25 febbraio 2008
Il rischio di una fede contaminata da elementi magici e terreni, sottolineata dal Papa nella parrocchia romana di Santa Maria Liberatrice (Radio V.)
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Il rischio di una fede contaminata da elementi magici e terreni, sottolineata dal Papa nella parrocchia romana di Santa Maria Liberatrice
Il rischio di ogni credente è quello di utilizzare Dio come se fosse al servizio dei propri desideri e progetti e di rendere fragile la fede, contaminandola con “elementi magici e meramente terreni”. E’ quanto Benedetto XVI ha detto nell’omelia pronunciata nella parrocchia romana di Santa Maria Liberatrice al Testaccio, dove ieri mattina si è recato in visita pastorale. Il servizio di Tiziana Campisi:
Succede spesso che l’uomo esiga “da Dio che venga incontro alle proprie attese ed esigenze”, che non si abbandoni “fiducioso nelle sue mani” e che nella prova “perda la fiducia in Lui”. E’ la riflessione che Benedetto XVI ha proposto ai fedeli invitandoli a meditare le Scritture della terza domenica di Quaresima dalle quali emerge un messaggio sempre vivo: “Dio ha sete della nostra fede e vuole che troviamo in Lui la fonte della nostra autentica felicità”. Ma per tutta risposta accade diversamente:
“Il rischio di ogni credente è quello di praticare una religiosità non autentica, di cercare la risposta alle attese più intime del cuore non in Dio, di utilizzare anzi Iddio come se fosse al servizio dei nostri desideri e progetti”.
E anziché conformarci “docilmente alla volontà divina”, ha proseguito il Papa, vorremmo che Dio “realizzasse i nostri disegni ed esaudisse ogni nostra attesa”:
“… in quante occasioni la nostra fede si manifesta fragile, la nostra fiducia debole, la nostra religiosità contaminata da elementi magici e meramente terreni”.
Benedetto XVI ha esortato a guardare al tempo quaresimale, come ad un invito a percorrere un itinerario di vera conversione, e prendendo spunto dall’episodio evangelico dell’incontro di Gesù con la Samaritana a Sicar ha aggiunto:
“Se c’è una sete fisica dell’acqua indispensabile per vivere su questa terra, vi è nell’uomo anche una sete spirituale che solo Dio può colmare … Una sete d’infinito che può essere saziata solamente dall’acqua che Gesù offre, l’acqua viva dello Spirito”.
Riscoprire l’importanza e il senso della vita cristiana, il vero desiderio di Dio che vive in noi: a questo, ha affermato il Santo Padre, deve portarci la meditazione del Vangelo in cui si legge “l’invito di Cristo a lasciarci coinvolgere dalla sua esigente proposta”, a fronte della quale vi è sempre l’amore misericordioso di Dio:
“Aprite sempre più il cuore ad una azione pastorale missionaria, che spinga ogni cristiano ad incontrare le persone - in particolare i giovani e le famiglie - là dove vivono, lavorano, trascorrono il tempo libero, per annunciare loro l'amore misericordioso di Dio”.
Con queste parole il Papa ha terminato la sua omelia rivolgendosi ai parrocchiani della chiesa di Santa Maria Liberatrice, esortandoli a portare avanti la loro “opera di evangelizzazione e di educazione umana e cristiana”, a cercare il volto di Gesù senza stancarsi. E alla fine della Messa Benedetto XVI ha incontrato alcuni rappresentanti della parrocchia che gli hanno anche dedicato una poesia in romanesco:
Willkommen Benedetto! E benedetto pe’ davero, perché er Signore T’ha scerto pe’ continuà a guidà er monno intero. De la Fede la dottrina vera ce insegni a vive ancora in questa nostra era, piena de dubbi e de perplessità che offuscheno un po’ queste verità. Tutto quello che dici l’apprezzamo e in qualche modo Te volemo dà ‘na mano. Vòi sapè allora che faremo? Tu guidece che noi Te seguiremo!
Il Papa ha sorriso e ha risposto così:
“Purtroppo non parlo romanesco … per me è bello essere salutato con questo vostro dialetto,perché si vede che sono parole che vengono dal cuore”.
Quindi Benedetto XVI ha voluto richiamare ancora una volta l’attenzione sulla figura della Samaritana che può apparire come una rappresentante dell’uomo moderno, come uno specchio della nostra vita di oggi e di tutti i suoi problemi, una donna “che fa un uso ampio della sua libertà”, che in realtà non è più libera, ma più vuota:
“… anche vediamo che in questa donna vive un grande desiderio di trovare la vera felicità, la vera allegria; c’è questa sete, così ella rimane inquieta … per me è anche commovente che questa donna che vive una vita apparentemente così superficiale, anche lontana da Dio, nel momento nel quale Cristo le parla, si vede che nella profondità del suo cuore c’è questa domanda: ‘C’è Dio? Chi è Dio? Possiamo adorarlo? Come possiamo farlo?’”.
“La vera libertà viene dall’incontro con la verità che è l’amore e la gioia”, ha concluso Benedetto XVI augurando ai fedeli di conoscere sempre più Cristo per poterlo annunciare con dinamismo.
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