16 dicembre 2007

Libertà di coscienza, ma a senso unico (Eco di Bergamo)


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Libertà di coscienza, ma a senso unico

Non deve essere una bella sensazione quando per un'intera settimana tutti si prendono più o meno (più meno che più) amorevolmente cura della tua coscienza. Di quella della senatrice Paola Binetti si sono occupati amici e nemici politici, autorevoli editorialisti, vignettisti, alti prelati. Il Partito democratico ha perfino deciso di istruire una sorta di processo con tanto di (magnanima) assoluzione: la coscienza della senatrice Binetti, con il suo voto liberamente espresso contro l'ormai celebre emendamento sull'omofobia, va deplorata ma non condannata. Sospiro di sollievo.

Questa questione della libertà di coscienza è in realtà piuttosto curiosa. È infatti considerata una sorta di riserva indiana dei pensatori laici, nuovi illuministi, pronti a brandirla come un'arma tagliente ogni volta che c'è da fare argine alle presunte ingerenze della gerarchia di turno, meglio se cattolica. Ma quando avviene il contrario, beh, è tutta un'altra storia.

Se per esempio è il Papa a invocare la libertà di coscienza per i farmacisti contro la pillola abortiva, apriti cielo. Se poi, come nel caso della senatrice Binetti, la libertà di coscienza viene esercitata sul campo, riapriti cielo e questa volta con tuoni e fulmini. Poco importa il merito della questione, e cioè il no a un'evidente forzatura che con l'intento di tutelare i gay li imbriglia in realtà in una sorta di ghetto giuridico. Un no impopolare, ma in fondo molto laico.
Impossibile da vedere con gli occhiali del pregiudizio. Che trasformano la libertà di coscienza in una corsia a senso unico.

© Copyright L'Eco di Bergamo, 16 dicembre 2007

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