17 dicembre 2007
Ferimento di un frate in Turchia, card. Martino: "Si vuole fermare il dialogo fra Cattolici e Musulmani che sta andando incontro a importanti novità"
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"Voglio diventare un cristiano" e in Turchia accoltella frate italiano
Smirne, l´aggressione dopo la messa: ferito padre Franchini
L´autore è un diciannovenne Ma potrebbe avere avuto due complici
MARCO ANSALDO
ISTANBUL - A padre Adriano Franchini il messaggio era arrivato l´altra sera via mail: «Voglio diventare cristiano. Voglio essere battezzato». Il frate cappuccino l´aveva letto, ma sapeva che la conversione di quel ragazzo di 19 anni, così insistente, aveva bisogno di prove e conferme ben più solide dell´annuncio di una semplice intenzione, benché manifestata più volte. Così quando ieri mattina, dopo la messa di mezzogiorno alla Chiesa di Sant´Antonio a Smirne, nel quartiere periferico di Bayrakli, il giovane si era avvicinato in giardino, padre Franchini aveva preso tempo. E quell´altro ha afferrato il coltello che teneva nascosto in tasca.
Un colpo solo, all´addome. Con la lama che resta conficcata, e il religioso che sanguina. L´aggressore fugge e resta in giro qualche ora prima di costituirsi. Adesso il sacerdote di 65 anni originario della provincia di Modena, da 27 missionario in Turchia, racconta la disavventura seduto sul suo letto d´ospedale, e non sembra avere perduto la tradizionale verve emiliana. È lui il curatore della Casa di Maria a Efeso, visitata lo scorso anno da Benedetto XVI. «Perdono quel ragazzo - dice il frate che ha subito una rapida operazione, mentre i medici si riservano ancora la prognosi - e spero di tornare presto al mio servizio».
A Smirne la gendarmeria scatena la caccia. L´accoltellatore si costituisce, due possibili complici vengono fermati. E gli inquirenti si mettono a indagare sui motivi dell´agguato, mentre tutti si chiedono che cosa sta succedendo in Turchia se anche nella città più cosmopolita e aperta, l´unico grande centro dove il partito socialdemocratico resiste all´avanzata del partito islamico moderato al potere, per l´ennesima volta un sacerdote cattolico viene attaccato. L´aggressore, Ramazan Bay, che si è fatto 150 chilometri per arrivare a Smirne dalla natìa Balikesir, è sotto torchio. I canali televisivi locali rilanciano la notizia dell´arresto di altre due persone forse legate al suo gesto. Se davvero così fosse, lo scenario non sarebbe allora dissimile da quello degli episodi ricorrenti da due anni a questa parte: l´uccisione di don Andrea Santoro nella chiesa di Santa Maria di Trebisonda (nord est del paese) e il massacro di tre esponenti cattolici nella casa editrice che a Malatya (centro) pubblicava la Bibbia. Attacchi spesso compiuti da delinquenti di età giovanissima, di cui sovente sono stati dimostrati i legami con l´ultranazionalismo e il fanatismo religioso.
Ieri i testimoni che hanno assistito all´agguato di Smirne (ovest) hanno definito Ramazan Bay come un «balordo», un tipo che da tre anni girava attorno alla parrocchia per convertirsi dall´islam al cristianesimo, lamentandosi della lunga procedura imposta dalla chiesa.
La sequenza di pazzi veri o presunti ricorre qui con frequenza preoccupante. Dall´attentatore del Papa, Ali Agca, fino ai Lupi grigi autori di pesanti minacce a un religioso sloveno di Smirne, giù fino allo squilibrato che nel luglio dello scorso anno ferì con un coltellata a una coscia padre Pierre Brunissen a Samsun (nord), sono i cosiddetti "delikanli", i "giovani esaltati" a compromettere con le loro gesta esagitate la totalità di un paese invece tollerante e rispettoso. A sentirsi sotto tiro in Turchia è ancora una volta la minoranza cristiana. «La domanda che bisogna farsi adesso è chi orchestra le aggressioni - afferma un confratello del frate colpito, padre Andrè -Perché è facile prendere il colpevole. Ma poi bisogna andare oltre, e chiedersi chi è vuole questa escalation di aggressività nei nostri confronti». «Diranno che è stato un pazzo - aggiunge monsignor Ruggero Franceschini, vescovo di Smirne - ma se è così, i pazzi sono aumentati in maniera considerevole ora, e attaccano solo religiosi cristiani stranieri».
© Copyright Repubblica, 17 dicembre 2007
La preoccupazione del cardinale Martino. "Ma episodi come questo non fermeranno l´azione missionaria della Chiesa"
"Il rischio di una regia dietro le violenze per fermare il dialogo cattolici-musulmani"
Negli anni passati queste tragiche aggressioni non avvenivano con tanta frequenza
Sarebbe grave il risultato di una pianificazione progettata in un disegno internazionale
ORAZIO LA ROCCA
CITTÀ DEL VATICANO - «È un episodio tragico e scoraggiante che, stranamente, si ripete ogni volta che il dialogo interreligioso, in particolare tra cattolici e musulmani, sta per andare incontro a importanti novità».
E´ addolorata e delusa la prima reazione del cardinale Renato Raffaele Martino (75 anni) alla notizia del ferimento a Smirne, in Turchia, di padre Adriano Franchini. Il porporato - primo collaboratore di papa Ratzinger sul fronte delle missioni internazionali sulla pace e la solidarietà essendo presidente del Pontificio consiglio di «Giustizia e pace» - non nasconde la propria «preoccupazione», ma assicura che «episodi di questo genere non scoraggiano minimamente l´azione missionaria della Chiesa di Cristo, perché sappiamo che l´annuncio del Vangelo a volte può portare a pagare costi altissimi. Ma con l´aiuto di Dio, con la preghiera e col perdono, noi andremo sempre avanti».
Cardinale Raffaele Martino, un´altra aggressione ad un missionario. Che pensare?
«Inutile dire che cresce la nostra preoccupazione. Ma quando parliamo di episodi come quello che ieri ha coinvolto padre Franchini, nello stesso paese dove, non va dimenticato, nel 2006 fu ucciso padre Andrea Santoro e ferito don Pierre Brunissen, siamo anche preoccupati per le sorti del dialogo interreligioso».
Perché, secondo lei le aggressioni ai missionari hanno come scopo finale la distruzione dei rapporti tra le religioni?
«È inevitabile, e spiace dirlo, che tutti gli sforzi che si fanno per far crescere il dialogo tra le fedi vengono scoraggiati da questi tragici episodi, che negli anni passati non avvenivano con tanta frequenza. Ecco perché non possono non essere scoraggiati quanti sono impegnati per la crescita dei rapporti civili e religiosi tra le nazioni».
In Turchia l´aggressione a padre Franchini ha fatto male anche a tanti musulmani di buona volontà. Non crede?
«Certamente. È un dispiacere che si avverte da ambo le parti. Come nella Chiesa cattolica, così anche nelle altre Chiese, e soprattutto tra i fedeli musulmani, come i tanti che vivono in Turchia, le violenze contro i missionari sono vissute con dolore e dispiace. Anche nell´Islam sono in tanti quelli che si preoccupano per il dialogo interreligioso e vivono con apprensione tutto quello che sta succedendo ai danni dei missionari in tante parti del mondo».
E´ ipotizzabile che dietro queste aggressioni ci sia un perverso piano strategico per colpire gli uomini della Chiesa cattolica?
«Voglio sperare che non sia così. Anzi, mi voglio convincere che quanto sta avvenendo sia frutto di azioni di esaltati fanatici, di qualche sparuto gruppo farneticante. Ma non il risultato di una pianificazione progettata da una regia internazionale. Sarebbe veramente grave e ancora più preoccupante».
Forse in Turchia con queste aggressioni ai cattolici qualcuno vuole evitare che il paese possa entrare in Europa?
«Quello che sta succedendo in Turchia è certamente grave. Ma non voglio credere che, ripeto, ci sia un piano preciso per bloccare sia il dialogo con la Chiesa cattolica che l´ingresso del paese in Europa. Se così fosse, sarebbe veramente una gran brutta cosa. Ma io preferisco credere che si tratta di gesti isolati di qualche fanatico, anche perché sono tanti i turchi che amano il dialogo e la pace».
Che cosa deve fare la Chiesa di fronte alle crescenti minacce contro i suoi missionari?
«La Chiesa deve continuare a pregare, come ha sempre fatto seguendo l´insegnamento di Cristo, senza farsi intimorire e sempre pronta a pagare prezzi altissimi, anche con la vita, la diffusione del Vangelo, la difesa della vita, l´aiuto ai più poveri e più bisognosi. Ma sempre pronta a perdonare».
© Copyright Repubblica, 17 dicembre 2007
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