19 luglio 2007

"Un anno con Benedetto": conferenza stampa del cardinale Bertone (Parte terza)


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ROMA
La Chiesa ama le donne. Ma le donne amano la Chiesa? La risposta è difficile. Quando la quasi totalità delle battezzate cattoliche dell’Occidente e delle Americhe non segue la dottrina ufficiale negli ambiti che chiamano in gioco la loro libertà di scelta, la risposta tenderebbe al negativo. Quando poi si guarda in uno dei campi immensi dove la Chiesa testimonia la propria missione, la presenza delle donne è talmente qualificante da apparire sostanziale, indispensabile. Persino nella misogina Roma dei chierici, nelle Università pontificie, su 1.600 circa professori, il dieci per cento del corpo accademico è ormai saldamente in mano alle donne. Certo, per i pregiudizi di sempre e le paure clericali moderne sul protagonismo en rose, quasi nessuna di loro viene promossa alla titolarità della cattedra. Così come le magistrate che operano nei 19 tribunali regionali ecclesiastici italiani ancora non ce la fanno a diventare presidente di sezione: restano subalterne a ecclesiastici che, spesso, hanno una qualifica giuridica di gran lunga inferiore alla loro. Nella Chiesa succede ancora così: pastorale, carità, istruzione, culto diventano sempre debitori del genio femminile. Ma chi comanda, deve per forza avere la tonaca. Certo, spaziando per il vasto orbe cattolico, si trovano già numerose brecce aperte in quasi tutte le strutture intermedie del vivere sociale cristiano. In cima alla piramide, negli ultimi cinquant’anni, non è ancora arrivata nessuna. In realtà, i Papi ci hanno già provato. Paolo VI nominò una teologa australiana come sottosegretario all’allora appena fondato Consiglio per i laici; Giovanni Paolo II dette una pari giurisdizione ad una suora ancora sottosegretario alla Congregazione dei religiosi. E nominò l’americana Mary Ann Glendon come capo missione della Santa Sede a due importanti conferenze Onu. Attualmente la professoressa Glendon, insegna diritto a Harvard, è anche presidente di una accademia pontificia.
Sino a ora il cardinale Bertone ha sempre mantenuto le sue promesse.
Di un organigramma ratzingeriano-bertoniano al femminile si sussurra già da tempo. Anche se abituati a tutte le luce e a tutte le ombre dell’apparato curiale romano, sia Papa Benedetto XVI sia il suo segretario di stato non provengono da culture ecclesiali misogine. Sull’altare papale durante le visita in Baviera dell’anno scorso, le ministranti erano sempre presenti con la talare nera e la cotta bianca che in Italia distinguono i chierici ormai prossimi al sacerdozio. Sulla necessità di una rievangelizzazione del femminile al femminile, cioè sull’attivazione ministeriale delle battezzate cattoliche (anche se «ministero» non è necessariamente sinonimo di sacerdozio) ha ampiamente parlato il Concilio Vaticano II. Con Giovanni Paolo II, che all’universo femminile ha parlato non solo con i documenti ma anche con il cuore, il cattolicesimo contemporaneo ha trovato la strada per uscire dal ghetto dei chierici e rimettersi umilmente alla scuola di Maria e delle altre donne che, durante la vita di Cristo, ci hanno consegnato uno degli sguardi più sinceri con il quale il discepolo può guardare al Signore. Non sarebbe per nulla strano se Benedetto XVI, un papa che alla cristologia sta offrendo i suoi giorni e le sue fatiche, ci insegnasse un’ecclesiologia che torni al Vangelo anche con la voce forte e chiara del mondo femminile contemporaneo.

© Copyright La Stampa, 19 luglio 2007

La prima parte dell'articolo e' un po' scontata e piena di luoghi comuni. Molto interessante invece la sottolineatura del fatto che Benedetto XVI non proviene da una cultura misogina. Approfondiremo questo punto...
Raffaella


«La preghiera per gli ebrei: usare il messale di Paolo VI»

Il Papa è preoccupato e addolorato per «l'ampiezza sconvolgente» che il fenomeno dei preti pedofili ha assunto nella diocesi di Los Angeles: questa è una cosa che «fa a pugni con l'identità e la missione che dobbiamo svolgere». La preghiera «per la conversione degli ebrei» non esiste più perché venne radicalmente cambiata da Paolo VI nel messale del 1970. Le altre «grandi preoccupazioni» del Papa sono «l'Iraq, la Terra Santa, l'apostasia dell'Europa e l'Africa». Il cardinale Tarcisio Bertone ieri ha incontrato il Papa, in vacanza in Cadore, e poi ha tenuto una conferenza sul suo primo anno da Segretario di Stato.
Analisi sul presente e indiscrezioni sul futuro: ci saranno presto alcune nomine in Vaticano «che valorizzeranno il genio femminile e daranno maggior visibilità alle donne». Quanto al «Documento sull'unicità della Chiesa di Cristo» non va letto come una «pugnalata all'ecumenismo». I numeri sul Conclave che nel 2005 elesse Joseph Ratzinger pubblicati dai giornali «sono tutti sbagliati». Ma Bertone non può dire quelli giusti: «Perchè non li ricordo e dopo abbiamo bruciato tutte le schede». E non si pensi al Papa come a una persona che si limita a studiare, perché il pianoforte e la musica hanno spazio nella sua giornata.
Bertone torna sui preti pedofili, «un problema che addolora tutti gli uomini di Chiesa e anche non di Chiesa»;, ma non bisogna dimenticare che «la Chiesa è stimata in tutto il mondo, non solo cristiano, per le sue attività pastorali, sociali ed educative». Ha ben presenti le cifre del disastro se dice che il fenomeno nella diocesi di Los Angeles ha assunto «una ampiezza sconvolgente»: una crisi cominciata più di 60 anni fa, con 500 vittime riconosciute alle quali la diocesi dovrà pagare 660 milioni di dollari di risarcimenti. Bertone non nega il problema ma ricorda che in percentuale tocca «una minoranza della Chiesa, inferiore ad altre categorie».
Le stesse considerazioni fece in una nota il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi: attenzione alle vittime e condanna dei preti pedofili, ma è necessario coinvolgere tutte le forze sane, non solo della Chiesa ma anche della società, in una capillare azione per estirpare il fenomeno.
A chi gli ricorda le reazioni alla preghiera in latino per la conversione degli ebrei, Bertone risponde in modo molto pragmatico: si può senz'altro decidere «che tutti usino il messale di Paolo VI, e questo risolverebbe tutti i problemi». Bertone ritiene di poter leggere nel «motu proprio» papale – quando si parla delle preghiere del venerdì della Settimana Santa – una chiara indicazione a usare solo il messale di Paolo VI del 1970, e anche in questo caso il problema sarebbe eliminato alla radice. Non tutti i liturgisti probabilmente condividono questa interpretazione, che suona però come una mano tesa al mondo ebraico.
Il cardinale racconta lo stile del Papa: «È un vulcano di creatività». Lavorano insieme da tanti anni ma si danno del lei: «Lui non dà del tu a nessuno. È una sua caratteristica, esprime la nobiltà e il rispetto che ha anche verso il più giovane dei collaboratori». Come il porporato ha imparato negli anni in cui era segretario della Congregazione per la dottrina della fede, Ratzinger ascolta tutti, «anche il parere dell'ultimo collaboratore», ma «poi decide perché le decisioni spettano a lui nella nostra Chiesa cattolica. Ma il suo è un metodo veramente collegiale, più di quello di tanti che di collegialità si riempiono la bocca».

© Copyright L'Eco di Bergamo, 19 luglio 2007


IL CARDINAL BERTONE IN CADORE

«Più potere alle donne nella Santa Sede»

— LORENZAGO (Belluno) —

IL VATICANO si tinge di rosa. Intervenendo ad una conferenza a Pieve di Cadore, il cardinale Tarcisio Bertone ha annunciato ieri che prossimamente verranno nominate alcune donne in posti di responsabilità nella Santa Sede.
Alla domanda se ci sia la possibilità di dare più spazio alle donne nella Chiesa, il segretario di Stato di Benedetto XVI ha infatti risposto: «Penso di sì, sapete che si pensa a nuove nomine e anche per queste nel quadro delle possibilità, dei carismi e delle potenzialità proprie delle donne penso che ci possano essere incarichi che verranno assunti dalle donne». Il cardinale Bertone ha inoltre ricordato che tra i suoi più stretti collaboratori ci sono un monsignore polacco, uno francese e una segretaria italiana che «è una straordinaria collaboratrice tanto indispensabile che dalla Congregazione per la dottrina della fede l’ho portata con me in segreteria di Stato».
Il cardinal Bertone ha anche parlato del nuovo segno di apertura della Santa Sede nei confronti della Cina. A neanche tre settimane dalla pubblicazione della lettera del Papa ai cattolici cinesi, il segretario di Stato ha annunciato che la Chiesa ritiene «molto buona e idonea» la nomina a vescovo di Pechino di monsignor Joseph Li Shan, da parte della diocesi cinese, nonostante non sia stata chiesta l’approvazione della Santa Sede. Bertone ha confermaot che padre Li Shan, 43 ani, era tra coloro la cui nomina ad arcivescovo della capitale non avrebbe sollevato obiezioni da Roma.

© Copyright Quotidiano nazionale, 19 luglio 2007

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Salve,
siamo l'ufficio stampa della Rubbettino Editore, vorremmo sapere se fosse possibile inviarvi, quando l'occasione si propone, dei comunicati stampa sull'uscita di libri legati ovviamente alla figura del Papa e ad argomenti religiosi.
Lasciamo qui di seguito la mail dell'ufficio stampa, in attesa di un vostro contatto.
Cordialità
Maria Rizzo
Manuela Antonucci

ufficio.stampa@rubbettino.it

Anonimo ha detto...

Gentili Signore Rizzo e Antonucci, grazie per questo post. Ci fa un enorme piacere potere ospitare le novita' editoriali della "Rubettino". Sara' mia premura mandarvi una mail di conferma.
Grazie ancora.
Raffaella

francesco ha detto...

oh oh oh
qui si diventa importanti...
ti contattano le case editrici...
vuoi vedere che cambi lavoro?
;-P
francesco