12 luglio 2007

Messa tridentina: le reazioni di alcuni Vescovi europei (Radio Vaticana) e di Mons. Fellay (L'Occidentale)


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Salutato positivamente da cardinali e vescovi, in diversi Paesi, il Motu proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI

Sta raccogliendo consensi, da parte di cardinali e vescovi, il Motu proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI, pubblicato il 7 luglio scorso e che entrerà in vigore il 14 settembre di quest’anno. Il documento del Papa, presentato in questi giorni in diverse diocesi, viene visto dalle diverse Conferenze episcopali come uno strumento che può favorire l’unità nella Chiesa. Per una carrellata sulle varie posizioni espresse dai vescovi europei, il servizio di Tiziana Campisi:

I vescovi di Inghilterra e Galles hanno salutato con favore “l’importanza dell’unità all’interno della Chiesa, nel celebrare l’Eucaristia” che Benedetto XVI ha voluto sottolineare attraverso il Motu proprio Summorum Pontificum e la lettera che lo accompagna. Per il cardinale Cormac Murphy-O’Connor, arcivescovo di Westminster e presidente della Conferenza episcopale, anche se si possono “prevedere alcune difficoltà nel ricevere e portare avanti l’insegnamento del Papa” sulla celebrazione dell’Eucaristia con Rito Tridentino e secondo il Messale Romano del 1962, e sia possibile che “alcuni preti non sappiamo immediatamente come meglio rispondere all’autentica richiesta del rito straordinario”, le norme del Motu proprio “sono perfettamente chiare” quando affermano che “la responsabilità spetta al vescovo, che farà riferimento da parte loro alla Santa Sede per aiuto e consiglio”.
“Benedetto XVI ha a cuore l’unità dei cattolici - ha detto presentando il Motu proprio il cardinale francese, Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux - vuole favorire la loro riconciliazione e al tempo stesso riconciliare la Chiesa con il suo passato liturgico.
Non si tratta di un bi-ritualismo ma di un solo rito che può essere celebrato in due forme”. Il Rito Tridentino, ha detto ancora il porporato, “ha nutrito la fede dei fedeli per secoli e può continuare a farlo ancora oggi. Con il Summorum Pontificum, Benedetto XVI chiede ai fedeli conciliari e a quelli tradizionalisti di iniziare un cammino di riconciliazione e di comunione”.
Secondo il cardinale Telesphore Placidus Toppo, arcivescovo di Ranchi e presidente della Conferenza episcopale indiana, il Motu proprio non creerà particolari problemi in India e, in alcuni casi, potrebbe anzi aiutare a risolvere tensioni in seno ad alcune comunità cattoliche, come ad esempio quella di rito siro-malabarese, divisa tra gruppi più tradizionalisti e gruppi fedeli al Concilio Vaticano II. “Ritengo che il Motu proprio sia l’opera dello Spirito Santo che muove la Chiesa attraverso il Santo Padre per portare unità e armonia tra i fedeli”, ha detto il cardinale Toppo. Per mons. Kurt Koch, presidente della Conferenza episcopale svizzera, “occorre un rinnovamento della consapevolezza liturgica che percepisca l’identità e l’unità della storia liturgica pur nella sua molteplicità storica”. Solo se riconciliati e riconosciuti, i diversi riti liturgici possono convivere. I vescovi olandesi, infine, vedono nel Motu proprio “una riflessione spirituale ricca e profonda sulla tradizione della Chiesa celebrante che loda e ringrazia Dio”. Per i presuli, “non si tratta di nessuna bocciatura della liturgia del Concilio Vaticano II”, poiché il Messale Romano del 1962 e il Rito Tridentino sono manifestazioni di uguale dignità della tradizione liturgica della Chiesa cattolica romana”.

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Olanda Il Motu Proprio del Papa non boccia la liturgia del Concilio, affermano vescovi

AMSTERDAM, 12 lug 07 - Il Motu Proprio "Summorum Pontificum" non è una bocciatura della liturgia del Concilio Vaticano II, “poiché le due le forme sono manifestazioni di uguale dignità della tradizione liturgica della Chiesa cattolica romana". Così i vescovi dei Paesi Bassi commentano il nuovo documento di Benedetto XVI sulla Messa secondo il Rito Tridentino. I presuli olandesi chiedono ai sacerdoti di "aderire di buon grado alle richieste dei fedeli che chiedono di assistere alla messa secondo il Rito Tridentino" ed esprimono "la speranza che le nuove direttive papali contenute nel non producano agitazioni". "La maggior parte dei sacerdoti - affermano - è abituata al messale romano secondo il Concilio Vaticano II e riconosce una certa difficoltà nell'utilizzo del Messale romano del 1962". "In questa situazione è importante la comprensione reciproca delle proprie posizioni, sia da parte dei fedeli che chiedono questa versione della liturgia come anche dei sacerdoti che finora, come previsto, hanno usato il messale del 1970. È perciò importante che nella nuova situazione la pace di Cristo sia nei cuori dei fedeli".
(Sir Europa – ZENGARINI)

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Chiesa. Lefebvriani: il Papa ci avvicinerà al cattolicesimo

Il motu proprio del Papa, che liberalizza l'antica messa preconciliare di San Pio V, è un “alto salto in avanti nella giusta direzione, un regalo della Grazia e noi esprimiamo a Benedetto XVI la nostra profonda gratitudine”. Queste le parole di mons. Bernard Fellay, Superiore generale della Fraternità di San Pio X, della comunità lefebvriana.

L’intervista di Fellay, pubblicata dal quotidiano spagnolo La Razon, è cura Vittorio Messori, scrittore e giornalista vicino all'Opus Dei, noto per aver intervistato due Papi e per aver spesso difeso la posizione dei tradizionalisti.

Fellay, proseguendo a commentare il documento Summorum pontificum, promulgato dal Papa nei giorni scorsi, dichiara questo è un momento storico, per i tradizionalisti legati al rito tridentino in latino. “La normalizzazione della messa – continua l’intervistato – è un atto di giustizia, è un aiuto soprannaturale straordinario in un momento grave di crisi ecclesiale”.

E, ancora, aggiunge il successore di mons. Lefebvre aggiunge: “La riaffermazione da parte del Santo Padre della continuità del Vaticano II e della messa nuova con la tradizione costante della Chiesa -dunque la negazione di una frattura che il Concilio avrebbe introdotto con i 19 secoli precedenti - ci impegna a proseguire nella discussione dottrinaria. Lex orandi, lex credendi: si crede come si prega. E ora si riconosce che, nella messa di sempre, si prega adeguatamente”

Ma il mons. Fellay, nell'intervista a Messori, va oltre il motu proprio del Pontefice: “Sì, la Provvidenza ha permesso che fossimo strumento per stimolare Roma e arrivare a questa svolta. Però siamo anche coscienti del fatto che siamo il termometro di una febbre che esige rimedi adeguati. Questo documento è una tappa fondamentale in un percorso che ora potrà essere più veloce, abbiamo speranze anche in merito alla questione della scomunica”.

La Fraternità Sacerdotale San Pio X, fondata nel 1970 dal vescovo Marcel Lefèbvre, è un movimento in contrasto con il Concilio Vaticano. Raccoglie infatti tutti coloro che condividono le idee conservatrici e tradizionaliste del Vescovo francese e intendono conservare la Messa tridentina. La comunità ha vissuto momenti di forte defezione con la comunione di Roma, a causa dell’atteggiamento di papa Giovanni Paolo II, che invitò i vescovi a ricorrere esclusivamente all’uso del Messale Romano. Questa irremovibile fermezza di Wojtyła, ha portato, nel 1988, ha uno scisma, sanzionato ufficialmente dal Papa con l’Ecclesia Dei.

È oggi comprensibile, dunque, perché l’iniziativa del successore di Wojtyla sia così gradita alla comunità. E in effetti non sembrano vani i tentativi di Benedetto XVI di riavvicinare i lefebvriani alla chiesa cattolica.

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