8 dicembre 2007

Il Metropolita Kirill (Patriarcato di Mosca): «Abbiamo bisogno gli uni degli altri» (Avvenire)


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DA ROMA

SALVATORE MAZZA

Il dialogo ecumenico prosegue. «Deve proseguire». Nella «con­sapevolezza » delle «difficoltà che esistono» ma, anche, del fatto che gli «sforzi» sinora compiuti han­no dato un risultato «sicuramente positivo».

È per questo che il metropolita di Smolensk e Kaliningrad, Kirill, che ieri ha incontrato Benedetto XVI, la­scia oggi Roma «con una grande speranza». Il numero due del Pa­triarcato di Mosca, dal 1989 presi­dente del Dipartimento per le rela­zioni ecclesiastiche esterne mosco­vite, ha concluso proprio in Vatica­no la sua visita in occasione della festa patronale della parrocchia or­todossa russa di Santa Caterina di A­lessandria.

E, in un commento affi­dato a un’intervista a L’Osservatore romano, ha affermato che «con la benedizione e l’incoraggiamento del Papa Benedetto XVI e del Pa­triarca Alessio II siamo pronti a con­tinuare e intensificare questi sforzi di dialogo comune».

«Noi vogliamo dialogare con la Chiesa cattolica – ha detto Kirill. Siamo coscienti dell’importanza dello sviluppo bilaterale dei nostri rapporti. Consideriamo utile anche rendere più stretta la nostra colla­borazione nel più ampio campo del dialogo tra le religioni». In questo senso «l’incontro con il Papa è per noi senza dubbio una tappa molto positiva per lo sviluppo dei nostri rapporti».
Nessun accenno, né da parte di Ki­rill né da quella delle fonti ufficiali vaticani, sui contenuti del colloquio. È comunque immaginabile che, tra gli argomenti toccati, ci sia stato an­che il documento sottoscritto a Ra­venna lo scorso ottobre dalla Com­missione teologica mista cattolico­ortodossa nel quale, per la prima volta, si afferma la natura universa­le della Chiesa e il ruolo di primus che in essa spetta al Vescovo di Ro­ma, cioè al Papa. Il testo, che non è stato firmato dalla delegazione rus­sa in quanto questa aveva abban­donato i lavori in segno di protesta per la presenza a Ravenna della Chiesa apostolica di Estonia (alla quale il Patriarcato russo non rico­nosce autonomia), è stato comun­que valutato positivamente da Mo­sca, che contesta il solo punto (al numero 39) in cui il Patriarcato e­cumenico di Costantinopoli sem­bra essere messo sullo stesso piano di Roma, a delineare un primato nell’ortodossia che Mosca non vuo­le ammettere.

Nella stessa intervista al quotidia­no vaticano, Kirill ha affermato che oggi «c’è un passo decisivo da com­piere: comprendere fino in fondo che noi non siamo estranei gli uni agli altri. I cattolici non devono es­sere estranei agli ortodossi e gli ortodossi non devono essere estranei ai cattolici. E se non siamo più e­stranei tra noi; certamente non sia­mo neppure nemici, anzi. Abbiamo bisogno l’uno dell’altro».

Un segno in questa direzione si sta per compiere proprio in queste ore a Kiev, in Ucraina, dove il cardinale Walter Kasper, presidente del Pon­tificio Consiglio per l’unità dei cri­stiani, stamattina inaugurerà i lo­cali del 'Centro San Clemente: Communio e dialogo di culture'. Si tratta del primo centro ecumenico in Ucraina, istituito con la benedi­zione del cardinale Lubomyr Husar, arcivescovo maggiore di Kiev, e del metropolita Vladimir, capo della Chiesa ortodossa ucraina del Pa­triarcato di Mosca.

Che questo Cen­tro, aperto col supporto del dica­stero vaticano per l’ecumenismo al termine di un cammino durato die­ci anni, si trovi in Ucraina, ossia pro­prio nella terra dove, tra il 1990 e il 1991, si consumò la frattura nel dia­logo tra Roma e Mosca, la dice lun­ga su quanto siano cambiati – in meglio – i rapporti tra il Vaticano e il Patriarcato russo.

© Copyright Avvenire, 8 dicembre 2007

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