8 dicembre 2007
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A PROPOSITO DI TENDENZE SESSUALI
AL POTERE UN’INCONTENIBILE LEGGEREZZA
Tre allarmi. Sono quelli che risuonano con forza dopo la votazione con cui giovedì sera il Senato ha varato, con risicata e avventurosa maggioranza, un’ambigua norma definita «anti-omofobia» e che è, invece, potenzialmente orientata ad avviare la manomissione di principi cardine dell’ordinamento italiano. Su questi rischi è opportuno fissare un attimo l’attenzione.
Il primo allarme scaturisce dal tentativo pervicacemente condotto di equiparare le tendenze sessuali alle differenze naturali, ad esempio di sesso e di etnia, elevando le prime ad una 'qualità' antropologica che non hanno e non possono avere, e ciò nell’interesse di tutti, in primo luogo delle persone omosessuali.
C’è qui una sorta di 'fissazione' in base alla quale la personalità di ciascuno sarebbe determinata non solo e non tanto da quello che egli «è», ma piuttosto dalle pulsioni sessuali che eventualmente decide di assecondare. S’insiste sulla presunta necessità di porre un freno all’«omofobia », ma si arriva a sospettare persino della difesa del matrimonio monogamico quasi che fosse in se stesso un delitto di lesa maestà.
Il secondo allarme è di natura politico- giuridica. Attraverso un provvedimento di carattere straordinario e orientato a fronteggiare una precisa e contingente emergenza (il decreto espulsioni), si è scelto di introdurre un dispositivo di portata generale e di carattere permanente. Le conseguenze di questa mossa, che è difficile non considerare temeraria, sono purtroppo prevedibili: da un lato si apre la via per interventi normativi nei contesti più disparati, dall’altro si spalancano spazi enormi alle interpretazioni giurisprudenziali volte a realizzare analoghi effetti. Una scelta doppiamente pesante. Pesante in sé, e pesante per l’intento surrettizio che sta animando il legislatore.
Il terzo allarme viene fatto scattare dal solito, incongruo, 'richiamo all’Europa'. Un rito mediocre e fastidioso al quale ricorrono quanti ritengono di poter usare previsioni e regole elaborate dalla Ue come una leva per rivoltare a proprio piacimento l’Italia sul piano legislativo. Nel caso specifico, ci si è richiamati a una possibilità evocata dal Trattato di Amsterdam, che però fa riferimento agli organi dell’Unione, e prevede precisi limiti di competenza. Insomma, un trucco mortificante, che prima o poi finirà per ritorcersi contro chi lo tenta a ripetizione.
Il danno è, dunque, grave. E la promessa governativa di porvi rimedio non riesce a rassicurare chi sa come vanno le cose nelle aule parlamentari. Soprattutto in fasi, come l’attuale, di febbrile riassestamento del quadro politico. Ma ci sarà poco da attendere: i non molti giorni che ci separano dalla fine dell’anno testimonieranno se, e come, avrà seguito concreto quell’impegno formale. Per intanto, ci misuriamo coi fatti.
E i fatti hanno un’indubbia eloquenza. Il governo di centrosinistra - già perché la paternità del provvedimento è precisamente sua ha messo sul tavolo il varo di una brutta e rischiosa norma. Lo ha fatto dopo aver dato «parere favorevole» all’emendamento che inopinatamente la introduceva in un dispositivo nato con ben altre motivazioni. Quindi ha opzionato il ricorso al più potente dei mezzi di cui un governo dispone: la questione di fiducia. Una sequenza mozzafiato di decisioni.
Accompagnata da un evento di cui è necessario tener memoria: i parlamentari di ispirazione cattolica eletti nel centrosinistra, con l’eccezione della senatrice Binetti, hanno in partenza rinunciato a combattere la battaglia per evitare quell’esito infausto, benché ci fossero le condizioni per far prevalere una posizione più ragionevole. Dispiace dirlo, ma per il Partito Democratico non è una bella partenza.
© Copyright Avvenire, 8 dicembre 2007
Ottimo editoriale! Lo condivido in pieno ed aggiungo: ciascuno di noi e' dotato di un "taccuino elettorale". Da giovedi', sul mio, sono stati cancellati molti nomi...
Raffaella
OMOFOBIA E POLEMICHE
D’Onofrio «Violati i principi»
DA MILANO
«Si potrebbe dire, con una battuta, che ora si rischierà il processo anche per aver detto: 'Donna al volante, pericolo costante».
Ma la questione è ben più seria, e va affrontata come tale».
Francesco D’Onofrio, capogruppo dell’Udc al Senato, l’altra sera l’ha spiegato anche in aula, motivando la contrarietà del suo partito alla norma voluta da Rifondazione comunista.
Senatore D’Onofrio, che cosa vi preoccupa maggiormente?
ll nostro chiaro no all’emendamento sull’omofobia affonda le sue radici in solide motivazioni costituzionali.
Non era possibile unire al decreto anti-violenza una fattispecie di reato che riguarda l’orientamento sessuale.
È stato fatto in modo improvviso e surrettizio, senza dare modo di condurre un appropriato dibattito parlamentare. Inoltre, se in linea teorica sono accettabili l’idea di uguaglianza e la lotta alle discriminazione, non lo è questo attentato alla libertà di pensiero e di critica. Che va contro lo spirito stesso della nostra Carta fondamentale.
In che senso, precisamente?
Da un lato, non rispetta i valori cristiani costitutivi e determinanti dell’identità italiana, per i quali il sesso e la famiglia fondata sul matrimonio hanno carattere naturale, né quelli liberali, per i quali si tutelano i diritti individuali, primo fra tutti quello alla libertà d’opinione, che in questo caso sembra messo in discussione e affidato alla discrezionalità del magistrato.
Una motivazione, quindi, che non è strettamente legata alle posizioni della Chiesa.
Sono ragioni ispirate da una laicità che vede l’identità del Paese profondamente innervata dal cattolicesimo. Non si tratta di posizioni clericali, come qualcuno sostiene.
Ci si appella all’autorità europea, il Trattato di Amsterdam, e all’esperienza di altri Paesi.
Non mi paiono buoni argomenti. Il riferimento al Trattato di Amsterdam è improprio. E poi l’esperienza olandese, ad esempio, deve ulteriormente mettere in guardia: si tratta di un Paese che voleva dare ospitalità persino a un partito dei pedofili. Come dobbiamo considerare dunque la pedofilia: un reato o un orientamento sessuale, addirittura da difendere nelle aule di giustizia con una legge che vieta tutte le presunte discriminazioni?
Il governo ha annunciato modifiche alla Camera.
Non credo ve ne saranno. Come potrà poi il testo modificato tornare al Senato e avere i voti decisivi di Rifondazione, che ha imposto l’emendamento? Ripeto: è grave che il governo abbia concesso con leggerezza di aggiungere a un blando e insufficiente pacchetto-sicurezza quella norma. Probabilmente se ne sono sottovalutate le conseguenze, a meno che l’intero esecutivo sia connivente. ( A.Lav.)
© Copyright Avvenire, 8 dicembre 2007
Condivido: a mio avviso non ci sara' alcuna modifica. Alla Camera si fara' di tutto per approvare il testo licenziato dal Senato senza modifiche in modo che la norma non venga modificata.
E' gravissimo che il governo abbia permesso che un emendamento del genere finisse nel pacchetto sicurezza ma e' ancora piu' grave che i senatori cattolici siano caduti in trappola!
Raffaella
Mantovano «Intenti ideologici» DA ROMA
DANILO PAOLINI
La chiama «cosiddetta norma contro l’omofobia», perché la ritiene dettata da intenti ideologici, e sottolinea il pericolo di introdurre nel nostro ordinamento «un reato d’opinione».
Il giorno dopo il travagliato voto del Senato, Alfredo Mantovano (Alleanza nazionale), non ha smarrito la vis polemica che ne ha contraddistinto l’intervento in aula.
Una domanda tecnica: da giurista pensa che una norma del genere sia giustificata in un 'pacchetto sicurezza'?
È una domanda che andrebbe rivolta al governo e al presidente del Senato. Il primo si è espresso favorevolmente sull’emendamento presentato dai gruppi più a sinistra, mentre io avevo sollevato in commissione Affari costituzionali il problema dell’inammissibilità per estraneità della materia. Un’estraneità che però il presidente Marini non ha visto.
E il ministro Mastella, che oggi minaccia di far cadere il governo se non ci sarà lo stralcio di questa parte, ha presieduto la riunione del Consiglio dei ministri che ha varato il maxi-emendamento. Gli sarebbe bastato non firmarlo o dire allora quello che dice oggi...
Alla fine, comunque, il Senato ha votato 'sì'. Se il testo uscirà confermato dalla Camera sarà legge. Non c’è il rischio di introdurre un reato d’opinione?
Il rischio c’è tutto, perché già le disposizioni originarie della legge Mancino, su cui la nuova norma s’innesta, lasciano spazio a una certa discrezionalità. Ma nel caso specifico, il rinvio al Trattato di Amsterdam moltiplica le preoccupazioni: quando si stabilisce la punibilità delle discriminazioni «per sesso, etnia, razza» eccetera e poi si aggiunge «la tendenza sessuale» il discorso non quadra. Se infatti è già menzionato il «sesso», perché citare anche la «tendenza»? Evidentemente si vuol far passare qualcosa di più: dire, per esempio, che gli omosessuali non possono adottare bambini potrebbe essere considerato discriminatorio. Un reato d’opinione, appunto.
Perdoni la provocazione: voi che avete votato contro professate il diritto di perseguitare gli omosessuali?
Ci mancherebbe altro! Poniamo per assurdo che uno Stato arrivi a vietare agli omosessuali di salire sugli autobus: è chiaro che questa è una discriminazione odiosa. Ma qui parliamo di qualcosa di diverso. La Chiesa per esempio parla sempre di «persone omosessuali », espressione che da sola dice il profondo rispetto per la dignità di ciascuno.
Detto questo, ripeto: domani potrebbe essere considerato un reato affermare – come scriveva il cardinale Ratzinger nel ’92 – che non sia ingiusta discriminazione «tener conto della tendenza sessuale, per esempio, nella collocazione di bambini per adozione o affido, nell’assunzione di insegnanti o allenatori di atletica e nel servizio militare».
© Copyright Avvenire, 8 dicembre 2007
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7 commenti:
Per me, più che cadere in trappola, certi senatori si sono ben aggrappati alla poltrona!!!
Finalmente i cattolici hanno gettato la maschera. Evidentemente le discriminazioni sono sbagliate, ma solo quelle sul sesso, sulla razza, l’origine, sulla religione, e tutte le altre, tranne quelle sull’orientamento sessuale. Insomma, la libertà di omofobia deve essere garantita! E poi hanno il coraggio di dichiararsi tolleranti! Voglio vedere se avrete il coraggio di pubblicare questo commento!
E perche' non dovrebbe essere pubblicato?
Siamo contrari ai bavagli...
Disegno di Legge 1872. Conversione in legge del decreto-legge 1° novembre 2007, n. 181, recante disposizioni urgenti in materia di allontanamento dal territorio nazionale per esigenze di pubblica sicurezza.
Art. 1-bis
1. All'articolo 3 della legge 13 ottobre 1975, n. 654, e successive modificazioni, il comma 1, è sostituito dal seguente:
«1. salvo che il fatto costituisca piu' grave reato, anche ai fini dell'attuazione dell'articolo 4 della convenzione è punito:
a) con la reclusione fino a tre anni chiunque, incita a commettere o commette atti di discriminazione di cui all'articolo 13, n. 1 del trattato di Amsterdam;
b) con la reclusione da sei mesi a quattro anni chiunque, in qualsiasi modo incita a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per i motivi di cui alla lettera precedente.
Buona cosa è leggere i documenti direttamente. Questo è l'articolo di legge incriminato. Poi bisogna leggere la norma europea, quindi la dottrina della Chiesa di Roma, o viceversa, a piacere. Ho letto in più posti che l'articolo è formulato male, non so, non me ne intendo. Attenzione al verbo "incita", che è diverso dall'esprimere un'opinione. Capisco, però, il timore dei cattolici per le conseguenze di questo principio di non discriminazione. Ma non condivido.
Il verbo "incitare" potrebbe essere interpretato da chiunque con superficialita'. C'e' un certo "gusto" nell'attribuire alle esternazioni della Chiesa la "colpa" di cio' che accade. Non mi sorprenderebbe se qualche "zelante" cittadino e giudice confondesse "esprimere un'opinione" con "incitare".
In ogni caso i senatori che hanno scritto l'emendamento, forse per la fretta eccessiva di tentare la furbata, hanno sbagliato la formulazione del testo. Non avrebbero dovuto richiamare l'art. 13n. 1 del trattato di Amsterdam, ma l'articolo 2comma 7 secondo quanto riferito da Giovanna Casadio su Repubblica.
Ciao
L'anonima di prima sono io, Eloisa.
Nel frattempo mi sono informata. Sbagliato il riferimento al trattato di Amsterdam, ma la sostanza non cambia. Frettolosa e generica la formulazione del testo, questo è vero. Sono garantista, quindi spero che vengano portate tutte le modifiche necessarie. Nel frattempo non mi preoccupo di quell' "incita", per via della coscienza pulita, almeno in questo caso.
Ma non è penosa la vicenda della senatrice Binetti?
Perche' penosa? Ha fatto cio' che la coscienza le dettava rischiando anche l'espulsione dal neonato PD. Non si e' fidata delle promesse dei colleghi e questo, alla luce dell'esperienza, non è sbagliato :-)
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