19 luglio 2007
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«Il vero guaritore dell’uomo»
«Gesù è ancora la figura storica che fonda la vita umana come amore, verso Dio, sé, l’altro, e così inaugura una nuova antropologia»
Claudio Risé
Amarsi. Accettarsi. Stimarsi. La psicologia contemporanea è attraversata da queste esortazioni, eppure tralascia, mette tra parentesi, la figura storica e religiosa che con più forza di testimonianza ha mostrato come realizzarle davvero, offrendo lo specifico sapere della cura e dell’amore di Sé: Gesù Cristo. Negli ultimi decenni, sentendoci malati, noi occidentali siamo andati a cercare la cura di sé tra inquietanti curanderi centroamericani o sciamani che la proponevano anche violentemente, e abbiamo trascurato l’incontro, sul quale è costruita la nostra civiltà, con l’uomo che dice «Ama il prossimo tuo come te stesso». Fondando così la cura di sé (e valorizzandone l’esperienza profonda che il già il mondo classico aveva avviato), e insieme facendone l’indispensabile base della relazione, dell’incontro con l’alt ro. Con questa proposta Cristo, anche, anticipava duemila anni prima della moderna «psicologia della relazione oggettuale», il controveleno di tutti gli incontri perversi già avvenuti e a venire, quelli fondati sul possesso e sullo sfruttamento dell’altro, quelli distruttivi e di potere nei quali si continua a vedere solo se stessi e, per guadagnare le produzioni dei nostri deliri, si perde tutto.
Ecco perché questo Papa, Joseph Ratzinger, che già da decenni aveva invitato a Guardare Cristo come l’altro da sé, venuto per insegnarci ad amare la nostra vita umana e a guadagnarla diventando capaci di metterla in gioco, di rischiarla sul tavolo dell’amore (per noi stessi, per l’altro e per Dio), ri/propone al mondo un metodo che apre alla speranza.
Di carattere universale, certamente, ma che risuona in modo particolare fra noi occidentali, che quel metodo l’abbiamo ricevuto per primi e ci abbiamo costruito sopra una civiltà che ha trasformato l’uomo e il mondo. Assegnando all’Io, definito come soggetto proprio dalla sua capacità d’amore e al sentimento d’amore per l’altro, uno spazio mai sperimentato nella storia umana. [... ]
Cristo è la figura storica che fonda la vita umana come amore, verso Dio, sé, l’altro, e così facendo inaugura una nuova antropologia, non più fondata sul potere e sull’interesse, ma sull’amore e sul dono di sé come metodo e strumento di questa pratica amorosa. Si tratta di parole, naturalmente, usurate e stravolte dall’uso moralistico che ne è stato fatto nei secoli. Tuttavia esse sono piene di concretezza, soprattutto se riferite alla figura del Cristo storico riproposto da Ratzinger, quello dei Vangeli, ai suoi insegnamenti e alle sue azioni. I testi del Nuovo Testamento narrano la realizzazione umana di chi segue Gesù e la contemporanea erosione, sul piano umano, dei protagonisti del potere: farisei, dignitari e grandi sacerdoti. I trenta denari con cui viene venduto Cristo sono evidentemente nulla di fronte al «multiplo quaggiù» che tocca d a subito (sotto forma di felicità, gioia, amore) ai peccatori convertiti, gli storpi e malati fiduciosi, gli indemoniati, aperti all’ascolto del Signore. Sono due mondi che si scontrano dall’inizio alla fine delle narrazioni e dei testi neotestamentari, e la discriminante tra l’uno e l’altro non è né la ricchezza o povertà, né il peccato, evidentemente presenti in entrambi, ma l’apertura a Cristo, l’accoglienza alla figura di Gesù, l’amore per lui. Questi due mondi sono una rappresentazione estremamente precisa delle forze in campo nella malattia psichica e nella sua guarigione. La malattia, il disagio psicologico può regredire e trasformarsi solo quando la persona sofferente si apre a un altro da sé (già presente nel Sé, nel centro della personalità umana), che gli chiede di abbandonare, nel giudicare la propria vita, la misura concretistica del potere e del successo, ma di accogliere quella, simbolica ma assolutamente reale, del senso, sempre riconducibile alla presenza dell’amore, per sé, per gli altri e per Dio, generatore dell’ordine simbolico complessivo. E quindi anche di quello psichico e del suo sviluppo ed equilibrio. È questa apertura al senso che suscita il desiderio.
Quando il samaritano si ferma e raccoglie il ferito, invece di tirar dritto come il sacerdote e il levita, è perché desidera prendersi cura di lui. L’altro, l’uomo ferito al ciglio della strada, è un avvenimento che egli accoglie subito e quindi suscita il suo desiderio. Il buon samaritano mette al primo posto l’amore e l’attenzione all’altro (la realtà) e i desideri che questo suscita (curarlo, ricoverarlo in un albergo, tornarci per sapere cos’è accaduto), rispetto al programma prestabilito, ormai astratto: continuare la strada, come fanno gli altri. Ecco perché il desiderio, espressione vera e profonda del nostro io, è anche il fattore umano più censurato. Perché è quello che ti mette a rischio. Ti interpella in continuazione, non ti lascia fermo nei programmi prestabiliti. Il desider io è un «andare verso»: spinge sempre verso il mettere a fuoco un oggetto d’amore e dirigersi in quella direzione. In una parola, muove costantemente verso un cambiamento, con cui tende a impegnarti.
© Copyright Avvenire, 19 luglio 2007
Chi e' Claudio Risè
Claudio Risè, nato a Milano nel 1939, sposato con due figli, è professore di Sociologia dei processi culturali e di comunicazione dell'Università di Scienze di Varese. Giornalista professionista (collaboratore de Il Giornale), Risè dal 1976 è attivo nel campo della Psicologia Analitica. Proprio dall'esperienza in questo settore, e dello studio dei comportamenti sociali studiati alla luce di essa, nel 1987 Risè ha fondato con altri, a Milano, il "Circolo di via Podgora per una visione critica del lavoro analitico". Il Circolo ha dato vita, nel 1994, alla Libera scuola di Terapia Analitica, scuola di specializzazione di psicoterapia, successivamente riconosciuta dal Murst.Honorary Memeber della Canadian Association for Sandplay, già membro della Sandplay Therapist of America, del Board dell'International Association for Sandplay Therapy, dell'Ass. Italiana per la San Play Therapy.
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