1 ottobre 2008

Cosa succede se la politica assume il potere sul corpo (Osservatore Romano)


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Cosa succede se la politica assume il potere sul corpo

di Giulia Galeotti

Oggi le nostre società sembrano sempre più convinte che la dignità dell'uomo sia legata alla sua consapevolezza di sé e alla sua capacità di autonomia, mancando le quali è possibile decidere in modo arbitrario cosa fare di quel corpo: guidati dalla scienza e dalla tecnica, riteniamo che i corpi troppo malati, troppo piccoli o troppo anziani abbiano perso (o non abbiano mai acquisito) una sufficiente umanità. Che manchino, cioè, delle vestigia della persona, essendo ridotti o confinati alla mera corporeità. Proprio per questo il sesto congresso internazionale "Biopolitica e centralità della persona" - che si è svolto lunedì e martedì scorsi nella sede romana dell'Università Cattolica del Sacro Cuore - è stato un momento importante.
Dopo l'introduzione di monsignor Elio Sgreccia - presidente della Federazione internazionale dei centri ed istituti di bioetica di ispirazione personalista (Fibip) che ha promosso l'iniziativa in collaborazione con il Centro di Ateneo di Bioetica dell'Università Cattolica del Sacro Cuore - Laura Palazzani della Lumsa ha delineato i contorni del compito cruciale a cui è chiamata la biopolitica, che solo recentemente ha visto potenziato il suo significato per il rapido sviluppo della tecno-scienza biomedica. Il termine, come ha ricordato la Palazzani, è stato coniato prima di parole come bioetica e biodiritto, e definisce il buon governo al servizio della persona umana, come politica per la vita e non come potere arbitrario sulla vita, affinché ogni uomo venga autenticamente riconosciuto come persona. Tutto ciò si traduce in termini concreti: se la politica legittima il potere sul corpo, ridotto a materiale di cui si può disporre, "veniamo allineati nel mondo delle cose, perdiamo la nostra umanità".
Sul richiamo alla giustizia che si fonda sull'uguaglianza, in nome del fatto che la dignità è un dato naturale da riconoscere e non, invece, una qualificazione da attribuire o conferire, si è soffermato Adriano Pessina, direttore del centro di Ateneo di Bioetica dell'Università Cattolica del Sacro Cuore: se la dignità indica una qualità che si può perdere o possedere, allora la dignità varia e l'uguaglianza si frantuma. La manipolazione degli esseri umani allo stato embrionale, l'eutanasia come estensione del suicidio assistito, il progetto di perfezionare l'uomo, sono scelte possibili grazie al potere che l'essere umano persona - l'adulto capace d'intendere e di volere, il cittadino occidentale, consumatore e produttore - può esercitare sull'essere umano non ancora o non più persona. La dignità umana, ha continuato Pessina, ha a che fare con due elementi: la peculiare unicità dell'essere umano e la sua concreta esistenza corporea.
La dignità personale non deve essere limitata a dignità di un essere pensante, ma deve coinvolgere l'intero essere umano, dotato cioè di sostanza corporea, vivente e fornita di soggettività ontologica e non soltanto psicologica. Se il cuore della giustizia consiste nel dare a ciascuno ciò che gli è proprio, allora non c'è giustizia né forma di biopolitica rispettosa dell'uomo, laddove non si restituisca all'uomo la sua qualità propria di essere uomo.
La storia ci fornisce un esempio concreto delle tragiche conseguenze a cui conduce la negazione della dignità umana intesa in questo senso complessivo. Francesco D'Agostino, dell'Università Tor Vergata di Roma, ha ricordato come, diversamente dagli schiavi dell'antichità - che pur vivendo in assoluta soggezione, non erano fuori dal sistema giuridico e con l'emancipazione potevano ottenere la libertà - l'ebreo non è stato pensato dal nazismo come emancipabile. Il suo statuto non era nemmeno equiparabile a quello delle cose (comprabili e vendibili), giacché gli ebrei non furono ridotti in schiavitù, ma vennero negati come persone. Nei loro confronti è stato dunque attuato il progetto più coerente e allucinante di biopolitica, di una gestione, cioè, integrale e integrata del bios da parte del potere. La proposta di D'Agostino è quella di introdurre, al posto della categoria di soggetti o di corpo, la categoria di carne. Categoria primariamente teologica - la carne è sfigurata dal peccato, trasfigurata dalla grazia e salvata dall'incarnazione - da un punto di vista filosofico il riferimento alla carne rinvia direttamente a una cifra ermeneutica fondamentale, quella della fragilità, sulla quale è venuto costruendosi, lentamente ma progressivamente, tutto il sapere medico. L'uomo è persona perché la sua fragilità non è meccanica, né inconsapevolmente biologica.
Vari spunti sono venuti dalla relazione di Michele Lenoci, presidente della facoltà di Scienze della formazione dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. Nel cambio di prospettiva che si è prodotto dal potere della vita al potere sulla vita - da una dimensione oggettiva alla celebrazione dell'onnipotenza del soggettivo - diventa fondamentale la riflessione etica, il cui intento è pervenire a una dimensione oggettiva che possa trovare una giustificazione razionale, argomentata e universalmente condivisibile. Ebbene, la chiave sta in un'etica che predichi il fine proprio dell'uomo: determinando la meta a cui deve tendere il cammino umano, essa può, infatti, più facilmente comprendere anche le leggi come condizioni per compiere meglio il percorso e per arrivare quindi a destinazione. Ma, ha concluso Lenoci, "se si vuole evitare un vitalismo destinato ad annullare se stesso o un esercizio illimitato di un potere arbitrario e logicamente inconsistente, solo una serie di passaggi che, alla fine, rinviano a una metafisica, e per essa a un Assoluto personale e creatore, può consentire di rispettare la vita, e di esercitare un potere autentico, che non si riduca ad arbitrio dispotico, distruttivo anche di se stesso".

(©L'Osservatore Romano - 2 ottobre 2008)

1 commento:

Anonimo ha detto...

"guidati dalla scienza e dalla tecnica, riteniamo che i corpi troppo malati, troppo piccoli o troppo anziani abbiano perso (o non abbiano mai acquisito) una sufficiente umanità."

Guidati dalla scienza e dalla tecnica? In Italia?
Ma quando la finiranno di scherzare!!!
Perchè è uno scherzo vero?
Tanto per non dimenticare sono la scienza e la tecnica a permettere ai deboli, piccoli ed anziani di vivere dignitosamente ed in salute per molti anni.
Si continua falsamente a far credere che sia il mondo scientifico che vuole l'eutanasia o il testamento biologico, quando in realtà sono proprio i sofferenti ed i deboli che chiedono di essere lasciati in pace e non tormentati.
Il testamento biologico inoltre non toglierà a chi lo desidera la possibilità di continuare a vivere attaccato a tutte le macchine che vuole.