di nuove e vecchie differenze, fino alla riedizione di una guerra fredda, sono dietro l’angolo.
Ma nulla si comprende senza il ragionamento svolto al Collegio dei Bernardini sui legami tra ragione e fede e sulla ricerca di Dio, compito primario della ragione. Per Ratzinger eludere la domanda su Dio, rimuoverla come non scientifica, è una «capitolazione della ragione», che risulterebbe fatale per la cultura europea e favorirebbe inevitabilmente il fanatismo da un lato e l’arbitrio soggettivista dall’altro: «Ciò che ha fondato la cultura dell’Europa, la ricerca di Dio e la disponibilità ad ascoltarlo, rimane il fondamento di ogni vera cultura».
Anche la libertà va usata bene e dirlo in Francia non è cosa da poco. Cos’è la libertà? Mancanza di ogni legame? Arbitrio? No, risponde Ratzinger, quella non è libertà, ma «la sua distruzione», la fine di quella cultura europea costruita dai monaci.
Non si accontenta di una critica al relativismo. Spiega che il Dio dei cristiani non ci sta a essere tirato di qui e di là né dai campioni del soggettivismo, né da quelli del fondamentalismo. È un Dio diverso da tutti gli altri, perché si è «sporcato le mani con la creazione della materia» e ancora oggi ha bisogno delle mani dell’uomo. Ma, avverte, quando egli tenta di sostituirsi a Dio, la «formazione del mondo può facilmente trasformarsi nella sua distruzione». Non si tratta, dunque, di difendere solo le radici cristiane dell’Europa, ma quelle del mondo intero.
© Copyright Famiglia Cristiana n. 38/2008
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