11 luglio 2007

Documento della Congregazione per la dottrina della fede: la parola a Socci


Vedi anche:

LA CHIESA DI CRISTO SUSSISTE NELLA CHIESA CATTOLICA: LO SPECIALE DEL BLOG

Papa Ratzinger? Il vero riformatore

Cardinale Kasper a Radio Vaticana: il documento della Dottrina della fede e' un invito al dialogo

Documento della Congregazione per la dottrina della fede: il commento del prof. De Marco (L'Occidentale) e di Mimmo Muolo (Avvenire)

Mons. Amato: nessuna offensiva del Papa e del Vaticano contro il Concilio

Eberhard Jungel (teologo protestante): Ratzinger non vuole un ecumenismo di facile compromesso

Messa tridentina: Guido Ceronetti da' una lettura inedita della decisione del Papa

Messa tridentina: i commenti di Vian, Baget Bozzo, Castrillon Hoyos e Cardia

Rassegna stampa dell'11 luglio 2007

Aggiornamento della rassegna stampa dell'11 luglio 2007

Aggiornamento della rassegna stampa dell'11 luglio 2007 (2)

Maga Maghella ha colpito ancora

I titoloni dei giornaloni di domani (di Maga Maghella)

SPECIALE: IL MOTU PROPRIO "SUMMORUM PONTIFICUM"

IL TESTO DEL MOTU PROPRIO (in italiano)

LA LETTERA DEL SANTO PADRE AI VESCOVI PER PRESENTARE IL MOTU PROPRIO.

ECCO LA VERA FACCIA DI MELLONI

IL PAPA IN CADORE: LO SPECIALE DEL BLOG

Ebbene sì I protestanti non son Chiesa

di ANTONIO SOCCI

Cercasi Voltaire anche usato. Almeno a parole il mangiapreti francese formulò il principio giusto: «Non sono affatto d'accordo con ciò che dite, ma mi batterò fino alla morte perché nessuno vi impedisca di dirlo». Lo citava anche di recente Jean Daniel sulla Repubblica. Ma purtroppo mai principio fu più citato e meno applicato. Almeno nei confronti della Chiesa cattolica, perché per tutti gli altri la libertà dev'essere totale, a volte fino al dileggio. La Chiesa invece no. Prima si è messa in discussione la sua libertà di parola sui temi etico-politici sostenendo che non doveva immischiarsi nella vita pubblica (strana idea del liberalismo!). C'è da sperare che adesso non si metta in discussione pure il diritto della Chiesa di insegnare ai suoi fedeli la sua teologia bimillenaria, di canonizzare i suoi santi e recitare le sue preghiere. L'ultima occasione di polemica è di ieri, è un documento della Congregazione per la dottrina della fede dove si ribadisce la corretta interpretazione di alcuni testi del Concilio. Sul Corriere.it un articolo cominciava così: "Un documento che farà discutere". Intendeva preannunciare un gran vespaio di polemiche. Ma perché la Congregazione vaticana ha voluto precisare qual è l'interpretazione corretta dei testi promulgati dalla Chiesa al Concilio? Perché c'è una fazione di cattolici progressisti (ben inseriti nell'establishment teologico e clericale) che da 40 anni cercano di presentare il Concilio Vaticano II come una "rottura" della tradizione della Chiesa, come il momento di nascita di una nuova Chiesa. Diversa da quella vissuta per 19 secoli. Curiosamente, la stessa idea è condivisa dagli ultras del tradizionalismo più conservatore che vedono nel Concilio la stessa frattura storica. In realtà il Vaticano II ebbe un senso pastorale non dogmatico. La Chiesa volle riflettere sui modi nuovi per annunciare Cristo al mondo moderno, non per cambiare il suo Credo. A più riprese sia Paolo VI che Giovanni Paolo II si sono opposti alla devastante interpretazione che contrappone il Vaticano II a tutti gli altri Concili, perché segnerebbe la fine del cattolicesimo. Il documento attuale richiama questi interventi pontifici e il Concilio stesso. Cita in particolare Giovanni XXIII, oggi a sproposito trasformato in bandiera progressista. In realtà Papa Roncalli, aprendo il Vaticano II, affermò che «il Concilio vuole trasmettere pura e integra la dottrina cattolica, senza attenuazioni o travisamenti» e si tratta di «dottrina certa e immutabile». Anche Paolo VI, promulgando la Costituzione conciliare "Lumen Gentium", dichiarava: «Questa pro- mulgazione nulla veramente cambia della dottrina tradizionale. Ciò che Cristo volle, vogliamo noi pure. Ciò che era resta. Ciò che la Chiesa per secoli insegnò, noi insegniamo parimenti». Il vero tesoro
Il tesoro della Chiesa infatti è il suo "depositum fidei", la rivelazione portata da Cristo, Dio fatto uomo, e il compito assoluto dei pastori è conservare quel "deposito". Non possono disporne a piacimento o cambiarlo, ma devono custodirlo intatto a costo della propria stessa vita. La conseguenza è questa: il Concilio non ha mutato affatto la definizione teologica della Chiesa. C'è in particolare un passo della "Lumen Gentium" su cui divampa la polemica perché è stato interpretato (da Destra e da Sinistra) come se equiparasse la Chiesa cattolica a qualunque altra setta protestante. Secondo i progressisti e certi tradizionalisti dire che «l'unica Chiesa di Cristo sussiste nella Chiesa cattolica» («sussiste» anziché «è la Chiesa Cattolica») significherebbe che non c'è differenza teologica tra un gruppo protestante e la Chiesa. La Santa Sede, ovviamente, ribadisce che non è affatto così. La " Lumen Gentium"proclama che Cristo ha costituito sulla terra un'unica Chiesa che si identifica con «la Chiesa Cattolica, governata dal Successore di Pietro e dai Vescovi in comunione con lui», perché solo in essa si ha la perenne continuità storica e si sono concretamente conservati «tutti gli elementi da Cristo stessi istituiti» (i sacramenti, la continuità apostolica e il primato di Pietro con i dogmi). Il fatto che la Lumen Gentium usi l'espressione «sussiste nella» anziché la parola «è» - afferma la Santa Sede - «non cambia dottrina sulla Chiesa», ma vuol far capire che fuori della Chiesa non c'è il vuoto ecclesiale, ma ci sono «numerosi elementi di santificazione e di verità» che si trovano in altre Chiese (come quella ortodossa) e comunità separate, elementi che «in quanto doni propri della Chiesa di Cristo, spingono all'unità cattolica». Fra l'altro l'attuale papa, al Concilio, dette un particolare contributo proprio a questa formulazione («sussiste nella») e dunque è parti- colarmente sensibile alla sua corretta interpretazione. Come si vede nel documento non ci sarebbe nulla di nuovo, visto che da sempre la Chiesa proclama queste verità e da ultimo nella "Dominus Iesus" del 2000. Senonché si è scatenata la solita sarabanda. Qualche dichiarazione irritata di parte ortodossa e protestante. È uno strano destino quello della Chiesa cattolica. Parla con rispetto e stima di tutti ed è ripagata spesso con asprezza. Ma la stampa laica accusa la Santa Sede di non volere il dialogo. La Chiesa ortodossa russa per esempio letteralmente non tollera la Chiesa cattolica sul "suo" suolo. Immaginiamo cosa accadrebbe se si esprimesse così il Vaticano per l'Italia. Eppure oggi Mosca accusa Roma di non aiutare "il dialogo". E i protestanti? C'è una diffusa pubblicistica protestante americana, per esempio, dove da tempo si scagliano sulla Chiesa accuse terrificanti. Ma non solo. Prendiamo il recente annuncio sulla conversione di Tony Blair al cattolicesimo, risaputa, ma rimandata per la sua carica di Primo Ministro di Sua Maestà. Possibile che nessuno si stupisca quando si scopre che ancora oggi, nel 2007, non è possibile a un cattolico ricoprire la più alta carica di governo in Gran Bretagna? Non è inaccettabile? Paradossi

Oltretutto è il Paese che viene celebrato come la culla della democrazia, salvo dimenticare che non fu la corona inglese a volere la "Magna Charta", la Carta delle libertà, nel 1215, ma - tre secoli prima della riforma protestante - fu la Chiesa cattolica, coalizzando i nobili e i cavalieri, a strappare a re Giovanni quella limitazione del potere reale su cui sarebbero sbocciate le varie libertà politiche e civili che si chiamano democrazia (e pure le libertà economiche come i sicuri diritti di proprietà). E l'altra grande potenza protestante, gli Stati Uniti? Non è incredibile che si sia dovuto aspettare il 35° presidente, nel 1960, per avere finalmente un presidente cattolico? Kennedy fu il primo presidente non Wasp (White Anglo-Saxon Protestant). Teniamo conto che attualmente la Chiesa cattolica negli Stati Uniti è il gruppo cristiano più numeroso. Eppure proprio Kennedy - per essere accettato - dovette fare dichiarazione di indipendenza dalla Santa Sede. Come se un cattolico fosse di per sé un cittadino sospetto di tradimento. Recentemente quella dichiarazione di Kennedy è stata riesumata ed esaltata in Italia come un esempio di "laicità" a cui i cattolici italiani dovrebbero ispirarsi. Mentre a me sembra un avvilente segno di discriminazione. Dire che i cattolici devono dimostrare la loro "indipendenza" dal Vaticano (come dire: da uno stato straniero) non somiglia un po' all'accusa di "cosmopolitismo" che è sempre stata fatta agli ebrei? Ricordate il caso Dreyfus? Tutti oggi scriveranno che il dialogo ecumenico arretra. In realtà - per l'incontro fra cattolici e protestanti in America - è stata più importante la comune battaglia in difesa della vita o, ad esempio, in difesa dei cristiani perseguitati nei paesi isalmici, che mille convegni sul "dialogo".

© Copyright Libero, 11 luglio 2007

2 commenti:

mariateresa ha detto...

carissima, mi insinuo qui, guarda se ti piace questa intervista

http://cronacaeattualita.blogosfere.it/2007/07/messa-in-latino-blogosfere-intervista-il-vaticanista-fabrizio-falconi.html

insomma quando parla qualcuno che non è idrofobo, fa sempre piacere.

Quanto a Socci, ho imparato a prenderlo con le molle, ma questa volta, comunque la rigiri, non ha torto.

Anonimo ha detto...

Grazie Mariateresa, l'intervista e' molto interessante :-))