4 settembre 2007
I giovani di Benedetto
Vedi anche:
I ragazzi di Loreto chiedono, il Papa risponde
VISITA PASTORALE DEL PAPA A LORETO (1-2 SETTEMBRE 2007): LO SPECIALE DEL BLOG (qui trovate la rassegna stampa completa del 2-3 settembre 2007 e gli articoli precedenti la visita a Loreto)
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I giovani di Benedetto
di Stefano Fontana
A Loreto il papa Benedetto XVI ha tradotto in “giovanilese” il suo programma ed ha affidato ai 500 mila dell’Agorà dei Giovani un compito preciso ed ambizioso. Il programma era stato comunicato al convegno ecclesiale di Verona nell’ottobre dello scorso anno: ricominciare dall’Italia. Il perché lo si è visto a Loreto: solo la Chiesa italiana – oltre a Vasco Rossi – può radunare tanti giovani.
Quel mare di mani alzate e di teste ondeggianti sulla spianata di Montorso sono la dimostrazione del radicamento popolare della Chiesa italiana e della sua capacità, pur in epoca di secolarizzazione selvaggia, di essere presenza sociale e di saper radunare e mobilitare. Non so in Europa, a parte la Polonia e forse la Spagna, quali altre Chiese abbiano questa capacità. Ricominciare dall’Italia. Consapevole di questa capacità di fare i grandi numeri, espressione finale di una ricchezza di vita quotidiana tra la gente, il Papa aveva indicato nell’Italia la possibilità del giro di boa, l’occasione dell’inversione di tendenza verso una rievangelizzazione dell’Europa. Ciò in un piano ancora più vasto: poiché proprio in Europa si è sviluppato il relativismo nichilista che toglie respiro alla fede e alla stessa ragione diventando una nuova religione universale, dall’Europa e solo dall’Europa si può ricominciare e invertire la tendenza. I giovani per un verso sono i più imbevuti di indifferenza religiosa, ma per l’altro sono i più desiderosi di significato ed a loro il papa ha detto: «Cristo può colmare le aspirazioni più intime del vostro cuore».
A Loreto il papa ha tradotto in linguaggio giovanile questo proposito di ampio respiro. Ha invitato i giovani cristiani a considerarsi «al centro» e non alla periferia del mondo, perché «Per Dio siamo tutti al centro». Ha detto poi ai giovani di «cambiare il mondo», perché «missione è cambiare il mondo». Li ha incoraggiato a «mettere Cristo al centro del mondo» e a non aver paura di «sognare ad occhi aperti grandi progetti di bene», a cominciare dall’amore vero e dalla famiglia, da «rimettere al centro della società».
Al centro. Il cristianesimo non è una scelta privata, non è un prodotto acquistato nel grande supermercato delle religioni, il cristianesimo ha una pretesa. Il papa ha riproposto ai giovani la fedeltà a questa pretesa: essere la religione vera e quindi l’unica che contenga un messaggio di salvezza veramente a misura di persona umana. E’ proprio da questa pretesa che sgorga il ruolo pubblico del cristianesimo e la missione di cambiare il mondo che il papa ha riproposto ai giovani, il rifiuto dell’emarginazione laicista e relativista, il dovere di non rinunciare all’incarnazione, che appartiene alla fede cristiana per essenza.
A Loreto il papa ha proposto ai giovani un cristianesimo in controtendenza anche con certe modalità giovanili di vivere la fede: non intimistico, non sentimentale, non letterario, poco new-age. Non un generico “stare bene con se stessi, con gli altri e con il mondo”, ma un cristianesimo che è storia, incarnazione, presenza, verità e realtà. Un cristianesimo non annacquato in generico misticismo, ma una fede fondata su un reale incontro con una presenza viva che cambia tutta la vita e non solo alcuni suoi momenti.
Per questo ha anche riproposto l’invito alla missione e il coraggio di andare controcorrente. Il cristianesimo non può che essere missionario in quanto religione vera. Il sincretismo religioso o una presunta convergenza sostanziale di tutte le religioni – spesso elementi cari anche alle modalità giovanili di vivere tali esperienze – configgono con la pretesa di radicale verità dell’annuncio cristiano e con la sua diversità.
Come si vede nelle parole del papa a Loreto ci sono tutti i temi del suo pontificato e del suo programma di rievangelizzazione, che conosce molte strade, la principale delle quali è senz’altro quella dei giovani. Ad essi Benedetto XVI ha ribadito una convinzione centrale dei suoi insegnamenti: il mondo ha bisogno di Cristo perché nel mondo ci sono anche molti errori e la sua cultura è spesso una cultura di morte e di disgregazione, come testimoniata dalla crisi della famiglia. Il mondo non è solo da accompagnare da parte di una Chiesa “minima” che comprende e non condanna, che solo ama e non indica il bene, che vive solo di carità e non di verità. Il mondo è anche da orientare. I giovani cristiani non vadano a rimorchio, mai entrino nella cabina di regia.
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1 commento:
qui facciamo i politi al contrario! o i socci gentili... scegliete voi!
penso che niente sia più alieno dall'idea del papa di una "reconquista" cattolica, di una "restaurazione", della nostalgia dell'imperium christianum... come politi strumentalizza a suo uso e consumo i dati su benedetto xvi così fontana (e i vari occidentale, tempi ecc.) lo fanno dall'altra parte...
a me pare che stando alle osservazioni di tale misura il papa ha puntato sul brasile, anche... o punterà sull'austria...
più coerentemente... il papa mira a rafforzare la fede e a stringere il divario tra fede e vita vissuta e questo ovunque... quanto alla nuova evangelizzazione, la sua idea è chiara: passa per le persone, per la chiesa come vicinanza (compagnia per dirla alla don gius), come spazio di salvezza... non mi pare che benedetto si lasci impressionare dai numeri... solo così si può intendere la forza pastorale della summorum pontificum
francesco
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