6 dicembre 2007
Enciclica "Spe salvi" e discorso alle Ong: il SOLITO commento stizzito di Odifreddi
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SE IL PAPA RIPASSASSE GALILEO
Piergiorgio Odifreddi
Caro direttore,
il 1° e il 2 dicembre il Papa ha tenuto banco su giornali e tg: dapprima con la nuova enciclica Spe Salvi, poi con due interventi, a un Forum delle Organizzazioni Non Governative Cattoliche e ai fedeli in piazza San Pietro per l’Angelus. Ripetendo, come si addice al massimo rappresentante della più antica e immutabile istituzione governativa mondiale, le stesse parole che lui e i predecessori vanno ripetendo da secoli: in particolare, attaccando la scienza e la democrazia, cioè le vere radici dell’Europa e dell’Occidente.
Cominciamo dall’enciclica sulla speranza e la fede, che il suo autore sintetizza così: «Il presente, anche un presente faticoso, può essere vissuto e accettato se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se questa meta è così grande da giustificare la fatica del cammino (...). L’uomo ha, nel succedersi dei giorni, molte speranze - più piccole o più grandi - diverse nei periodi della sua vita. Quando però queste speranze si realizzano, appare con chiarezza che ciò non era in realtà il tutto. Si rende evidente che l’uomo ha bisogno di una speranza che vada oltre. Si rende evidente che può bastargli solo qualcosa di infinito, qualcosa che sarà sempre più di ciò che egli possa mai raggiungere».
Ma queste parole, che si presentano come il messaggio di speranza di un saggio, si rivelano nella realtà un appello all’illusione. Il Papa si accorge che non ha senso che viviamo la vita rivolti al domani, alienando il presente a un raggiungimento futuro dell’amore, del possesso, della carriera e del successo. Non propone però, come i sapienti d’ogni tempo, dai filosofi stoici ai monaci buddisti, una tranquilla accettazione dell’oggi e una serena liberazione dal desiderio. Piuttosto, azzarda un disperato rilancio che sostituisce una posta finita materiale, con un’infinita immateriale: casca dalla padella delle lusinghe dell’aldiqua reale, nella brace dell’attrazione di un aldilà immaginario. Il riferimento al buddismo non è pura provocazione.
Se il Papa conoscesse un po’ meglio questa «religione» ben più saggia e umanista della sua, scoprirebbe che ha anche anticipato di due millenni uno dei problemi che sembrano assillarlo nell’enciclica: quello relativo alla possibilità di salvezza individuale o collettiva.
Storia delle religioni a parte, è difficile dire quanto il Papa conosca quella della scienza. Nell’enciclica si limita a citare Bacone, un pensatore venuto prima di qualunque teoria e pratica scientifica significativa: il che sarebbe come se uno pretendesse di criticare il Cristianesimo sulla base dei pronunciamenti di uno dei profeti del Vecchio Testamento. In ogni caso, almeno un episodio della storia della scienza Benedetto XVI dovrebbe conoscerlo, quello del processo a Galileo: se non altro, perché ha diretto per 25 anni l’organo che l’ha condannato, quella Congregazione per la Dottrina della Fede che mantiene una continuità con il Sant’Uffizio. E dovrebbe dunque sapere che la causa di quel processo fu l’irritazione di Urbano VIII nel veder messa alla berlina la propria «mirabile e angelica dottrina»: che la scienza fosse ipotetica, e non assoluta. Ovvero, il relativismo, che tanto assilla Benedetto XVI, e che lui imputa in particolare agli scienziati. Quanto Galileo concordasse con quella dottrina, e cioè per niente, è dimostrato dal fatto che nel Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo la fece difendere da un sempliciotto chiamato Simplicio: per questo il Papa s’infuriò. La stessa dottrina era stata enunciata quasi un secolo prima, ma solo per pararsi da possibili attacchi della Chiesa, da colui che scrisse la prefazione al libro di Copernico: quell’Osiander che Giordano Bruno chiamò «asino ignorante e presuntuoso». Da allora, in accordo con Bruno e Galileo, nessuno scienziato ha mai pensato che le verità scientifiche siano relative: al contrario, tutti sanno che esse sono assolute e definitive, nell’ambito della propria approssimazione, benché risultino spesso passibili di ulteriori miglioramenti.
Nell’Angelus di domenica il Papa proclama che «la scienza contribuisce molto al bene dell’umanità, ma non è in grado di redimerla», e ha ragione: la scienza non pensa che l’umanità sia da redimere, bensì solo da studiare, capire e servire. E benché sia vero, come dice l’enciclica, che la tecnologia (non la scienza) è andata «dalla fionda alla megabomba», aprendo «possibilità abissali di male», il Papa non può fingere di dimenticare che spesso è stata proprio la sua religione a realizzare tali possibilità nella storia. Nell’incontro con le Ogn cattoliche Benedetto XVI ha poi attaccato «una concezione del diritto e della politica in cui conta solo il consenso tra gli stati»: il principio fondamentale della convivenza internazionale e della democrazia! Il portavoce del Palazzo di Vetro, Farhan Haq, gli ha ricordato che l’Onu si fonda sulla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo: spesso si dimentica che il Vaticano non l’ha mai firmata, perché non è disposto a permettere la libertà religiosa entro le sue mura, e che per questo non può essere membro dell’Onu, ma solo osservatore.
È dunque verissimo che «l’uomo ha bisogno di una speranza che vada oltre»: ma non oltre la democrazia e la ragione, bensì oltre l’assolutismo ideologico e l’irrazionalismo filosofico di cui la Chiesa in generale, e questo Papa in particolare, sono le voci più udibili e amplificate. Quanto alla scienza, Santità, si informi, e dopo ci informi: allora le sue parole non suoneranno come quelle di Urbano VIII, che Galileo non poté fare a meno di mettere alla berlina.
© Copyright La Stampa, 5 dicembre 2007
Odifreddi, e se Lei aprisse un libro di storia e di arte (oltre che un libro di diritto visto che non e' il Suo forte)?
Si accorgerebbe subito che non e' stata la scienza a fondare l'Europa, ma il Cristianesimo. Vada in qualunque citta' e si guardi in giro: abbiamo musei cristiani a cielo aperto che risalgono a ben prima di Galileo!
Inoltre, caro Odifreddi, chi ha portato la democrazia? Non, per caso, quel Gesu' Cristo che predicava la liberta' e la dignita' dell'uomo?
Odifreddi, non dia lezioni di storia delle religioni al Papa a meno che Lei non accetti di ricevere lezioni di teologia da un teologo! Ah, gia'! Lei e' troppo superiore e noi Cattolici siamo dei "cretini", scritto tra virgolette perche' Lei ama offendere il prossimo...io no!
Chieda ai Buddisti che cosa ne pensano della scienza, dell'aborto e delle unioni fuori dal matrimonio...
E non citi a sproposito il discorso del Papa alle Ong. Che cosa c'entra l'Onu? Visto che Lei e' tanto intelligente, mi spieghi perche' l'umanita' non ha bisogno di essere redenta ma studiata.
Bella prospettiva...assolutamente priva di speranza se non "mostruosa".
Caro Odifreddi, non sia sempre cosi' arrabbiato e stizzito. Evidentemente il Papa riesce a colpire corde che Lei non immaginava di poter suonare :-)
Non si spiega altrimenti il suo atteggiamento verso "questo" Papa per cui Lei addirittura scrive libri nel tentativo, vano, di dimostrare "perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici)".
Comunque i Suoi argomenti sono sempre gli stessi. Accolga la provocazione di Giuliano Ferrara, per favore!
Personalmente la Sua lettera a "La Stampa" di ieri non mi ha fatto ne' freddo ne' caldo (ho riflettuto se valesse o meno la pena di riportarla nel blog), ma vorrei invitarla a pensare cose nuove! Intanto, caro professore, guardi "La Trinità" di Masaccio, un grande artista italiano vissuto ai primi del 1400 (ben prima di Galileo!).
Forse, per correttezza, "La Stampa" non dovrebbe ospitare solo opinione offensive (perche' tali sono) verso il Papa ed i Cattolici, ma anche qualche voce fuori dal coretto.
Raffaella
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7 commenti:
Cara Raffaella, che ti aspettavi da Odifreddi?
Così come un asino può solo ragliare e un cane abbaiare, un ateo può solo … … … !!!
cara Raffaella, sono molto sensate anche le tue ultime righe: ma perchè la Stampa ospita sempre articoli così? Infatti ho sentito con queste mie attempate orecchie Pannella dire a Radio radicale. "la Stampa va molto bene adesso". Eh, ti credo dal suo punto di vista.
Comunque che dicano pure. Sono articolicretini. Questi sì che sono cretini.
Strano che un matematico a cui piacciono cosi' tanto le verifiche non faccia cenno al fatto che all'epoca era una teoria non suffragata da prove scientifiche. Il primo a non credere a Galileo probabilmente sarebbe stato proprio lui.
:-))))))))))))))))
Povero Odifreddi e dire che da lezioni al Papa e alla sua religione ....mentre il buddismo,...lui sì da lezioni di saggezza.
Con ogni evidenza il matematico non conosce nulla del buddismo che non è una religione ma una filosofia, e in seguito , i buddisti sanno benissimo che in funzione della loro vita ,più o meno "buona", saranno obbligati a rinascere, altro che salvezza ma ruota delle reincarnazioni (karma)...la nozione del karma ha del resto attecchito in Europa, ed è facile sentire la gente dire ..sarà "karmique" dovuto al karma, e tutto ci passa, incontri, malattie, incidenti ecc..
C`è molta saggezza nel buddismo,il rinvio alla responsabilità do ciascuno è importante e saggio e del resto in molti che hanno fatto un passaggio nel buddismo ritornano al cristianesimo, sentendo che lì sono le loro radici, la loro identità.
Decisamente Benedetto XVI, che si rivolge alla ragione ,che riesce con arte e efficacia a riunire fede e ragione, sta facendo perdere i nervi e sopratutto la ragione a tanti intellettuali che non hanno più argomenti ragionevoli...allora perdono le staffe e diventano loro, i campioni del razionalismo, irragionevoli.
Fenomeno sempre più lampante ed interessante da osservare.
Francesco Bacone: 1561-1626
Galileo Galilei: 1564-1642Praticamente contemporanei.
Come fa Odifreddi a parlare di Bacone, citato dal Papa, come di un pensatore "venuto prima di qualunque teoria e pratica scientifica significativa"? A paragonarlo ad un profeta dell'antico testamento?
Secondo me ha sbagliato Bacone: sfogliando l'enciclopedia si sarà imbattuto, e fermato, a "Ruggero" Bacone, filosofo e scienziato francescano, effettivamente nato nel 1214 e morto nel 1293.
Il "bacone" del millennio...
Adriano
@Raffaella: Salve, intervengo qui dopo molto tempo per portare il mio solito contributo laico laddove mi pare si esageri nell'impeto crociato antilaicista. Ebbene, puoi affermare, in maniera comunque opinabile, che il Cristianesimo sia alla base dei Diritti Umani, ma non puoi sostenere in nessun modo che sia alla base della democrazia. In particolare il cattolicesimo e la democrazia riescono a convivere pacificamente solo da poco tempo, e di sicuro la Chiesa non avrà mai un apparato nemmeno lontanamente democratico.
Alla domanda che poni a Odifreddi sulla "redenzione", è ben noto che si può redimere solo colui che pecca ovvero che si allontana da Dio. E' ovvio che per un ateo non abbia senso la parola "redenzione".
Vorrei infine capire perchè il l'articolo del noto matematico ti sia parso tanto denigratorio ed insolente.
@anonymous: e dal momento che le tesi Galileiane non erano dimostrate questa era una buona ragione per chiuderlo in una segreta? Qualunque matematico resterebbe troppo attonito dinanzi alla tua affermazione per procedere a una qualunque dimostrazione.
@luisa: l'opinione di Odifreddi sul Buddismo è del tutto discutibile, dal momento che per fare una "classifica" tra le religioni egli deve avvalersi di un punto di vista morale estraneo alle religioni stesse (ed è quel che fa, usando la morale laica, infatti). Però non è corretto quello che dici riguardo al Buddismo, in particolare circa il ciclo delle rinascite e questo fa pensare che tu lo conosca assai meno di Odifreddi.
@Anonymous: Bacone è storicamente un filosofo precursore della scienza, un uomo il cui pensiero è venuto prima della nascita del metodo scientifico, quindi certamente precedente ad ogni teoria scientifica significativa. Odifreddi ha completamente ragione. Esistono oltretutto epistemologi moderni che sono assai più rilevanti come punto di vista sulla scienza rispetto a quello di F.Bacone, quindi sorprende un po' che nell'enciclica ci si limiti a quello.
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